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Aumento di pena: la Cassazione annulla senza rinvio

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio una sentenza della Corte di Appello che aveva ingiustificatamente aumentato la pena per due episodi di evasione in un caso di reato continuato. La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso basato sulla carenza di motivazione per l’aumento di pena, rideterminando direttamente la sanzione in misura più favorevole all’imputato, ribadendo al contempo che i motivi personali non escludono il dolo nel reato di evasione.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento di Pena per Reato Continuato: La Cassazione Annulla per Difetto di Motivazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 31764/2024, offre un importante chiarimento sui criteri di determinazione della pena in caso di reato continuato. La Suprema Corte ha annullato una decisione di appello che aveva disposto un aumento di pena per alcuni reati satellite senza fornire un’adeguata motivazione, procedendo direttamente a una nuova e più equa quantificazione della sanzione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato condannato per il reato di evasione dagli arresti domiciliari. In secondo grado, la Corte di Appello di Napoli, pur riconoscendo il vincolo della continuazione tra diversi episodi di evasione (alcuni dei quali già giudicati con sentenza definitiva), aveva rideterminato la pena complessiva.

Il ricorrente lamentava due vizi principali della sentenza d’appello:
1. La mancata considerazione della carenza di offensività e di dolo per un episodio di evasione, sostenendo di essersi allontanato con l’intento di farsi arrestare e tornare in carcere, non potendo più risiedere nell’abitazione indicata per gli arresti domiciliari.
2. L’illegittimità dell’aumento di pena applicato per due episodi di evasione, passati da quindici giorni di reclusione (come stabilito in primo grado) a due mesi ciascuno, senza alcuna motivazione che giustificasse tale inasprimento.

L’Aumento di Pena e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il primo motivo inammissibile e manifestamente infondato. Ha infatti ribadito un principio consolidato: il reato di evasione richiede unicamente il dolo generico, ovvero la consapevolezza e la volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione senza autorizzazione. Le motivazioni personali che spingono a tale condotta, come il desiderio di tornare in carcere, sono del tutto irrilevanti per la configurazione del reato.

Il secondo motivo, invece, è stato accolto. La Suprema Corte ha censurato la decisione della Corte territoriale per non aver giustificato l’aumento della pena per due episodi di evasione. I giudici di appello, pur mantenendo la qualificazione di tali episodi come reati satellite, avevano quasi quadruplicato la sanzione rispetto al primo grado senza spiegare le ragioni di tale inasprimento, specialmente a fronte di condotte del tutto simili tra loro.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel principio dell’obbligo di motivazione delle sentenze. I giudici ermellini hanno osservato come la Corte d’Appello, nel modificare la struttura del reato continuato e nel ricalcolare la pena, avesse aumentato la sanzione per i reati satellite in modo arbitrario. Sebbene la rideterminazione della pena per un episodio (precedentemente considerato il più grave e ora diventato satellite) fosse legittima, non lo era l’aumento ingiustificato per gli altri due fatti, la cui qualificazione giuridica non era mutata. Mancava, in sostanza, una concreta ragione che potesse giustificare una modifica in peius (peggiorativa) della pena stabilita dal giudice di primo grado per quegli specifici episodi.

Conclusioni

In accoglimento del secondo motivo di ricorso, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, avvalendosi del potere conferitole dall’art. 620, comma 1, lett. l), del codice di procedura penale. Poiché non erano necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Corte ha rideterminato direttamente la pena finale, confermando l’aumento di quindici giorni di reclusione per ciascuno dei due episodi di evasione, così come stabilito in primo grado. La sanzione complessiva è stata quindi fissata in tre mesi di reclusione. Questa pronuncia riafferma con forza il dovere del giudice di motivare in modo puntuale ogni sua decisione sanzionatoria, garantendo che l’applicazione della pena sia sempre espressione di un giudizio logico e non di un mero arbitrio.

I motivi personali possono giustificare il reato di evasione?
No. La Corte di Cassazione ribadisce che per la configurazione del reato di evasione è sufficiente il dolo generico, ossia la consapevolezza di allontanarsi dal luogo di detenzione senza autorizzazione. Le ragioni personali che spingono a tale gesto sono irrilevanti ai fini della responsabilità penale.

Una Corte d’Appello può aumentare una pena stabilita in primo grado per un reato satellite?
Sì, ma solo a condizione di fornire una motivazione specifica e concreta che giustifichi tale aumento di pena. Un inasprimento immotivato, soprattutto se la qualificazione giuridica del fatto resta la stessa, è considerato illegittimo.

Cosa significa “annullamento senza rinvio” in questo contesto?
Significa che la Corte di Cassazione, dopo aver annullato la sentenza d’appello, ha deciso di non rimandare il caso a un altro giudice, ma di risolvere la questione direttamente. Ciò è possibile quando la decisione non richiede nuovi accertamenti sui fatti e la Corte può applicare direttamente i corretti principi di diritto, come nel caso della rideterminazione di una pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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