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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati ambientali. L’imputato chiedeva le attenuanti generiche sulla base di età avanzata e difficoltà economiche. La Corte ha confermato la decisione di merito, ritenendo la motivazione logica e coerente, poiché la gravità dei fatti e i precedenti penali contrastavano con la richiesta di un trattamento più mite. L’appello, essendo una mera riproposizione dei motivi già respinti, ha portato alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche e Trattamento Sanzionatorio: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali della valutazione del giudice. Tuttavia, quando la decisione del merito è ben motivata, il ricorso in Cassazione rischia di essere dichiarato inammissibile. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio dei criteri che guidano questa valutazione, sottolineando come la mera riproposizione di argomenti già esaminati non sia sufficiente per ottenere una revisione della sentenza.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato per il reato previsto dall’art. 256 del d.lgs. n. 152/2006, relativo alla gestione illecita di rifiuti. L’imputato, dopo la condanna in Corte d’Appello, ha proposto ricorso per Cassazione lamentando due vizi principali:

1. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, nonostante l’età avanzata, la scarsa scolarizzazione e le precarie condizioni economiche.
2. Una motivazione carente e basata su “formule di stile” per quanto riguarda la determinazione della pena (il cosiddetto trattamento sanzionatorio).

In sostanza, la difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato gli elementi personali e sociali a favore dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza, già accertata, ma si concentra sulla correttezza giuridica e logica della sentenza d’appello. Secondo i giudici di legittimità, le doglianze presentate dall’imputato non erano idonee a scalfire la coerenza della decisione impugnata, configurandosi come una semplice ripetizione di argomenti già valutati e respinti nel grado precedente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su diversi punti cardine. Innanzitutto, ha evidenziato che la motivazione della Corte d’Appello era tutt’altro che carente. Le attenuanti generiche erano state correttamente escluse non per una valutazione superficiale, ma sulla base di elementi concreti e opposti a quelli proposti dalla difesa.

In particolare, i giudici di merito avevano considerato:

* Le modalità della condotta: L’imputato era responsabile dell’abbandono di una notevole quantità di rifiuti, alcuni dei quali pericolosi (dieci fusti contenenti sostanze oleose). La gravità del fatto è stata un elemento centrale nella valutazione.
* I precedenti penali: Dal casellario giudiziale emergeva una “personalità fortemente distonica” rispetto all’immagine di un soggetto fragile e in difficoltà economica. I precedenti penali indicavano una tendenza a delinquere che smentiva le giustificazioni addotte.

La Corte ha inoltre specificato che il trattamento sanzionatorio, pur tenendo conto della gravità del reato e della personalità negativa del soggetto, era stato determinato in misura “assai modesta”, quasi “generosamente”. Di conseguenza, la motivazione non era affatto una formula di stile, ma il risultato di un bilanciamento ponderato degli elementi a carico e a favore.

Infine, richiamando la giurisprudenza della Corte Costituzionale, la Cassazione ha stabilito che non vi erano elementi per ritenere che il ricorso fosse stato proposto senza colpa. La sua manifesta infondatezza ha quindi comportato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità, non un terzo grado di merito. Non è possibile chiedere alla Suprema Corte di rivalutare i fatti o la personalità dell’imputato, a meno che la motivazione della sentenza precedente non sia manifestamente illogica, contraddittoria o inesistente. Quando un ricorso si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte con una motivazione coerente, la sua sorte è segnata: l’inammissibilità, con l’ulteriore aggravio delle spese e di una sanzione pecuniaria. La decisione insegna che, per sperare in un esito favorevole, il ricorso deve individuare vizi giuridici specifici e non limitarsi a contestare la valutazione discrezionale del giudice di merito.

È possibile ottenere le attenuanti generiche solo in base all’età avanzata e a difficoltà economiche?
No, la Corte ha stabilito che questi elementi non sono di per sé sufficienti, specialmente se sono contraddetti da altri fattori come la gravità della condotta e i precedenti penali del soggetto, i quali possono delineare una personalità non meritevole di un trattamento più favorevole.

Perché il ricorso per Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le lamentele (doglianze) erano una mera riproposizione di quelle già presentate in appello, e la motivazione della Corte d’Appello nel negare le attenuanti e nel determinare la pena era stata giudicata logica, coerente e adeguata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in questo contesto?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile e si ritiene che sia stato proposto senza che la parte versasse in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso 3.000,00 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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