LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che non è possibile contestare la decisione del giudice di merito se questa è basata su una motivazione logica e coerente, che tiene conto di elementi come la gravità dei fatti e i precedenti penali. Un ricorso basato su una mera rivalutazione dei fatti, e non su un vizio di motivazione, è destinato all’inammissibilità, con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: i Limiti al Ricorso in Cassazione

La concessione o il diniego delle attenuanti generiche rappresenta uno dei punti più delicati del processo penale, poiché incide direttamente sull’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 12407/2024, offre un’importante lezione sui limiti del ricorso avverso la decisione del giudice di merito di non applicare tali circostanze. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: non si può chiedere alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, ma solo contestare un vizio logico nel ragionamento del giudice.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per reati di falso (artt. 495, 48, 479 e 476, comma 2, c.p.) confermata dalla Corte di Appello di Torino. L’imputato, non soddisfatto della decisione, decideva di presentare ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava la mancata concessione delle attenuanti generiche. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non aveva motivato adeguatamente il suo diniego, omettendo di considerare alcuni aspetti favorevoli all’imputato, come le sue condizioni economiche.

La Decisione della Corte e le Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la decisione della Corte territoriale era stata, al contrario, congrua e logicamente argomentata. Il giudice di secondo grado aveva esercitato correttamente il proprio potere discrezionale, basando il diniego su elementi concreti e pertinenti, così come previsto dall’articolo 133 del codice penale, che elenca i criteri per la commisurazione della pena.

Le Motivazioni

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra un controllo di legittimità, proprio della Cassazione, e un riesame del merito, precluso in tale sede. La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso dell’imputato non denunciava un reale ‘vizio di motivazione’ (cioè una motivazione assente, contraddittoria o palesemente illogica), ma mirava a ottenere un diverso e più favorevole apprezzamento dei fatti.

La Corte d’Appello aveva infatti giustificato la sua scelta evidenziando diversi fattori negativi:
1. La gravità dei fatti: I reati commessi non erano di lieve entità.
2. Il fine della condotta: L’agire illecito era finalizzato a sottrarsi a sanzioni amministrative, dimostrando una specifica inclinazione a delinquere per convenienza personale.
3. I precedenti penali: L’imputato aveva già riportato una condanna penale.
4. L’assenza di condotte positive: Non era emerso alcun elemento di condotta successivo al reato che potesse essere valutato favorevolmente.

Di fronte a una motivazione così strutturata, la Cassazione ha concluso che non vi era spazio per una censura. Il tentativo di introdurre una diversa valutazione delle condizioni economiche dell’imputato è stato giudicato come un inammissibile tentativo di rimettere in discussione il giudizio di fatto riservato ai giudici di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, ribadisce che il ricorso in Cassazione per il diniego delle attenuanti generiche ha successo solo in casi rari, ovvero quando la motivazione del giudice di merito è effettivamente viziata da illogicità manifesta o contraddittorietà. Proporre un ricorso basato sulla speranza che la Suprema Corte ‘veda i fatti’ in modo diverso è una strategia destinata al fallimento.

In secondo luogo, la decisione evidenzia le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile. L’imputato, oltre al pagamento delle spese processuali, è stato condannato a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione viene applicata quando l’inammissibilità è evidente e, quindi, si ravvisa una ‘colpa’ nel proporre un’impugnazione priva di fondamento giuridico. La sentenza funge da monito: prima di adire la Corte di Cassazione, è essenziale una rigorosa valutazione sulla reale sussistenza dei vizi di legittimità deducibili.

È possibile ricorrere in Cassazione per il semplice fatto che il giudice non ha concesso le attenuanti generiche?
No, non è possibile ricorrere per chiedere una semplice riconsiderazione nel merito. Il ricorso è ammesso solo se si denuncia un vizio di motivazione reale, come una spiegazione mancante, palesemente illogica o contraddittoria da parte del giudice.

Quali elementi considera un giudice per concedere o negare le attenuanti generiche?
Il giudice valuta discrezionalmente gli elementi indicati dall’art. 133 del codice penale, tra cui la gravità dei fatti commessi, i precedenti penali dell’imputato, lo scopo della sua azione illecita e l’assenza di qualsiasi condotta che meriti un apprezzamento favorevole.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se l’inammissibilità è ritenuta ‘evidente’ e quindi colpevole, il ricorrente è condannato anche a pagare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come nel caso di specie dove l’importo è stato fissato in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati