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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. L’imputato lamentava la mancata motivazione sulla denegata prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse sufficiente, rendendo il ricorso manifestamente infondato e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche e Recidiva: Quando la Motivazione è Sufficiente

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 24141/2025, offre un importante chiarimento sui requisiti di motivazione delle sentenze di appello, in particolare quando si tratta del complesso giudizio di bilanciamento tra attenuanti generiche e la recidiva. La decisione sottolinea come un ricorso basato su una presunta carenza di motivazione possa essere dichiarato inammissibile se, in realtà, il giudice di merito ha fornito una giustificazione logica e sufficiente per le sue conclusioni, anche se sintetica.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per il delitto di illecita detenzione di sostanze stupefacenti. La Corte di Appello di Torino, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e riducendo la pena, aveva confermato il giudizio di equivalenza tra le attenuanti generiche, già concesse, e l’aggravante della recidiva specifica e infraquinquennale.

Insoddisfatto di questa valutazione, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, articolando un unico motivo: la violazione di legge processuale e il vizio di motivazione. Secondo la difesa, la Corte territoriale non avrebbe adeguatamente argomentato le ragioni per cui non ha ritenuto le attenuanti prevalenti sulla recidiva, nonostante uno specifico motivo di appello fosse stato presentato su questo punto.

Il Giudizio sulle Attenuanti Generiche e la Decisione della Cassazione

Il cuore della questione legale risiede nell’articolo 69 del codice penale, che regola il concorso di circostanze aggravanti e attenuanti. Il giudice deve effettuare un “giudizio di bilanciamento” per decidere se le attenuanti prevalgono, equivalgono o soccombono rispetto alle aggravanti. Questa decisione, che incide direttamente sulla misura della pena, deve essere motivata.

La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse omesso questa motivazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha rigettato questa tesi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, i giudici di legittimità hanno riscontrato che una motivazione, seppur sintetica, era presente nella sentenza impugnata. La Corte di Appello aveva giustificato il rigetto della richiesta di prevalenza delle attenuanti generiche sulla base degli elementi già valutati. La Cassazione ha ritenuto tale argomentazione sufficiente a dar conto della decisione presa, escludendo quindi il vizio di carenza di motivazione lamentato.

In sostanza, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Se il giudice di appello ha fornito una spiegazione coerente e non palesemente illogica per la sua valutazione, la Cassazione non può intervenire per sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il vizio di motivazione sussiste solo in caso di assenza totale, manifesta illogicità o contraddittorietà della stessa, non quando la si ritiene semplicemente non condivisibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in commento è un monito sull’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e fondati. Lamentare una generica “carenza di motivazione” non è sufficiente, specialmente quando il giudice di merito ha, di fatto, esposto le ragioni della sua decisione. Per avere successo in Cassazione, è necessario dimostrare un vero e proprio vizio logico o una violazione di legge, non un mero disaccordo con il bilanciamento operato dalla corte inferiore. La decisione ha comportato per il ricorrente non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a riprova della serietà con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi palesemente infondati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione lo ha ritenuto manifestamente infondato. La tesi della difesa, secondo cui la Corte d’Appello non avrebbe motivato la sua decisione sul bilanciamento tra attenuanti e recidiva, è stata smentita: i giudici hanno ritenuto che una motivazione sufficiente fosse presente nella sentenza impugnata.

Qual era l’argomento principale del ricorso?
L’argomento centrale era la presunta violazione delle norme processuali e il vizio di motivazione per carenza, riguardo alla mancata valutazione delle attenuanti generiche in termini di prevalenza sulla recidiva specifica e infraquinquennale, nonostante fosse stato un punto specifico dell’appello.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente in caso di inammissibilità?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, qui determinata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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