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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8523/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto pluriaggravato e altri reati. Il ricorso lamentava una pena eccessiva e la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che il suo sindacato è limitato ai vizi di logica e non può rivalutare la congruità della pena se la decisione impugnata è sorretta da una motivazione adeguata, come nel caso di specie, basata sulla personalità negativa dell’imputato e sulla gravità dei fatti.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Il tema delle attenuanti generiche rappresenta un punto cruciale nel diritto penale, influenzando direttamente l’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante lezione sui limiti del ricorso presentato contro il loro diniego. La decisione sottolinea come la genericità dei motivi e il mancato confronto critico con la sentenza impugnata conducano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, riaffermando i confini del sindacato di legittimità.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di un individuo, ritenuto responsabile di reati gravi quali furto pluriaggravato, guida senza patente e rifiuto di sottoporsi ad accertamenti sullo stato di alterazione psicofisica. L’imputato, non condividendo la valutazione dei giudici di merito, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a due principali doglianze: l’erronea applicazione della legge penale in relazione al trattamento sanzionatorio e il vizio di motivazione riguardo alla mancata concessione delle attenuanti generiche in un giudizio di prevalenza sulle aggravanti contestate.

I Motivi del Ricorso e la questione delle attenuanti generiche

La difesa dell’imputato ha sostenuto che la pena inflitta fosse eccessivamente severa e che la Corte d’Appello avesse errato nel non riconoscere le circostanze attenuanti generiche. Secondo il ricorrente, tale diniego era basato su una motivazione carente o illogica, che non avrebbe tenuto adeguatamente conto di tutti gli elementi a favore dell’imputato. L’obiettivo era ottenere una riconsiderazione del bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, con la speranza di una riduzione della pena finale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno osservato che i motivi presentati erano generici, non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e si ponevano in contrasto con i principi consolidati della giurisprudenza. In sostanza, il ricorso si limitava a una critica sterile della decisione, senza individuare vizi logici o giuridici concreti.

Le Motivazioni: principi di diritto su pena e attenuanti generiche

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella riaffermazione di due principi fondamentali del processo penale.

In primo luogo, la valutazione sulla congruità della pena è un’attività che rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Il giudizio di cassazione non può sostituirsi a tale valutazione, a meno che la determinazione della pena non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva ampiamente motivato la sua decisione, facendo riferimento alla “negativa personalità dell’imputato” e alla “gravità del fatto”, elementi che giustificavano ampiamente il trattamento sanzionatorio applicato.

In secondo luogo, e in modo speculare, anche il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti è un’operazione discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può sindacare tale giudizio solo se la motivazione a supporto è assente, manifestamente illogica o contraddittoria. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata per negare la prevalenza delle attenuanti generiche, il ricorso su questo punto non poteva trovare accoglimento. La decisione era sorretta da un ragionamento coerente e non arbitrario, rendendola incensurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame offre una chiara indicazione pratica per chi intende impugnare una sentenza di condanna in Cassazione. Non è sufficiente lamentare una pena ritenuta eccessiva o un mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. È indispensabile che il ricorso articoli una critica puntuale e specifica, capace di far emergere un vizio concreto nella motivazione del giudice di merito, come un’evidente illogicità o una palese contraddizione. Un ricorso generico, che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte o a esprimere un mero dissenso, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare in Cassazione la severità di una pena?
Sì, ma solo se si dimostra che la determinazione della pena da parte del giudice di merito è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico. La Cassazione non può riesaminare la congruità della pena se la decisione è sorretta da una motivazione adeguata.

Per quale motivo la Corte d’Appello non ha concesso le attenuanti generiche nel caso specifico?
La Corte d’Appello ha negato la concessione delle attenuanti generiche con prevalenza sulle aggravanti basando la sua decisione sulla negativa personalità dell’imputato e sulla gravità del fatto. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione conferente e sufficiente.

Cosa rende un ricorso per cassazione inammissibile secondo questa ordinanza?
Un ricorso è inammissibile quando i suoi motivi sono manifestamente infondati, generici, privi di un confronto critico con le argomentazioni della decisione impugnata e in contrasto con i principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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