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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non contestavano specifici vizi di legittimità ma riproponevano argomentazioni già respinte. La Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche e della fattispecie di lieve entità, data l’ingente quantità di droga (1156 dosi) e la professionalità dell’attività illecita.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia processuale: un ricorso basato su motivi generici, che si limita a riproporre questioni già valutate, è destinato all’inammissibilità. La pronuncia offre spunti cruciali sul diniego delle attenuanti generiche e sulla corretta valutazione della lieve entità nei reati di droga, delineando i confini entro cui la difesa può muoversi.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo da parte del Tribunale e della Corte d’Appello di Napoli per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante un controllo, l’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo di hashish dal quale era possibile ricavare ben 1156 dosi. Oltre alla droga, erano stati sequestrati anche strumenti per la pesatura e il confezionamento, nonché diversi telefoni cellulari, elementi che complessivamente delineavano un quadro di attività illecita ben organizzata e non occasionale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, basando le proprie doglianze su due punti principali:

1. Vizio di motivazione: si contestava il ragionamento dei giudici di merito riguardo all’affermazione della responsabilità penale.
2. Violazione di legge: si lamentava il mancato riconoscimento della fattispecie di lieve entità (prevista dal comma 5 dell’art. 73 d.P.R. 309/90) e la mancata concessione delle attenuanti generiche.

In sostanza, la difesa chiedeva alla Suprema Corte una riconsiderazione degli elementi di fatto, proponendo una ricostruzione alternativa della vicenda, e contestava la severità del trattamento sanzionatorio.

La Decisione della Corte: il Diniego delle Attenuanti Generiche e la Genericità dei Motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. La decisione si fonda su argomentazioni nette che riaffermano principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. I giudici hanno sottolineato come il primo motivo fosse del tutto generico e riproduttivo di censure già adeguatamente esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ricordato che il giudizio di cassazione non è una terza istanza di merito e non consente di rileggere gli elementi di fatto o di adottare nuovi parametri di valutazione.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha articolato le sue motivazioni distinguendo i vari profili di censura proposti dalla difesa.

Sulla Genericità del Ricorso

Il punto centrale della decisione è la genericità dei motivi. I giudici di merito avevano logicamente dedotto la destinazione allo spaccio della sostanza dalla grande quantità, dalla presenza di attrezzatura specifica e dai numerosi telefoni. La difesa, secondo la Corte, si è limitata a proporre una “diversa interpretazione degli elementi probatori”, un’operazione non consentita in sede di legittimità. Il ricorso per cassazione deve individuare vizi di diritto specifici, non offrire una narrazione alternativa dei fatti.

Sul Diniego della Lieve Entità e delle Attenuanti Generiche

Anche i motivi relativi alla qualificazione del reato e alla pena sono stati giudicati inammissibili. Per quanto riguarda la fattispecie di “lieve entità”, i giudici hanno ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello, che aveva escluso tale ipotesi sulla base di elementi indicativi della professionalità dell’attività e della rilevante capacità di diffusione dello stupefacente sul mercato. Questi fattori sono incompatibili con la nozione di “minima offensività” richiesta per l’applicazione della norma più favorevole.

Infine, sul diniego delle attenuanti generiche, la motivazione è stata considerata adeguata e conforme ai criteri di legittimità. La Corte di merito aveva negato il beneficio in ragione della gravità del fatto e della personalità negativa dell’imputato. La Cassazione ha ribadito che, per concedere o escludere le attenuanti, il giudice può limitarsi a considerare anche un solo elemento tra quelli previsti dall’art. 133 del codice penale, se ritenuto prevalente e decisivo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che un ricorso per cassazione, per superare il vaglio di ammissibilità, deve essere specifico e criticare puntualmente i vizi logico-giuridici della sentenza impugnata, senza limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni difensive. Inoltre, riafferma che la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale può negarle anche solo sulla base della gravità oggettiva del reato, purché la sua decisione sia sorretta da una motivazione congrua e non manifestamente illogica.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato ‘generico’ e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico quando si limita a riproporre le stesse censure già adeguatamente esaminate e respinte nei gradi di merito, oppure quando offre una diversa interpretazione degli elementi di fatto senza individuare specifici vizi di legittimità (errori di diritto) nella sentenza impugnata.

Perché la Corte ha negato la qualificazione del reato come ‘fatto di lieve entità’?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali hanno escluso la lieve entità sulla base di elementi concreti come l’ingente quantitativo di stupefacente (sufficiente per 1156 dosi), che indicava professionalità nell’attività illecita e una notevole capacità di diffusione sul mercato, incompatibili con la nozione di minima offensività.

È sufficiente un solo elemento per negare le circostanze attenuanti generiche?
Sì, secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, il giudice può negare le circostanze attenuanti generiche basandosi anche su un solo elemento tra quelli indicati dall’art. 133 del codice penale (come la gravità del reato o la personalità del colpevole), qualora lo ritenga prevalente e determinante per la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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