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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

Un imprenditore, condannato per omessa dichiarazione IVA e bancarotta semplice, si vede negare le attenuanti generiche. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione del giudice di merito sul diniego delle attenuanti, se logicamente motivata da precedenti penali e condotta post-reato, non è sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: i Limiti al Ricorso secondo la Cassazione

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale nel diritto penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica situazione personale dell’imputato e alle circostanze del reato. Tuttavia, la loro concessione o diniego è frutto di una valutazione discrezionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i ristretti limiti entro cui è possibile contestare tale decisione in sede di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso in esame riguarda un imprenditore condannato dalla Corte d’Appello per reati di natura fiscale e fallimentare. Nello specifico, le accuse erano di omessa presentazione della dichiarazione IVA per l’anno 2015 e di bancarotta semplice documentale. In sede di appello, i giudici avevano confermato la condanna, negando però la concessione delle attenuanti generiche richieste dalla difesa.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione al diniego delle attenuanti.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche e il Ricorso

Il ricorrente sosteneva che la Corte territoriale avesse errato nel non riconoscere le circostanze che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena. La difesa ha tentato di far valere elementi che, a suo dire, non erano stati adeguatamente considerati dai giudici di merito.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha immediatamente inquadrato la questione, sottolineando come il motivo del ricorso fosse inerente al trattamento sanzionatorio, un ambito in cui il giudizio di legittimità è estremamente limitato. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma solo verificare che la motivazione fornita sia logica, coerente e non palesemente errata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello del tutto sufficiente e priva di illogicità. I giudici di merito avevano fondato il loro diniego su due elementi concreti e ben argomentati:

1. I precedenti penali: La Corte territoriale aveva considerato la negativa rilevanza dei precedenti penali dell’imputato, un fattore classico nella valutazione della personalità del reo.
2. La condotta successiva al reato: Era stato evidenziato che l’imputato, nonostante si fosse impegnato a farlo, non aveva consegnato alla curatela fallimentare tutta la documentazione contabile della società. Questo comportamento è stato interpretato come un elemento negativo, non meritevole di una valutazione favorevole ai fini della concessione delle attenuanti.

La Cassazione ha inoltre smontato le critiche del ricorrente, definendole generiche e, in parte, palesemente infondate. Ad esempio, la pretesa mancanza di dolo (intenzione) era in netta contraddizione con la condanna, passata in giudicato su quel punto, per il reato di omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. 74/2000), che è un delitto doloso. La sussistenza di tale reato non era stata nemmeno contestata nel ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato: la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito. Il ricorso in Cassazione per contestare tale decisione ha successo solo se la motivazione è totalmente assente, manifestamente illogica o contraddittoria. Se, come in questo caso, il giudice di merito fornisce una spiegazione coerente basata su elementi concreti (precedenti, condotta post-delittuosa), la decisione è insindacabile. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

È possibile ricorrere in Cassazione per il semplice diniego delle attenuanti generiche?
No, non è possibile se la decisione del giudice di merito è supportata da una motivazione sufficiente e non illogica. La valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti è un giudizio di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è adeguata.

Quali elementi ha considerato il giudice per negare le attenuanti generiche in questo caso?
Il giudice ha considerato due elementi principali: la negativa rilevanza dei precedenti penali dell’imputato e la sua condotta successiva al reato, in particolare il non aver consegnato tutta la documentazione contabile alla curatela fallimentare come si era invece impegnato a fare.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Secondo l’articolo 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, equitativamente fissata dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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