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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5699/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che un giudice può valutare lo stesso fatto per diversi fini senza violare il principio del ‘ne bis in idem’ e che, per negare tali attenuanti, è sufficiente motivare la decisione basandosi sugli elementi negativi decisivi, senza dover analizzare ogni singolo aspetto favorevole all’imputato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice e i Limiti del Ricorso in Cassazione

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento cruciale nel diritto penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica realtà del caso concreto. Tuttavia, la loro concessione non è un diritto automatico dell’imputato, ma una valutazione discrezionale del magistrato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 5699/2024, ci offre l’opportunità di approfondire i criteri che guidano questa decisione e i motivi per cui un ricorso su tale punto può essere dichiarato inammissibile.

Il Caso: Un Ricorso Contro il Diniego delle Attenuanti

Il caso in esame nasce dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Brescia. L’unico motivo di doglianza era il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Il ricorrente contestava le modalità con cui i giudici di merito avevano valutato gli elementi a sua disposizione, ritenendo ingiusta la decisione di non applicare la riduzione di pena prevista.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali, che riaffermano principi consolidati nella giurisprudenza di legittimità. In primo luogo, il ricorso è stato giudicato ‘privo di specificità’ e ‘manifestamente infondato’, in quanto le argomentazioni proposte si ponevano in netto contrasto con le norme e l’interpretazione costante della Corte stessa. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Attenuanti Generiche e il Principio del ‘Ne Bis in Idem’

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per chiarire due aspetti fondamentali relativi alla valutazione delle attenuanti generiche.

La Valutazione Multipla dello Stesso Fatto

Un punto centrale della decisione riguarda il principio del ne bis in idem, secondo cui nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso fatto. Il ricorrente, implicitamente, lamentava che alcuni elementi negativi fossero stati valutati più volte a suo sfavore. La Corte ha ribadito un orientamento pacifico: ai fini della determinazione del trattamento sanzionatorio e circostanziale, il giudice può legittimamente tenere conto più volte del medesimo dato di fatto, analizzandolo sotto profili differenti e per finalità distinte, senza che ciò costituisca una violazione del suddetto principio. Ad esempio, un precedente penale può essere considerato sia per definire la pena base, sia per negare le attenuanti.

La Motivazione ‘Sufficiente’ del Giudice

Il secondo principio chiave riguarda l’onere di motivazione del giudice nel negare la concessione delle attenuanti. La Corte ha specificato che il giudice di merito non è tenuto a prendere in considerazione e a confutare analiticamente tutti gli elementi favorevoli dedotti dalla difesa o emergenti dagli atti. È invece sufficiente che la motivazione del diniego si basi su un ‘congruo riferimento’ agli elementi negativi ritenuti decisivi o, in alternativa, sulla semplice assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano correttamente adempiuto a tale onere.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in commento conferma la vasta discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche. Per chi si appresta a presentare un ricorso in Cassazione su questo punto, emerge chiaramente che non basta lamentare genericamente il mancato riconoscimento. È necessario, invece, dimostrare un vizio logico manifesto o una violazione di legge nella motivazione del giudice, evidenziando perché la valutazione degli elementi negativi sia stata palesemente irragionevole o contraddittoria. In assenza di tali vizi, il ricorso rischia concretamente di essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna a spese e sanzioni pecuniarie.

Un giudice può usare lo stesso fatto sia per determinare la pena base sia per negare le attenuanti generiche?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice può tenere conto più volte dello stesso dato di fatto, sotto differenti profili e per distinti fini, senza che ciò violi il principio del ‘ne bis in idem’.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare tutti gli elementi a favore dell’imputato?
No, non è necessario. Secondo la Corte, è sufficiente che il giudice fornisca un adeguato riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi o alla semplice assenza di elementi positivi per motivare il diniego.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione sulle attenuanti generiche è considerato ‘manifestamente infondato’?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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