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Aumento di pena: Cassazione annulla per errore di calcolo

Un soggetto condannato per un vasto traffico di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, un errore nel calcolo dell’aumento di pena per la continuazione dei reati. La Suprema Corte ha accolto questo specifico motivo, respingendo gli altri. La sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio limitatamente alla determinazione dell’aumento di pena, poiché quello applicato era superiore al criterio di un terzo della pena base indicato nella prima decisione, configurando un’erroneità del giudizio.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento di pena: la Cassazione annulla per errore di calcolo nella continuazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36952/2024, è intervenuta su un caso di traffico di stupefacenti, fornendo importanti chiarimenti sul calcolo dell’aumento di pena in caso di reato continuato. La decisione evidenzia come un errore nel determinare l’incremento sanzionatorio possa portare all’annullamento parziale della sentenza, anche quando altri motivi di ricorso vengono respinti. Questo principio garantisce la corretta applicazione dei criteri di commisurazione della pena stabiliti dalla legge.

I Fatti del Processo: Traffico di Stupefacenti e Condanna

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per plurimi reati legati al traffico di droga. Nello specifico, l’imputato era stato ritenuto colpevole della movimentazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, precisamente 32 kg di eroina e 450 grammi di cocaina, per un valore stimato di quasi 190.000 euro. Le corti di merito avevano confermato la sua colpevolezza, applicando una pena ritenuta congrua alla gravità dei fatti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. La violazione delle norme sul ‘concordato in appello’, lamentando che la Corte d’Appello avesse rigettato la proposta di patteggiamento senza concedere alle parti la possibilità di riformularla.
2. Un vizio di motivazione sulla determinazione della pena base, ritenuta sproporzionata.
3. Un errore di calcolo nell’aumento di pena applicato a titolo di continuazione tra i vari reati. Secondo la difesa, l’incremento era stato superiore a un terzo della pena base, contrariamente a quanto indicato come criterio nella sentenza di primo grado.

La Decisione della Corte sull’Aumento di Pena

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i tre motivi. Ha dichiarato inammissibili i primi due, ritenendo che la Corte d’Appello avesse correttamente giustificato sia il rigetto della proposta di concordato (data la gravità dei fatti e i precedenti specifici dell’imputato), sia la determinazione della pena base.

Tuttavia, la Corte ha ritenuto fondato il terzo motivo. Ha riscontrato che la Corte d’Appello, nel confermare la condanna, aveva applicato un aumento di pena per la continuazione (pari a 3 anni e 4 mesi di reclusione) che superava il limite di un terzo della pena base, criterio invece menzionato nella prima sentenza. Questa discrepanza è stata qualificata come un’erroneità del giudizio.

le motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio di coerenza e legalità nella commisurazione della pena. Sebbene il giudice di merito goda di discrezionalità, questa deve essere esercitata nel rispetto dei criteri di legge e delle indicazioni fornite nelle precedenti fasi del giudizio. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva confermato un aumento di pena che non solo era difforme dal criterio indicato in primo grado (un terzo della pena base), ma lo superava palesemente. Questo errore di calcolo ha reso la motivazione sulla congruità della pena complessiva recessiva e ha viziato la decisione su quel punto specifico. La Corte ha quindi stabilito che, essendo l’errore palese, la sentenza doveva essere annullata limitatamente a tale aspetto, travolgendo anche la precedente indicazione sui singoli aumenti.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Venezia. Il nuovo giudizio dovrà limitarsi a rideterminare l’aumento di pena a titolo di continuazione, applicando correttamente i criteri legali. La sentenza conferma che il controllo di legittimità della Cassazione, pur non entrando nel merito della quantificazione della pena, è fondamentale per garantire che il calcolo sia esente da errori e logicamente coerente con i principi stabiliti nel corso del processo. Il resto del ricorso è stato rigettato, confermando quindi la colpevolezza dell’imputato e la congruità della pena base.

Quando è possibile annullare una sentenza per un errato aumento di pena?
Una sentenza può essere annullata quando la Corte di Cassazione rileva un’erroneità nel giudizio di determinazione dell’aumento di pena per la continuazione, come nel caso in cui l’incremento applicato sia difforme e superiore rispetto al criterio (es. un terzo della pena base) indicato nella decisione di primo grado, rendendo illogica la motivazione sulla congruità della pena complessiva.

Il giudice d’appello è obbligato a concedere tempo per una nuova proposta di concordato se rigetta la prima?
No. Secondo la sentenza, non sussiste alcun obbligo per il giudice di rimettere le parti in termini per una nuova proposta di concordato, specialmente se l’appellante, dopo il rigetto, ha concluso anche nel merito, riportandosi ai motivi di gravame. Tale comportamento equivale a una rinuncia implicita alla proposizione di un nuovo accordo.

Quali elementi considera il giudice per valutare la congruità di una pena per traffico di stupefacenti?
Il giudice valuta diversi elementi, tra cui: la notevole entità e la tipologia dello stupefacente (in questo caso ‘pesante’ come eroina e cocaina), l’elevatissimo valore di mercato, il livello di inserimento dell’imputato nel traffico illecito e il suo profilo soggettivo, come la presenza di precedenti penali specifici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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