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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

Un imputato, condannato per un reato di lieve entità in materia di stupefacenti, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’eccessiva severità della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: la valutazione delle attenuanti generiche e la quantificazione della pena sono attività discrezionali del giudice di merito, non sindacabili in sede di legittimità se la motivazione fornita è logica e coerente, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini invalicabili del giudizio di legittimità in materia di concessione delle attenuanti generiche e di determinazione della pena. La pronuncia sottolinea come tali valutazioni rientrino nella piena discrezionalità del giudice di merito e non possano essere oggetto di un nuovo esame in Cassazione, a meno di vizi macroscopici nella motivazione. Analizziamo insieme la vicenda processuale e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I fatti del processo

La vicenda trae origine da una condanna per un reato di lieve entità previsto dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990). La sentenza, emessa dal Tribunale di Foggia, era stata integralmente confermata dalla Corte di Appello di Bari, che aveva condannato l’imputato a una pena di un anno, un mese e dieci giorni di reclusione, oltre a una multa.

L’imputato, ritenendo la decisione ingiusta, ha proposto ricorso per cassazione attraverso il proprio difensore, affidandosi a un unico motivo di doglianza.

Il ricorso in Cassazione: diniego delle attenuanti generiche e pena eccessiva

Il nucleo del ricorso si concentrava su due aspetti strettamente collegati: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (previste dall’art. 62-bis del codice penale) e l’eccessiva entità del trattamento sanzionatorio applicato.

In sostanza, la difesa lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione da parte della Corte di Appello, che non avrebbe adeguatamente considerato elementi favorevoli all’imputato per diminuire la pena attraverso la concessione delle citate attenuanti.

La decisione della Corte di Cassazione: i limiti del giudizio di legittimità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando i motivi proposti non deducibili in sede di legittimità. La decisione si fonda su principi consolidati nella giurisprudenza della Cassazione.

La valutazione delle attenuanti come giudizio di merito

Il Collegio ha chiarito che la valutazione circa la concessione o il diniego delle attenuanti generiche costituisce un tipico giudizio di merito, riservato al giudice che analizza i fatti (primo e secondo grado). La Corte di Cassazione, quale giudice di legittimità, non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti. Il suo controllo è limitato a verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia esente da vizi logici o contraddizioni evidenti.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva fornito una motivazione coerente e priva di vizi per negare il beneficio, rendendo la sua decisione insindacabile in questa sede.

La determinazione della pena

Un discorso analogo è stato fatto per la lamentela relativa all’eccessività della pena. La Corte ha ribadito che la quantificazione della sanzione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, che la determina basandosi sui criteri indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo).

Una motivazione specifica e dettagliata su come questi criteri sono stati applicati è richiesta solo in casi eccezionali, ovvero quando la pena inflitta è prossima al massimo edittale o comunque significativamente superiore alla media. Quando, come in questo caso, la pena si attesta su valori medi o vicini al minimo, la scelta del giudice è considerata implicitamente motivata e non è soggetta a censure di legittimità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti e le valutazioni discrezionali. Il suo scopo è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Pertanto, le scelte del giudice di appello sul riconoscimento delle attenuanti e sulla misura della pena, se supportate da una motivazione logica e non palesemente erronea, non possono essere messe in discussione. L’inammissibilità del ricorso è la conseguenza diretta della proposizione di motivi che esulano dall’ambito del sindacato di legittimità.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma che per ottenere una revisione della pena o il riconoscimento delle attenuanti in Cassazione non è sufficiente lamentare un presunto trattamento severo. È necessario, invece, dimostrare un vero e proprio errore di diritto o un vizio di motivazione macroscopico, come una totale assenza di giustificazione o una palese illogicità nel ragionamento del giudice. In assenza di tali vizi, il ricorso che si limita a sollecitare una diversa valutazione di merito è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare in Cassazione il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche?
No, a meno che la motivazione del giudice di merito sia completamente assente, manifestamente illogica o contraddittoria. La valutazione sull’opportunità di concedere le attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato ai giudici di primo e secondo grado.

Quando il giudice è obbligato a motivare in modo dettagliato la quantità della pena inflitta?
Secondo la Corte, una motivazione specifica e dettagliata è richiesta solo quando la pena si avvicina al massimo previsto dalla legge o è comunque superiore alla media. Per pene vicine al minimo o medie, la scelta del giudice è ritenuta insindacabile se implicitamente basata sui criteri di legge.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
L’imputato che ha proposto il ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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