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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

Un soggetto, condannato per reati legati agli stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione contestando il trattamento sanzionatorio, in particolare la mancata concessione delle attenuanti generiche e del lavoro di pubblica utilità. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sostenendo che le argomentazioni del ricorrente non si confrontavano adeguatamente con le motivazioni della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva negato le attenuanti per l’assenza di elementi positivi e per la gravità oggettiva dei fatti, e aveva escluso il lavoro di pubblica utilità a causa della ‘ingravescente inclinazione a delinquere’ del soggetto.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Conferma il ‘No’ in Assenza di Elementi Positivi

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta un momento cruciale nella determinazione della pena, offrendo al giudice la discrezionalità di adeguarla alla specificità del caso concreto. Tuttavia, questa discrezionalità non è illimitata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i paletti entro cui deve muoversi sia la richiesta della difesa sia la valutazione del giudice, dichiarando inammissibile un ricorso che non affrontava in modo specifico le ragioni del diniego espresse dalla corte di merito.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, commi 1 e 4, d.P.R. 309/1990). La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello, lamentando un trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivamente severo. In particolare, il ricorso si concentrava su due punti: la mancata concessione delle attenuanti generiche (ex art. 62-bis c.p.) e il diniego della sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità.

I Motivi del Ricorso e le Richieste dell’Imputato

Il ricorrente sosteneva che la Corte territoriale avesse errato nel negargli il beneficio delle attenuanti generiche. A suo avviso, la motivazione fornita dai giudici di secondo grado era carente, poiché non erano emersi elementi positivi sufficienti a giustificare una riduzione della pena. Inoltre, il ricorso contestava la decisione di non applicare il lavoro di pubblica utilità, una misura alternativa alla detenzione che avrebbe potuto mitigare l’impatto della condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha ritenuti manifestamente infondati, dichiarando l’appello inammissibile. Questa decisione ha comportato la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché le attenuanti generiche sono state negate

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’analisi delle motivazioni. I giudici hanno sottolineato che il ricorso non si è confrontato efficacemente con l’argomentazione puntuale fornita dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva giustificato il diniego delle attenuanti generiche sulla base di due elementi chiari:

1. Assenza di elementi positivi: La Corte territoriale aveva specificato che non erano emersi fatti o circostanze favorevoli all’imputato che potessero giustificare un trattamento sanzionatorio più mite.
2. Oggettiva gravità dei fatti: La natura e le modalità del reato commesso erano state ritenute di per sé gravi, un fattore che il giudice deve considerare nella valutazione complessiva.

Per quanto riguarda il diniego del lavoro di pubblica utilità, la Cassazione ha avallato la motivazione della Corte d’Appello, che aveva evidenziato una “ingravescente, anziché frenata, inclinazione a delinquere” da parte del condannato. Tale profilo di personalità è stato ritenuto incompatibile con la concessione di una misura alternativa che presuppone un percorso di risocializzazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, un ricorso in Cassazione non può limitarsi a una generica contestazione della pena, ma deve attaccare specificamente e logicamente le argomentazioni della sentenza impugnata. In secondo luogo, per ottenere il riconoscimento delle attenuanti generiche, è onere della difesa presentare elementi concreti e positivi sulla condotta dell’imputato (processuale ed extra-processuale) che possano convincere il giudice a concedere una riduzione di pena. La sola assenza di elementi negativi non è, di per sé, sufficiente a giustificare l’applicazione di questo importante beneficio di legge.

Perché la Corte ha rifiutato di concedere le attenuanti generiche?
La Corte ha negato le attenuanti generiche perché non sono emersi elementi positivi a favore del ricorrente che potessero giustificare una pena più mite. Inoltre, la decisione è stata supportata dalla considerazione dell’oggettiva gravità dei fatti contestati.

Per quale motivo è stata negata l’applicazione del lavoro di pubblica utilità?
Il lavoro di pubblica utilità è stato negato perché la Corte ha riscontrato nel soggetto una ‘ingravescente, anziché frenata, inclinazione a delinquere’, ritenendo tale profilo incompatibile con i presupposti per la praticabilità di questa sanzione alternativa.

Qual è stato l’esito finale del ricorso e quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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