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Aumenti di pena per continuazione: la motivazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che lamentava una motivazione insufficiente riguardo gli aumenti di pena per continuazione. La Corte ha chiarito che, per aumenti modesti e non distanti dal minimo legale, è sufficiente un richiamo ai criteri generali di adeguatezza e congruità previsti dalla legge, senza la necessità di una motivazione dettagliata per ogni reato satellite.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumenti di pena per continuazione: Quando la Motivazione è Valida?

L’istituto della continuazione nel diritto penale permette di unificare, ai fini sanzionatori, più reati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. La pena finale viene calcolata partendo da quella per il reato più grave, aumentata per ciascuno dei reati ‘satellite’. Ma come deve essere motivata questa maggiorazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sull’onere motivazionale del giudice, distinguendo tra aumenti di pena per continuazione modesti e significativi. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, dopo aver ottenuto dal giudice dell’esecuzione il riconoscimento del vincolo della continuazione tra tre diverse sentenze di condanna, vedeva la propria pena complessiva rideterminata in ventitré anni di reclusione. Insoddisfatto, proponeva ricorso per cassazione tramite il suo difensore, lamentando la carenza o l’apparenza della motivazione riguardo alla quantificazione degli aumenti di pena per i reati satellite. A suo avviso, la generica formula utilizzata dal giudice – “in considerazione della gravità e del numero di reati concorrenti” – non era sufficiente a spiegare le ragioni della dosimetria applicata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in quanto manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, il giudice dell’esecuzione aveva correttamente adempiuto al proprio obbligo motivazionale. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, che modula l’onere di motivazione in base all’entità dell’aumento di pena applicato.

Le motivazioni: i principi sugli aumenti di pena per continuazione

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione operata dalla Corte. L’obbligo motivazionale del giudice è correttamente assolto con un semplice richiamo ai criteri generali di adeguatezza e congruità (art. 133 c.p.) in due specifiche circostanze:

1. Quando l’aumento di pena per i reati satellite non si discosta in modo sensibile o significativo dal minimo previsto dall’art. 81, primo comma, del codice penale.
2. Quando l’aumento è comunque molto ridotto rispetto alla pena originariamente inflitta dal giudice della cognizione per quello stesso reato.

Nel caso di specie, gli aumenti disposti (un anno per porto illegale d’armi, sei mesi per danneggiamento aggravato, due anni per un altro porto d’armi e sei mesi per lesioni e spari in luogo abitato) sono stati ritenuti dalla Corte non solo partitamente indicati, ma anche non significativamente distanti dal minimo applicabile e notevolmente inferiori alle pene originarie. Di conseguenza, il generico riferimento alla gravità e al numero dei reati è stato giudicato sufficiente.

Al contrario, un onere motivazionale più stringente e specifico è richiesto solo quando l’aumento di pena si allontana notevolmente dal minimo edittale, avvicinandosi alla pena che era stata determinata nel precedente giudizio. In tale scenario, il giudice deve indicare le specifiche ragioni, sempre basate sui parametri dell’art. 133 c.p., che giustificano una sanzione così severa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio di economia processuale e di proporzionalità nell’obbligo di motivazione. Per gli avvocati e i loro assistiti, significa che un ricorso basato sulla presunta carenza di motivazione degli aumenti di pena per continuazione ha scarse possibilità di successo se tali aumenti sono contenuti e lontani dai massimi edittali. La strategia difensiva deve, quindi, concentrarsi su casi in cui l’aumento è palesemente sproporzionato o si avvicina alla pena originaria, situazioni in cui il giudice è tenuto a fornire una giustificazione analitica e puntuale della sua decisione.

Quando un giudice deve motivare in modo dettagliato l’aumento di pena per i reati in continuazione?
Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione dettagliata e specifica è necessaria quando l’aumento per i reati satellite si discosta in modo significativo dal minimo legale ed è prossimo alla pena originariamente inflitta dal giudice della cognizione per quel reato.

È sufficiente un riferimento generico ai criteri dell’art. 133 c.p. per giustificare l’aumento di pena?
Sì, un riferimento ai criteri generali di adeguatezza e congruità è considerato sufficiente quando l’aumento di pena non si discosta in modo sensibile dal minimo applicabile ed è contenuto rispetto alla pena determinata nel giudizio di cognizione.

Cosa si intende per aumento di pena ‘modesto’ o ‘non significativo’ nel contesto della continuazione?
Si intende un aumento che non si allontana notevolmente dal minimo legale stabilito per l’aumento in continuazione e che risulta molto ridotto rispetto alla pena che era stata inflitta per lo stesso reato prima del riconoscimento del vincolo della continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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