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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito è insindacabile se la motivazione è logica e coerente, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando la Cassazione Dichiara il Ricorso Inammissibile

Il riconoscimento delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali del giudizio penale. La loro concessione o diniego può influire significativamente sull’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti entro cui la decisione del giudice di merito su questo punto può essere contestata. Vediamo come la Suprema Corte ha affrontato un caso di ricorso basato proprio sul mancato riconoscimento di tali circostanze.

Il Caso in Esame: Dal Furto Aggravato al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello di Brescia nei confronti di un’imputata per il reato di furto in abitazione in concorso, aggravato dall’uso di violenza sulle cose. La pena inflitta era di tre anni di reclusione e una multa.

L’imputata, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando un unico motivo: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale. Secondo la difesa, la decisione della Corte d’Appello era viziata da un’erronea applicazione della legge e da una motivazione carente, contraddittoria e illogica.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta di concessione delle attenuanti, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che il motivo addotto dalla difesa non era proponibile in quella sede, definita ‘sede di legittimità’.

Con la dichiarazione di inammissibilità, la sentenza di condanna è diventata definitiva. Inoltre, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte è di fondamentale importanza per comprendere i limiti del ricorso per cassazione. Il Collegio ha osservato che la decisione della Corte d’Appello di negare le attenuanti generiche era stata supportata da una motivazione ben argomentata e giuridicamente fondata.

I giudici di secondo grado avevano spiegato chiaramente le ragioni del loro diniego, basandosi sugli elementi emersi durante il processo. Secondo la Cassazione, tale motivazione era priva di vizi logici e coerente con le risultanze processuali. Di conseguenza, la valutazione compiuta dalla Corte d’Appello è insindacabile in sede di legittimità. In altre parole, la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se quest’ultima è immune da palesi errori logici o giuridici. Citando un precedente orientamento giurisprudenziale (Sez. 6, n. 42688 del 24/09/2008), la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di garantire la corretta applicazione della legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma un principio consolidato nella giurisprudenza italiana: la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche è un potere ampiamente discrezionale del giudice di merito. Un ricorso in Cassazione che contesti tale valutazione ha possibilità di successo solo se la motivazione della sentenza impugnata è del tutto assente, palesemente illogica o manifestamente contraddittoria. Non è sufficiente che la difesa proponga una diversa e, a suo dire, più plausibile interpretazione degli elementi a favore dell’imputato. La decisione, pertanto, serve da monito: un ricorso per cassazione deve basarsi su vizi giuridici concreti e non su un semplice dissenso rispetto alla valutazione dei fatti compiuta nei gradi precedenti.

È possibile contestare in Cassazione la decisione di un giudice di non concedere le attenuanti generiche?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. È possibile farlo se la motivazione del giudice di merito (es. Corte d’Appello) è mancante, palesemente illogica o contraddittoria. Se la motivazione, come nel caso di specie, è logica, coerente e giuridicamente corretta, la decisione non è sindacabile in sede di legittimità.

Cosa ha reso il ricorso in questo caso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché sollevava un motivo non consentito in sede di legittimità. L’imputata chiedeva una nuova valutazione di merito sulla concessione delle attenuanti, ma la Corte d’Appello aveva già fornito una giustificazione logica e sufficiente per negarle, rendendo la sua decisione non contestabile davanti alla Cassazione.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro stabilita dalla Corte (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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