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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La Corte ha confermato la decisione di merito che negava le attenuanti generiche per totale assenza di elementi positivi a favore dell’imputato e ha ribadito che la valutazione sul profitto del reato è una questione di fatto non sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione fissa i paletti per l’ammissibilità del ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali riguardo l’inammissibilità del ricorso quando questo si limita a riproporre questioni di fatto già valutate nei gradi di merito. Il caso in esame riguarda un imputato condannato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, seppur di lieve entità, che si era visto negare il riconoscimento delle attenuanti generiche. Questa pronuncia offre spunti cruciali per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e i criteri per la concessione delle circostanze attenuanti.

I Fatti di Causa

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (D.P.R. 309/90), relativo a fatti di lieve entità. La difesa presentava ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La contestazione della responsabilità penale, sostenendo l’assenza di prove che dimostrassero la destinazione della sostanza (nello specifico, eroina pari a 40 dosi medie) allo spaccio.
2. Il mancato riconoscimento sia delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) sia dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. I giudici hanno ritenuto che i motivi proposti non fossero idonei a superare il vaglio di legittimità, confermando di fatto la decisione della Corte territoriale. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni sulla negazione delle attenuanti generiche

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha respinto le doglianze dell’imputato. Vediamole nel dettaglio.

La natura fattuale del primo motivo di ricorso

Riguardo alla contestazione sulla destinazione allo spaccio della sostanza, la Corte ha sottolineato come la Corte d’Appello avesse già fornito una motivazione congrua e logica, basata su elementi concreti come le modalità di detenzione dello stupefacente. Il ricorso, su questo punto, si limitava a riproporre una diversa interpretazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità. La Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare che la sentenza impugnata sia esente da vizi logici o violazioni di legge.

L’assenza di elementi positivi per le attenuanti generiche

Sul secondo motivo, la Corte ha confermato la correttezza della decisione di merito nel negare le attenuanti generiche. I giudici di appello avevano evidenziato la ‘totale assenza di positivi elementi di valutazione’ a favore dell’imputato. La Cassazione ha ricordato che, a seguito della riforma del 2008, per la concessione di tali attenuanti non è più sufficiente il solo stato di incensuratezza, ma occorrono elementi di segno positivo che giustifichino una riduzione di pena. Motivare il diniego sulla base dell’assenza di tali elementi è, pertanto, pienamente legittimo.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame è un’importante conferma di due principi cardine del processo penale. In primo luogo, il ricorso per cassazione non è un ‘terzo grado di giudizio’ dove si possono ridiscutere i fatti. Le censure devono riguardare violazioni di legge o vizi logici evidenti nella motivazione, non la valutazione delle prove. In secondo luogo, per ottenere le attenuanti generiche, non basta non avere precedenti penali. È necessario che emergano elementi positivi concreti sulla condotta dell’imputato, prima, durante o dopo il reato, che possano essere valorizzati dal giudice. In assenza di tali elementi, il diniego è da considerarsi correttamente motivato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l’affermazione di colpevolezza?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché il motivo di ricorso si limitava a contestare la ricostruzione dei fatti (la destinazione della droga allo spaccio), che era già stata adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello. Questo tipo di critica, definita ‘doglianza in punto di fatto’, non è consentita nel giudizio di legittimità.

Quali sono i presupposti per la concessione delle attenuanti generiche secondo questa ordinanza?
Per la concessione delle attenuanti generiche è necessaria la presenza di elementi o circostanze di segno positivo a favore dell’imputato. Secondo la Corte, a seguito della riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per ottenerne il riconoscimento.

È possibile contestare davanti alla Cassazione la valutazione del giudice sul ‘lieve danno’ in un reato?
No, non è possibile. La valutazione sull’entità del danno o del profitto del reato (nel caso di specie, se il lucro derivante dallo spaccio fosse di lieve entità) è una questione di fatto riservata al giudice di merito. La Cassazione ha stabilito che i rilievi su questo punto non sono consentiti in sede di legittimità se la decisione del giudice inferiore è correttamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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