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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

Un imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata applicazione delle attenuanti generiche nella massima estensione possibile. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché la motivazione della Corte d’Appello, seppur sintetica, è stata ritenuta logica, coerente e non soggetta a riesame in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione e i Limiti del Sindacato di Legittimità

L’applicazione delle attenuanti generiche è uno degli aspetti più discrezionali del giudizio penale e, per questo, spesso oggetto di ricorso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13742/2024) offre un importante chiarimento sui limiti entro cui la decisione del giudice di merito può essere contestata in sede di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro sistema processuale.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Perugia, che aveva parzialmente riformato una precedente condanna del Tribunale di Terni. L’imputato era stato riconosciuto colpevole per un reato in materia di stupefacenti (art. 73 D.P.R. 309/1990) e la sua pena era stata rideterminata in un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di 1.400,00 euro.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava la presunta carenza di motivazione della Corte d’Appello in merito alla mancata applicazione delle attenuanti generiche (previste dall’art. 62-bis del codice penale) nella loro massima estensione. In sostanza, si contestava al giudice di secondo grado di non aver spiegato adeguatamente perché non avesse concesso uno sconto di pena maggiore.

La Decisione della Corte di Cassazione e le attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione (cioè se l’imputato meritasse o meno una riduzione di pena maggiore), ma si concentra sulla correttezza procedurale e logica della sentenza impugnata. Secondo gli Ermellini, il ricorso era “manifestamente infondato”.

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Le Corti di merito (Tribunale e Corte d’Appello) valutano i fatti e le prove. La Corte di Cassazione, invece, verifica che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

Le Motivazioni

La Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione che, sebbene sintetica, spiegava in modo sufficiente le ragioni del diniego delle attenuanti generiche nella loro massima estensione. Tale motivazione è stata giudicata “priva di vizi logici e coerente con le emergenze processuali”.

Di conseguenza, la valutazione compiuta dal giudice di secondo grado è stata considerata insindacabile in sede di legittimità. Non è compito della Cassazione sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo controllare che quest’ultima sia stata espressa in modo giuridicamente corretto. Poiché la motivazione esisteva ed era logicamente strutturata, il ricorso non poteva essere accolto.

A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dalla legge in questi casi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per quanto riguarda la concessione delle attenuanti generiche, la valutazione del giudice di merito è ampiamente discrezionale. Purché la decisione sia supportata da una motivazione che non sia manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, essa non può essere messa in discussione davanti alla Suprema Corte. Per i difensori, ciò significa che un ricorso basato unicamente su una presunta “ingiustizia” della pena, senza individuare un vizio logico-giuridico preciso nella sentenza, ha scarse probabilità di successo e rischia di comportare solo un’ulteriore condanna economica per l’assistito.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione della Corte d’Appello, pur essendo sintetica, spiegava in modo logico e coerente le ragioni per non concedere la massima riduzione di pena per le attenuanti generiche, rendendo la decisione non censurabile in sede di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche nella loro massima estensione?
Sì, ma solo se si dimostra un vizio di motivazione, come una sua totale assenza, una contraddittorietà o una manifesta illogicità. Non è possibile chiedere alla Cassazione di effettuare una nuova valutazione di merito sulla concessione o sull’entità delle attenuanti, poiché tale valutazione è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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