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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

Un imputato ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che negava il riconoscimento di specifiche attenuanti, incluse le attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la richiesta di rivalutazione delle prove non è consentita in sede di legittimità e che i giudici di merito avevano motivato adeguatamente e logicamente il loro diniego, esercitando correttamente la loro discrezionalità.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Cassazione fissa i paletti per l’ammissibilità del ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto penale: i limiti del ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche e di altre circostanze. La pronuncia ribadisce principi consolidati, offrendo importanti chiarimenti sulla differenza tra un legittimo motivo di ricorso e un inammissibile tentativo di rivalutare i fatti in sede di legittimità. Il caso analizzato fornisce un esempio pratico di come la Suprema Corte valuti le motivazioni dei giudici di merito in tema di concessione delle attenuanti.

I Fatti di Causa

Il procedimento trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente contestava principalmente due punti della decisione dei giudici di secondo grado: il mancato riconoscimento dell’attenuante della minima partecipazione al reato (prevista dall’art. 114 del codice penale) e il diniego delle attenuanti generiche. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non aveva valutato correttamente le prove a disposizione, giungendo a conclusioni errate che avevano ingiustamente aggravato la posizione dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati e, in parte, non consentiti in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Divieto di Rivalutazione e Discrezionalità del Giudice sulle Attenuanti Generiche

L’ordinanza della Cassazione si sofferma dettagliatamente sulle ragioni dell’inammissibilità, distinguendo l’analisi per ciascuno dei due motivi proposti.

Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti

In merito al primo motivo, relativo all’attenuante del contributo di minima importanza, la Corte ha osservato che le argomentazioni della difesa miravano a una rivalutazione delle fonti di prova e a una ricostruzione alternativa dei fatti. Questo tipo di richiesta, tuttavia, esula completamente dal cosiddetto sindacato di legittimità proprio della Cassazione. La Suprema Corte non è un ‘terzo grado di giudizio’ dove si possono riesaminare le prove, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Poiché i giudici di merito avevano fornito una motivazione ampia e logicamente corretta per escludere tale attenuante, non vi era spazio per un intervento della Cassazione.

La Corretta Motivazione del Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, incentrato sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che i giudici di merito hanno esercitato correttamente la loro discrezionalità. Sul punto, viene enunciato un principio fondamentale: per motivare il diniego delle attenuanti, non è necessario che il giudice prenda in considerazione e confuti analiticamente tutti gli elementi favorevoli all’imputato. È invece sufficiente che la motivazione si concentri sugli elementi negativi ritenuti decisivi o, in alternativa, sull’assenza di elementi positivi di rilievo. Tale valutazione, se logicamente argomentata come nel caso di specie, assorbe e supera implicitamente ogni altra considerazione, rendendo la decisione incensurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la redazione dei ricorsi in Cassazione. In primo luogo, conferma che è inutile e controproducente tentare di ottenere dalla Suprema Corte una nuova valutazione del materiale probatorio. Il ricorso deve concentrarsi su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o una motivazione palesemente illogica o contraddittoria. In secondo luogo, la pronuncia delinea con chiarezza l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella concessione delle attenuanti generiche. Una difesa che intenda contestarne il diniego deve dimostrare un’assoluta carenza o un’evidente illogicità della motivazione, non potendosi limitare a contrapporre la propria valutazione a quella, ben argomentata, del giudice.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove per ottenere un’attenuante?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo è di controllo di legittimità, non di merito. Pertanto, non può rivalutare le fonti di prova o proporre una ricostruzione alternativa dei fatti, a meno che non vi sia un travisamento palese ed evidente delle prove.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare tutti gli elementi presentati dalla difesa?
No, l’ordinanza chiarisce che il giudice non è obbligato a considerare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole. È sufficiente che la motivazione si basi su un congruo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi, superando implicitamente tutti gli altri.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base a questa ordinanza, quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte senza validi motivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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