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Atto arbitrario: quando la reazione è giustificata?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per aver reagito contro le forze dell’ordine. La Corte ha chiarito la fondamentale distinzione tra un semplice atto illegittimo e un vero e proprio atto arbitrario del pubblico ufficiale, unico caso che può giustificare la reazione del privato. Poiché l’operato degli agenti non presentava i caratteri dell’arbitrarietà, ma rientrava in un legittimo intervento in un contesto complesso, il ricorso è stato respinto con condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto arbitrario: la Cassazione traccia i confini della reazione legittima

Quando è possibile reagire a un’azione di un pubblico ufficiale senza commettere reato? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a fare chiarezza su un tema delicato: la distinzione tra atto arbitrario e atto meramente illegittimo. Comprendere questa differenza è fondamentale per capire i limiti del diritto di reazione del cittadino di fronte all’autorità. L’ordinanza in esame analizza il caso di un individuo che aveva giustificato la propria reazione violenta sostenendo l’arbitrarietà dell’intervento delle forze dell’ordine.

I Fatti del Caso: Una Reazione Contestata

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo condannato nei primi due gradi di giudizio. L’imputato sosteneva che la sua reazione nei confronti degli agenti di Polizia fosse legittima, in quanto provocata da un loro presunto atto arbitrario, invocando la causa di giustificazione prevista dall’articolo 393-bis del codice penale. L’episodio si era verificato nel contesto di una complessa operazione di polizia che coinvolgeva un numeroso gruppo di persone considerate violente, durante la quale si era reso necessario l’uso di mezzi di contenzione come le manette.

La Decisione della Corte di Cassazione: il confine dell’atto arbitrario

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella netta distinzione tra due concetti che il ricorrente aveva erroneamente sovrapposto: l’atto illegittimo e l’atto arbitrario.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato: non è sufficiente che l’atto del pubblico ufficiale sia semplicemente illegittimo per giustificare la reazione del privato. Perché si configuri l’arbitrarietà, è necessario qualcosa di più.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che un atto arbitrario si verifica quando il pubblico ufficiale:
1. Eccede dai suoi poteri con la piena consapevolezza di farlo, perseguendo uno scopo estraneo alle sue funzioni istituzionali.
2. Utilizza mezzi non consentiti dall’ordinamento giuridico.
3. Si avvale del suo potere in modo aggressivo, vessatorio o semplicemente sconveniente e non consono alle regole della normale convivenza civile.

Nel caso specifico, l’operato degli agenti è stato ritenuto del tutto legittimo. L’intervento si svolgeva in un contesto operativo difficile, che giustificava l’adozione di misure di contenimento, come l’ammanettamento, per gestire un gruppo di persone potenzialmente pericolose. L’azione della Polizia, quindi, non era finalizzata a uno scopo estraneo né era stata condotta con modalità vessatorie. Era, al contrario, un’azione proporzionata alla situazione. La reazione dell’imputato, pertanto, non poteva trovare giustificazione nella scriminante dell’art. 393-bis c.p., poiché mancava il presupposto essenziale: l’arbitrarietà della condotta del pubblico ufficiale.

Conclusioni

L’ordinanza riafferma un principio fondamentale per l’equilibrio tra autorità e libertà individuale. La reazione del cittadino è tutelata solo di fronte a palesi abusi di potere, caratterizzati da un’intenzione prevaricatrice o da modalità ingiustificatamente aggressive da parte del pubblico ufficiale. Un semplice errore o una violazione di legge non qualificata da questi elementi (un atto meramente illegittimo) non legittima l’uso della forza o della resistenza da parte del privato. La Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, a conferma della manifesta infondatezza delle sue argomentazioni.

Quando è giustificata la reazione di un cittadino a un atto di un pubblico ufficiale?
La reazione è giustificata solo quando l’atto del pubblico ufficiale è ‘arbitrario’, cioè quando l’agente eccede consapevolmente dai suoi poteri per scopi personali o estranei alla sua funzione, oppure usa modalità aggressive e vessatorie. Non è sufficiente che l’atto sia semplicemente ‘illegittimo’.

Qual è la differenza tra atto arbitrario e atto illegittimo?
Un atto illegittimo è qualsiasi atto che viola una norma di legge. Un atto arbitrario è una forma più grave di illegittimità, che implica un abuso di potere consapevole, finalizzato a scopi estranei al servizio o attuato con metodi aggressivi e non consoni alla civile convivenza.

L’uso delle manette da parte della polizia è considerato un atto arbitrario?
No, non necessariamente. Secondo questa ordinanza, l’uso di mezzi di contenzione come le manette può essere un’azione legittima e necessaria in contesti operativi complessi e pericolosi, per garantire la sicurezza e gestire persone violente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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