Atto Arbitrario del Pubblico Ufficiale: Quando la Reazione è Giustificata? L’Analisi della Cassazione
La linea di confine tra un atto illegittimo di un pubblico ufficiale e un vero e proprio sopruso è spesso sottile, ma giuridicamente fondamentale. Comprendere questa distinzione è cruciale per sapere quando la reazione di un cittadino può essere considerata legittima. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 19693 del 2024) fa luce proprio su questo tema, chiarendo i limiti del ricorso e la definizione di atto arbitrario del pubblico ufficiale.
I Fatti del Caso
La vicenda giudiziaria nasce dal ricorso presentato da un cittadino avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari. Il ricorrente sosteneva, in sostanza, di aver agito in reazione a un comportamento dei vigili urbani che riteneva ingiusto e arbitrario. La sua difesa si basava sulla causa di giustificazione prevista dall’articolo 393-bis del codice penale, che esclude la punibilità per chi reagisce a un atto arbitrario di un pubblico ufficiale. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto questa tesi, ritenendo corretto l’operato degli agenti.
La Decisione della Corte di Cassazione e l’Atto Arbitrario del Pubblico Ufficiale
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito della vicenda, ovvero non ha stabilito se i vigili avessero ragione o torto nel caso specifico. Piuttosto, ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ripresentare le prove o ridiscutere i fatti. Il suo compito è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze precedenti.
Nel caso in esame, i giudici di legittimità hanno ritenuto che le argomentazioni del ricorrente mirassero proprio a una nuova valutazione del materiale probatorio, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Poiché la motivazione della Corte territoriale è stata giudicata congrua, adeguata e priva di vizi logici, il ricorso non poteva essere accolto.
Le Motivazioni della Sentenza
La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi chiari.
Il primo riguarda i limiti del giudizio di legittimità. La ricostruzione dei fatti, l’interpretazione delle testimonianze e l’apprezzamento delle prove sono attività precluse alla Cassazione. Il ricorso è stato respinto perché le doglianze sollevate investivano proprio questi profili, che erano già stati ampiamente e logicamente trattati dalla Corte d’Appello di Bari.
Il secondo, e più rilevante dal punto di vista giuridico, è la distinzione tra “atto illegittimo” e “atto arbitrario”. La Corte ha sottolineato come i giudici d’appello avessero correttamente evidenziato la differenza. Un atto può essere illegittimo (ad esempio, una multa con un vizio di forma), ma non per questo è automaticamente arbitrario. L’atto arbitrario del pubblico ufficiale, che può giustificare la reazione del cittadino, presuppone qualcosa di più: un abuso di potere, un’intenzione vessatoria, una palese violazione dei doveri di correttezza e imparzialità. Nel caso di specie, l’operato dei vigili urbani è stato ritenuto corretto e non arbitrario, facendo così cadere il presupposto per l’applicazione della causa di giustificazione.
Infine, la Corte ha tratto le conseguenze procedurali dall’inammissibilità del ricorso. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende, ritenuta equa in ragione delle questioni sollevate.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce che il ricorso in Cassazione non è uno strumento per tentare di ottenere una terza valutazione dei fatti; è necessario basarsi su vizi di legittimità chiari e specifici. In secondo luogo, e soprattutto, serve da monito per i cittadini: non ogni presunta ingiustizia subita da parte di un pubblico ufficiale legittima una reazione. La legge tutela il cittadino solo di fronte a veri e propri atti di sopruso e prevaricazione, non di fronte a provvedimenti che si ritengono semplicemente sbagliati o ingiusti. Per contestare questi ultimi, l’ordinamento prevede strumenti specifici, come il ricorso al Giudice di Pace o al TAR, che rappresentano la via corretta da seguire.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare come sono andati i fatti in un processo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la ricostruzione e la valutazione dei fatti e del materiale probatorio sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (come la Corte d’Appello). Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per vizi di legittimità, non per un nuovo esame del merito.
Qualsiasi atto illegittimo di un pubblico ufficiale giustifica la reazione del cittadino?
No. La Corte ha confermato la distinzione tra un “atto illegittimo” e un “atto arbitrario”. Solo un atto arbitrario, caratterizzato da abuso di potere o prevaricazione, può costituire una causa di giustificazione per la reazione del cittadino ai sensi dell’art. 393-bis cod. pen. Un semplice errore o un atto contestabile non è sufficiente.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19693 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19693 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 12/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a BARI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 17/05/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto che le deduzioni sviluppate nel ricorso concernendo la ricostruzione e la valutazion del fatto, nonché l’apprezzamento del materiale probatorio, investono profili del giudi rimessi alla esclusiva competenza della Corte di appello di Bari, che ha fornito una congrua adeguata motivazione, esente da vizi logici, perché basata su corretti criteri di infere espressi in un ragionamento fondato su condivisibili massime di esperienza e convergente con quello del Tribunale;
ritenuto in merito alla questione della causa di giustificazione di cui all’art. 393-bis co che la Corte di appello abbia correttamente evidenziato la differenza tra a arbitrario del pubblico ufficiale e atto illegittimo, fornendo una motivazione del tutto co alle risultanze istruttorie in merito alle corrette modalità dell’operato dei vigili urbani;
ritenuto che dall’inammissibilità del ricorso deriva ex art. 616 c.p.p. la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende che, in ragione delle questioni dedotte, si stima equo determinare in euro 3000,00.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processual e della somma di euro 3000,00 in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 12 aprile 2024 Il Co f liere estensore
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