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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati. Per uno, viene confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei precedenti penali. Per l’altro, si ribadisce che le aggravanti della rapina si estendono anche al ‘palo’ e che un danno di 690 euro non costituisce lieve entità.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Il riconoscimento delle attenuanti generiche rappresenta uno dei momenti più delicati nel processo di determinazione della pena. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sui criteri di valutazione e sui limiti dell’impugnazione in tale materia, dichiarando inammissibili i ricorsi di due imputati e confermando la linea di rigore della giurisprudenza.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dai ricorsi presentati da due individui condannati dalla Corte d’Appello. Il primo ricorrente lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’eccessività della pena, sostenendo una propria condotta collaborativa. Il secondo, invece, contestava la sussistenza di due aggravanti (uso dell’arma e travisamento) e il diniego dell’attenuante del danno patrimoniale di lieve entità in relazione a una rapina in cui aveva svolto il ruolo di “palo”. Entrambi i ricorsi sono stati ritenuti manifestamente infondati dalla Suprema Corte.

La Decisione della Corte sulle attenuanti generiche e le aggravanti

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, definendoli inammissibili. Per quanto riguarda il primo imputato, i giudici hanno sottolineato come la decisione di negare le attenuanti generiche fosse adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello. La valutazione si basava su elementi concreti, come i precedenti penali specifici dell’imputato, indicativi di una spiccata “capacità a delinquere”, e l’assenza di una reale condotta collaborativa. La Cassazione ha ribadito che la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria.

Relativamente al secondo ricorrente, la Corte ha smontato le sue doglianze punto per punto:

1. Aggravanti: È stato chiarito che le aggravanti di natura oggettiva, come l’uso dell’arma, si estendono a tutti i concorrenti nel reato, compreso chi svolge una funzione di supporto come il “palo”.
2. Danno di lieve entità: L’attenuante del danno patrimoniale lieve (art. 62 n. 4 c.p.) è stata correttamente negata. La somma sottratta, pari a 690,00 euro, è stata giudicata di “apprezzabile entità” e non di “rilevanza minima o quasi trascurabile”, come richiesto dalla norma.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione si fonda su principi consolidati del diritto penale. In primo luogo, la valutazione delle attenuanti generiche rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Quest’ultimo deve basare il suo giudizio sugli indici dell’art. 133 del codice penale, e non è tenuto a un’analisi analitica di ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, essendo sufficiente che indichi quelli ritenuti decisivi. Nel caso specifico, i precedenti penali sono stati considerati un elemento preponderante e sufficiente a giustificare il diniego.

In secondo luogo, viene riaffermato il principio dell’imputazione delle circostanze aggravanti nel concorso di persone nel reato. Ai sensi dell’art. 59, comma secondo, del codice penale, le circostanze oggettive che aggravano la pena sono valutate a carico dell’imputato anche se da lui non conosciute, purché non ignorate per colpa. In una rapina, è palesemente prevedibile l’uso di armi e travisamento, rendendo il “palo” corresponsabile.

Infine, la nozione di “danno lieve” è stata interpretata in senso restrittivo: deve trattarsi di un pregiudizio economico quasi irrilevante, valutazione che spetta al giudice di merito e che, se logicamente motivata, non può essere messa in discussione in Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma il ruolo della Corte di Cassazione come giudice di legittimità e non di merito. I ricorsi che mirano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, già ampiamente esaminati nei gradi precedenti, sono destinati all’inammissibilità. La decisione rafforza la discrezionalità dei giudici di merito nella commisurazione della pena e nell’applicazione delle attenuanti generiche, purché le loro motivazioni siano coerenti e ancorate a dati fattuali concreti. Per gli imputati, ciò significa che l’appello alla Suprema Corte deve basarsi su reali violazioni di legge o vizi logici manifesti, e non su una mera speranza di riconsiderazione del caso.

Quando un giudice può negare le attenuanti generiche?
Un giudice può negarle quando, sulla base degli elementi indicati nell’art. 133 del codice penale (come i precedenti penali, la capacità a delinquere e la condotta processuale), ritiene che la loro concessione non sia giustificata. Se la motivazione è logica e non contraddittoria, tale decisione è insindacabile in Cassazione.

Chi partecipa a una rapina come “palo” risponde dell’aggravante dell’uso dell’arma?
Sì. Secondo la Corte, le aggravanti di natura oggettiva, come l’uso di un’arma, si applicano a tutti coloro che concorrono al reato, incluso chi ha un ruolo di supporto come il “palo”, in quanto tali circostanze erano da lui conoscibili o non ignorate per colpa.

Un danno di 690 euro è considerato di “lieve entità” per ottenere un’attenuante?
No. Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che una somma di 690 euro rappresenta un’entità “apprezzabile” e non un danno “minimo o quasi trascurabile”. Di conseguenza, ha confermato la decisione del giudice di merito di non concedere l’attenuante del danno patrimoniale di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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