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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. L’appello si basava unicamente sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito sulle attenuanti, se motivata in modo logico e coerente, non è sindacabile in sede di legittimità, confermando la condanna e addebitando al ricorrente le spese processuali e un’ammenda.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: i Limiti del Ricorso in Cassazione

Il tema delle attenuanti generiche è cruciale nel diritto penale, rappresentando uno strumento di flessibilità per il giudice nella commisurazione della pena. Tuttavia, la loro concessione o diniego è frutto di una valutazione discrezionale che, se ben motivata, difficilmente può essere messa in discussione davanti alla Corte di Cassazione. Una recente ordinanza ci offre lo spunto per analizzare i confini del giudizio di legittimità su questo specifico punto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello, per reati legati alla detenzione di sostanze stupefacenti. La pena stabilita era di un anno e sei mesi di reclusione, oltre a una multa di 1.800,00 euro. L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di presentare ricorso per cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità del Ricorso sulle Attenuanti Generiche

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. La Corte ha stabilito che il motivo addotto dal ricorrente non era proponibile in quella sede, ovvero nel giudizio di legittimità.

La conseguenza diretta di tale declaratoria è stata la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nella distinzione fondamentale tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono riesaminare i fatti e le prove. Il suo compito è quello di assicurare la corretta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge.

Nel caso specifico, i giudici supremi hanno osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione chiara e completa per giustificare il diniego delle attenuanti generiche. La motivazione è stata giudicata “priva di vizi logici e coerente con le emergenze processuali”. Questo significa che il ragionamento del giudice di secondo grado era giuridicamente solido e ben argomentato.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione circa la concessione o meno delle attenuanti generiche rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione diventa insindacabile in sede di legittimità se la motivazione che la sostiene è adeguata e non manifestamente illogica. Non spetta alla Cassazione sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato i fatti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza sottolinea un aspetto cruciale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione del giudice di merito; è necessario individuare un vizio specifico di violazione di legge o una palese illogicità nella motivazione. Le censure che si risolvono in una semplice richiesta di rivalutazione di elementi già esaminati dai giudici di merito, come la valutazione sulla personalità dell’imputato ai fini della concessione delle attenuanti, sono destinate a essere dichiarate inammissibili.

Questa pronuncia serve quindi da monito: il ricorso per cassazione deve essere fondato su motivi solidi e strettamente attinenti al diritto, evitando di trasformarlo in un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che esula completamente dalle funzioni della Suprema Corte.

È possibile impugnare in Cassazione la decisione di un giudice di non concedere le attenuanti generiche?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Non è possibile chiedere alla Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti che hanno portato il giudice a negare il beneficio, se la sua decisione è stata adeguatamente giustificata.

Cosa significa che un ricorso è “inammissibile”?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte perché non rispetta i requisiti previsti dalla legge. Ad esempio, può essere stato proposto per motivi non consentiti, come la richiesta di una rivalutazione dei fatti, che è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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