LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Attenuanti generiche: quando non vengono concesse

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati di droga, al quale non erano state concesse le attenuanti generiche. La Corte ribadisce che, dopo la riforma del 2008, la sola assenza di precedenti penali non è più sufficiente. Per ottenere la riduzione di pena sono necessari elementi positivi, come il pentimento, la cui assenza, unita a fattori negativi (quantità della droga, modalità del trasporto), giustifica pienamente la decisione del giudice di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Spiega Perché Non Basta l’Assenza di Precedenti

Introduzione

Il nostro ordinamento giuridico prevede la possibilità per il giudice di ridurre la pena attraverso il riconoscimento delle cosiddette attenuanti generiche. Tuttavia, la loro concessione non è automatica né un diritto dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 18692/2024) offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione, sottolineando come la sola assenza di precedenti penali sia ormai un argomento insufficiente. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

Il Caso in Esame

La vicenda riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello alla pena di un anno e otto mesi di reclusione e 4.000 euro di multa per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 4, D.P.R. 309/1990). L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un unico vizio di motivazione: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente giustificato la decisione di negare il beneficio della riduzione di pena.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle attenuanti generiche

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione conferma la linea interpretativa seguita dai giudici di primo e secondo grado, ritenendo la loro motivazione corretta e immune da vizi. La Corte, nel respingere le argomentazioni della difesa, ha colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di concessione delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha articolato la sua decisione su alcuni punti fondamentali.

L’Insufficienza della Sola Incensuratezza

Il primo e più importante aspetto riguarda il valore da attribuire allo stato di incensuratezza dell’imputato. I giudici hanno evidenziato che, a seguito della riforma dell’art. 62-bis c.p. (operata con il d.l. n. 92/2008, convertito in legge n. 125/2008), la semplice assenza di precedenti penali non è più un elemento sufficiente per giustificare la concessione delle attenuanti. Per ottenere il beneficio, è necessario che emergano elementi o circostanze di segno positivo, che devono essere concretamente provati e valutati dal giudice.

La Necessità di Elementi Positivi e l’Assenza di Resipiscenza

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato come i giudici di merito avessero correttamente rilevato l’assenza totale di elementi positivamente valutabili. In particolare, l’imputato non aveva manifestato alcun segnale di resipiscenza, ovvero di pentimento e consapevolezza del disvalore della propria condotta. La mancanza di un percorso di revisione critica del proprio operato è stata considerata un fattore determinante.

La Valutazione degli Elementi Negativi

Oltre all’assenza di fattori positivi, la sentenza impugnata aveva messo in luce diversi elementi negativi che giustificavano ampiamente il diniego delle attenuanti. Tra questi:

– Il considerevole quantitativo di sostanza stupefacente detenuta.
– Le specifiche modalità di trasporto della sostanza.
– Il tentativo di nascondere l’attività illecita di spaccio.

Questi fattori, considerati nel loro insieme, delineano una condotta di una certa gravità, che mal si concilia con una valutazione benevola da parte del giudice.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma di un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. La concessione delle attenuanti generiche è un potere discrezionale del giudice, che deve essere esercitato sulla base di una valutazione complessiva della personalità dell’imputato e dei fatti. Non si tratta di un automatismo legato alla fedina penale pulita. Al contrario, l’imputato che aspira a tale beneficio deve, direttamente o indirettamente, fornire al giudice elementi positivi di valutazione. In assenza di questi e in presenza di elementi negativi, il diniego è non solo legittimo, ma doveroso. La decisione ribadisce che la pena deve essere sempre adeguata alla gravità del reato e alla personalità del reo, e le attenuanti rappresentano uno strumento per personalizzare tale valutazione, non per annacquarla.

È sufficiente non avere precedenti penali per ottenere le attenuanti generiche?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che, a seguito della riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è più sufficiente. È necessaria la presenza di elementi o circostanze di segno positivo.

Cosa può motivare un giudice a negare le attenuanti generiche?
Il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi sull’assenza di elementi positivamente valutabili in favore dell’imputato, come la mancata manifestazione di resipiscenza (pentimento), e sulla presenza di elementi di negativa valutazione, come il quantitativo di sostanza stupefacente, le modalità di trasporto e il tentativo di celare l’attività illecita.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la legge (art. 616 cod. proc. pen.) prevede che il ricorrente sia condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, equitativamente fissata dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati