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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso che contestava il diniego delle attenuanti generiche e l’eccessività della pena. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione su tali aspetti rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e adeguata, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: i Limiti del Ricorso in Cassazione

Con l’ordinanza n. 30766/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: i limiti di sindacabilità delle decisioni di merito riguardanti le attenuanti generiche e la determinazione della pena. La pronuncia ribadisce principi consolidati, offrendo un’importante lezione sulla distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

I Fatti del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. I motivi di doglianza erano essenzialmente due:

1. Mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche: Il ricorrente lamentava che il giudice di merito avesse erroneamente negato la concessione di questo beneficio.
2. Eccessività della pena: Si contestava l’entità dell’aumento di pena applicato per la continuazione tra i reati, ritenendolo sproporzionato.

L’imputato chiedeva, in sostanza, alla Suprema Corte una nuova valutazione di elementi già esaminati nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha ritenuto entrambi i motivi manifestamente infondati, confermando integralmente la correttezza dell’operato della Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Attenuanti Generiche e Discrezionalità del Giudice

La decisione della Cassazione si fonda su principi giurisprudenziali stabili e chiari, che delineano nettamente i confini del suo intervento. Analizziamo le ragioni dietro l’inammissibilità di ciascun motivo.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

La Corte ha specificato che la contestazione sul diniego delle attenuanti generiche non è consentita in sede di legittimità quando il giudice di merito ha fornito una motivazione logica e priva di vizi evidenti. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato la sua scelta sulla base dell’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato.

La Cassazione ha richiamato un principio fondamentale: il giudice non è tenuto a prendere in esame ogni singolo elemento, favorevole o sfavorevole, dedotto dalle parti. È sufficiente che la sua motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi, implicitamente superando tutti gli altri. Un riesame di tale valutazione fattuale è precluso alla Corte di Cassazione, il cui compito non è quello di giudicare nuovamente i fatti, ma di assicurare la corretta applicazione della legge.

La Determinazione della Pena

Anche il secondo motivo, relativo all’eccessività della pena, è stato respinto sulla base di un principio simile. La graduazione della sanzione, inclusi gli aumenti per la continuazione e le diminuzioni per le circostanze, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato in aderenza ai criteri indicati dagli artt. 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo).

Se il giudice assolve al suo onere motivazionale, facendo riferimento a elementi concreti e utilizzando argomenti logico-giuridici corretti per determinare la pena finale, la sua decisione non può essere messa in discussione in sede di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo verificare che quest’ultima sia stata espressa in modo coerente e non palesemente irragionevole.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame conferma che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Le valutazioni relative alla concessione delle attenuanti generiche e alla commisurazione della pena sono prerogative del giudice che ha gestito il processo e analizzato le prove. L’accesso alla Suprema Corte è consentito solo per denunciare vizi di legge o motivazioni manifestamente illogiche o contraddittorie, non per sollecitare una nuova e diversa interpretazione degli elementi fattuali. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso basato su mere doglianze di merito, senza l’individuazione di specifici vizi di legittimità, è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

È possibile ricorrere in Cassazione se non si è d’accordo con il diniego delle attenuanti generiche?
No, non è possibile se il giudice di merito ha fornito una motivazione logica e non palesemente errata. La valutazione sulla concessione delle attenuanti è un giudizio di fatto che non può essere riesaminato dalla Corte di Cassazione, la quale si limita a un controllo sulla legittimità e coerenza della motivazione.

La Corte di Cassazione può ridurre una pena ritenuta troppo alta?
No, la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione, ma può annullare la sentenza solo se la motivazione sulla quantificazione della pena è totalmente assente, manifestamente illogica o contraddittoria.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, il cui importo è fissato dalla Corte (in questo caso, tremila euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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