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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso penale, stabilendo principi chiave sulla formulazione dei motivi di appello e sulla concessione delle attenuanti generiche. La decisione evidenzia che non è possibile sollevare per la prima volta in Cassazione censure non presentate in appello. Inoltre, conferma che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se motivato dall’assenza di elementi positivi e dalla presenza di indici negativi, come la pericolosità sociale del reo.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche e Ricorso in Cassazione: Analisi di una Dichiarazione di Inammissibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sui requisiti di ammissibilità del ricorso e sulla valutazione delle attenuanti generiche. La decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i motivi di ricorso per cassazione devono essere stati precedentemente sollevati in appello. Esaminiamo nel dettaglio la pronuncia per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Napoli, presentava ricorso per cassazione affidandosi a due principali motivi di doglianza. Con il primo, contestava la correttezza della motivazione che aveva portato alla sua condanna. Con il secondo, lamentava la violazione di legge in relazione alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e alla mancata esclusione della recidiva, argomenti già discussi e respinti nel precedente grado di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo una chiara analisi per ciascuno dei motivi proposti dall’imputato.

Il Primo Motivo: L’Inammissibilità per Mancata Deduzione in Appello

La Corte ha rilevato che il primo motivo di ricorso, relativo alla motivazione della responsabilità, non poteva essere esaminato. La ragione è puramente processuale: tale censura non era stata inclusa tra i motivi di appello. L’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce, a pena di inammissibilità, che non si possono dedurre in sede di legittimità questioni che non siano state specificamente proposte nei motivi di appello. La Corte ha precisato che spettava al ricorrente dimostrare, contestando il riepilogo contenuto nella sentenza impugnata, che tale motivo fosse stato effettivamente sollevato in precedenza.

Il Secondo Motivo: La Manifesta Infondatezza sulle Attenuanti Generiche e la Recidiva

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per manifesta infondatezza. La Corte ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse adeguatamente motivata e giuridicamente corretta.

In merito alle attenuanti generiche, i giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato: il loro mancato riconoscimento può essere giustificato anche solo dall’assenza di elementi o circostanze di segno positivo. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato una serie di fattori negativi, quali:

* La pervicacia della condotta criminosa.
* La consistente entità della somma sottratta.
* La pluralità di reati commessi.
* Il comportamento negativo tenuto dopo il reato.

Questi elementi, secondo la Corte, erano sufficienti a giustificare il diniego del beneficio.

Per quanto riguarda la recidiva, la Suprema Corte ha confermato che il giudice di merito aveva correttamente valutato, ai sensi dell’art. 133 c.p., il legame tra i fatti in giudizio e le condanne precedenti. Tale analisi aveva dimostrato una perdurante inclinazione a delinquere e una specifica resistenza alle regole del vivere civile, giustificando così il mantenimento della recidiva.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su due pilastri: il rigore procedurale e il rispetto della discrezionalità del giudice di merito. Da un lato, viene riaffermato il principio secondo cui il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità). Pertanto, non possono essere introdotte questioni nuove, che avrebbero dovuto trovare spazio nel giudizio d’appello. Dall’altro lato, la Corte chiarisce i limiti del proprio sindacato sulle valutazioni di merito, come quelle relative alla concessione delle attenuanti o al giudizio sulla recidiva. Se la decisione del giudice inferiore è supportata da una motivazione logica, coerente e conforme ai criteri di legge (come quelli dell’art. 133 c.p.), essa non è censurabile in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello, secondo i Supremi Giudici, era immune da vizi logici o giuridici, avendo ponderato in modo congruo tutti gli elementi a disposizione.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, evidenzia l’importanza cruciale di strutturare in modo completo ed esaustivo l’atto di appello, includendo tutte le possibili censure contro la sentenza di primo grado, poiché le omissioni non potranno essere sanate in Cassazione. In secondo luogo, ribadisce che per ottenere le attenuanti generiche non basta l’assenza di elementi particolarmente negativi, ma è necessaria la presenza di elementi di segno positivo meritevoli di considerazione. La valutazione sulla personalità del reo e sulla sua pericolosità sociale, basata su elementi concreti, rimane un perno centrale nella discrezionalità del giudice di merito, una discrezionalità che la Corte di Cassazione è tenuta a rispettare se esercitata in modo logico e conforme alla legge.

È possibile presentare un motivo di ricorso in Cassazione per la prima volta se non è stato discusso in appello?
No, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il motivo perché, ai sensi dell’art. 606, comma 3, cod. proc. pen., le censure non possono essere dedotte per la prima volta in sede di legittimità se non sono state presentate come motivo di appello.

Per quale ragione la Corte ha ritenuto legittimo il diniego delle attenuanti generiche?
La Corte ha confermato la decisione del giudice di merito, il quale ha negato le attenuanti generiche basandosi sull’assenza di elementi positivi e sulla presenza di fattori negativi come la pervicacia della condotta, la gravità del danno, la pluralità dei reati e il comportamento successivo al fatto.

Come viene valutata la recidiva dal giudice di merito?
La recidiva viene valutata in concreto, esaminando il rapporto tra i reati attuali e le condanne precedenti. Il giudice deve verificare se la condotta passata indica una perdurante inclinazione a delinquere che ha influenzato la commissione del nuovo reato, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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