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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava la mancata prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva. Secondo la Corte, il bilanciamento delle circostanze è una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione del giudice d’appello è logica e sufficiente.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche e Recidiva: i Limiti del Ricorso in Cassazione

L’applicazione delle attenuanti generiche e il loro bilanciamento con le aggravanti, come la recidiva, rappresentano un punto cruciale nel diritto penale, incidendo direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini del sindacato di legittimità su questo tema, chiarendo quando un ricorso che contesta la valutazione del giudice di merito diventa inammissibile. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio la portata dei poteri del giudice e i limiti dell’impugnazione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un reato legato agli stupefacenti, confermata sia in primo grado dal G.I.P. del Tribunale, sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. La pena inflitta era di quattro mesi di reclusione e 800 euro di multa. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

Il Motivo del Ricorso: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche

L’intera difesa in sede di legittimità si concentrava su una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, si contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche in un giudizio di prevalenza sulla contestata recidiva. Secondo la difesa, il giudice d’appello avrebbe errato nel non concedere un trattamento sanzionatorio più mite, ritenendo le attenuanti prevalenti sull’aggravante.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e in linea con il suo consolidato orientamento. Il punto centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito, di competenza dei tribunali e delle corti d’appello, e il giudizio di legittimità, proprio della Cassazione.

La Corte ha sottolineato che la valutazione e il bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti (art. 69 c.p.) costituiscono un’attività tipicamente discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione, a meno che non sia viziata da un errore di diritto o da una motivazione che sia manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno riscontrato che la Corte d’Appello aveva fornito una giustificazione adeguata e coerente per la sua decisione di non far prevalere le attenuanti generiche. La motivazione era priva di vizi logici e ben ancorata alle risultanze processuali. Pertanto, la scelta di ritenere le circostanze equivalenti, considerandola la soluzione più idonea a garantire l’adeguatezza della pena, rientrava pienamente nel potere discrezionale del giudice di secondo grado e, come tale, era insindacabile in sede di legittimità.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si possono riesaminare i fatti o le valutazioni discrezionali dei giudici precedenti. Il suo scopo è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle regole processuali.

La decisione sul bilanciamento delle circostanze, inclusa la concessione delle attenuanti generiche, è rimessa all’apprezzamento del giudice di merito, che deve motivare la sua scelta in modo logico e sufficiente. Un imputato che intende contestare tale valutazione in Cassazione deve dimostrare un vizio palese nella motivazione, e non semplicemente sostenere una diversa e più favorevole ponderazione degli elementi. L’inammissibilità del ricorso, infine, ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile ricorrere in Cassazione per contestare la mancata prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva?
Generalmente no. Il bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti è una valutazione discrezionale del giudice di merito. Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo se la motivazione della decisione è manifestamente illogica, contraddittoria o assente, ma non per contestare la scelta in sé.

Cosa significa che un ricorso è “inammissibile”?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte perché non rispetta i presupposti previsti dalla legge. Nel caso di specie, il motivo proposto riguardava una valutazione di merito (discrezionale) e non un vizio di legittimità (errore di diritto o di logica).

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
L’inammissibilità del ricorso comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento analizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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