LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di tre imputati, condannati per associazione a delinquere e altri reati. Il fulcro della decisione riguarda il diniego delle attenuanti generiche, confermando che la valutazione del giudice di merito è insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica, coerente e priva di vizi giuridici, anche quando si basa su elementi già considerati per altri fini, come la recidiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione fissa i paletti per l’impugnazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26203 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati, ribadendo un principio fondamentale: la valutazione del giudice di merito su tali circostanze è un giudizio di fatto, largamente discrezionale, e può essere contestato in sede di legittimità solo in caso di vizi macroscopici della motivazione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Firenze, che aveva confermato le condanne a carico di tre soggetti per una serie di gravi reati. Due di essi erano stati condannati per la partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro il patrimonio, la pubblica amministrazione e in materia di armi e stupefacenti. Il terzo, invece, era stato condannato per detenzione e porto di un ordigno esplosivo artigianale e danneggiamento aggravato.

La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, escludendo un’aggravante e ricalcolando le pene, ma aveva confermato per tutti gli imputati il diniego delle attenuanti generiche. Proprio su questo punto si sono concentrati i ricorsi presentati in Cassazione dai difensori.

I Motivi del Ricorso: il nodo delle attenuanti generiche

I tre ricorrenti, pur con argomentazioni diverse, hanno contestato la decisione dei giudici di merito di non concedere loro le attenuanti generiche.

1. Un imputato sosteneva che la sua colpevolezza non fosse stata provata oltre ogni ragionevole dubbio e che la Corte non avesse considerato la genuinità della sua denuncia e la scelta di allontanarsi da ambienti criminali.
2. Un secondo ricorrente lamentava che la sua pregressa vita criminale fosse stata illegittimamente “duplicata”, ovvero utilizzata sia per applicare la recidiva sia per negare le attenuanti.
3. Il terzo, infine, evidenziava la sua condizione di quasi incensurato, ritenendo che la Corte avesse basato il diniego esclusivamente sulla gravità dei reati, senza una valutazione completa della sua personalità.

La Decisione della Cassazione: la discrezionalità del Giudice di Merito

La Corte di Cassazione ha respinto tutte le argomentazioni, dichiarando i ricorsi inammissibili. I giudici hanno ribadito che la concessione o il diniego delle attenuanti generiche rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere può essere sindacato in sede di legittimità solo se esercitato in modo palesemente illogico o contraddittorio, oppure se la motivazione è del tutto assente.

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto che le motivazioni della Corte d’Appello fossero scevre da vizi. I giudici di secondo grado avevano correttamente basato la loro decisione su una serie di elementi concreti:

* La gravità dei fatti e le modalità della condotta.
* Il ruolo preminente di alcuni imputati all’interno del sodalizio criminale.
* L’inattendibilità delle dichiarazioni rese da uno degli imputati.
* La presenza di precedenti di polizia e penali, che dimostravano una spiccata propensione a delinquere.

Le Motivazioni

La sentenza chiarisce due punti giuridici di notevole importanza. In primo luogo, il giudice di merito, per negare le attenuanti, non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma può basare la sua decisione anche solo sull’assenza di elementi positivi o sulla valorizzazione di quelli negativi ritenuti preponderanti. In secondo luogo, la Corte ha smontato la tesi della “duplicazione” del precedente penale. Citando un proprio precedente orientamento, ha stabilito che il principio del ne bis in idem (non due volte per la stessa cosa) non impedisce al giudice di utilizzare lo stesso fattore – i precedenti penali – per giustificare scelte diverse che rientrano nel suo potere discrezionale, come l’applicazione della recidiva e, contemporaneamente, il diniego delle attenuanti. Questo perché le due valutazioni rispondono a finalità diverse nel quadro della commisurazione della pena.

Conclusioni

La pronuncia in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Sottolinea come il giudizio sulla concessione delle attenuanti generiche sia saldamente ancorato alla valutazione di merito, difficilmente scalfibile in Cassazione. Per i difensori, ciò significa che i motivi di ricorso su questo punto devono concentrarsi non su una diversa lettura degli elementi fattuali, ma sulla dimostrazione di un’evidente illogicità o di una carenza assoluta nel percorso argomentativo seguito dal giudice. La sentenza ribadisce che la gravità dei reati e una personalità incline al crimine, desunta da elementi concreti, sono fattori più che sufficienti a giustificare un diniego, anche a fronte di una quasi incensuratezza formale.

È possibile contestare in Cassazione il diniego delle attenuanti generiche?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Non è possibile chiedere alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti o degli elementi considerati dal giudice, in quanto si tratta di un giudizio di merito.

Un precedente penale può essere usato sia per contestare la recidiva sia per negare le attenuanti generiche?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il principio del ne bis in idem sostanziale non preclude la possibilità di utilizzare più volte lo stesso fattore per giustificare scelte relative ad elementi la cui determinazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice.

Cosa deve fare il giudice di merito per motivare correttamente il diniego delle attenuanti generiche?
Il giudice deve esercitare il suo potere discrezionale in modo logico e coerente. Non è obbligato a esaminare ogni singolo parametro dell’art. 133 c.p., ma può fondare la sua decisione anche solo sull’assenza di elementi positivi di valutazione, valorizzando aspetti come la gravità dei reati o il ruolo dell’imputato nel contesto criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati