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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. La decisione si fonda sulla corretta valutazione dei giudici di merito nel negare le attenuanti generiche, a causa dei numerosi precedenti penali dell’imputato, del suo comportamento e della genericità dei motivi di ricorso, ritenuti meramente riproduttivi di censure già respinte.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche e Precedenti Penali: La Cassazione Dichiara il Ricorso Inammissibile

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali della valutazione del giudice nel processo penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini di tale discrezionalità, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. La decisione sottolinea come i precedenti penali e la mancanza di pentimento siano elementi decisivi per negare il beneficio, specialmente quando il ricorso si limita a riproporre questioni già esaminate.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado alla pena di un anno e otto mesi di reclusione e cinquecento euro di multa per il reato di furto in abitazione, previsto dall’art. 624 bis del codice penale. La Corte d’Appello di Brescia aveva confermato integralmente la sentenza del Tribunale, basando la condanna su prove testimoniali e sull’analisi dei contatti telefonici dell’imputato.

L’Appello e il Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando due principali motivi di doglianza:

1. Un vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale e alla mancata disapplicazione della recidiva.
2. Una violazione di legge e un vizio di motivazione per l’ingiustificato diniego delle attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.).

L’imputato contestava, in sostanza, la valutazione delle prove fatta dai giudici di merito e la severità del trattamento sanzionatorio, ritenendo di meritare una pena più mite attraverso la concessione delle attenuanti.

Il ruolo dei precedenti penali nelle attenuanti generiche

Un punto cruciale della decisione riguarda il peso dei precedenti penali. La difesa lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, ma la Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero correttamente tenuto conto dei numerosi precedenti a carico dell’imputato. Questi elementi, secondo la giurisprudenza consolidata, sono un indice della propensione a delinquere e possono legittimamente giustificare il diniego del beneficio, anche senza un’analisi dettagliata di ogni singolo elemento favorevole.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende. La decisione si fonda su argomentazioni chiare e in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero meramente riproduttivi di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Non è stata mossa alcuna critica specifica alla logica della sentenza impugnata; piuttosto, la difesa ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, cosa non consentita in sede di legittimità.

In merito al diniego delle attenuanti generiche, la Cassazione ha ribadito che la valutazione del giudice di merito è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è contraddittoria. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente basato la sua decisione su tre elementi principali:

1. Il valore dei beni sottratti.
2. Il comportamento dell’imputato, che si era introdotto in un’abitazione privata e non aveva mostrato alcun segno di pentimento.
3. I numerosi precedenti penali, indicativi di una propensione a sovvertire le regole comportamentali.

I giudici hanno chiarito che non è necessario analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente fare riferimento a quelli ritenuti decisivi, come i precedenti penali.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove. Per ottenere l’annullamento di una sentenza, è necessario dimostrare un vizio logico o una violazione di legge specifici, non semplicemente riproporre le stesse argomentazioni respinte in appello. Inoltre, la decisione ribadisce che le attenuanti generiche non sono un diritto automatico, ma una concessione che il giudice valuta discrezionalmente sulla base di elementi concreti, tra cui la condotta di vita dell’imputato e i suoi precedenti penali, che possono legittimamente portare a un diniego del beneficio.

Perché la Corte di Cassazione ha negato le attenuanti generiche all’imputato?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche basandosi su elementi specifici: il valore dei beni sottratti, il comportamento dell’imputato (che si è introdotto in un’abitazione e non ha mostrato pentimento) e, soprattutto, i suoi numerosi precedenti penali, considerati indice di una propensione a delinquere.

Quali sono i motivi per cui un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile in un caso come questo?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una mera riproduzione di censure già adeguatamente valutate e respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorrente non ha mosso una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata, ma ha cercato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività non permessa in sede di legittimità.

Il giudice deve considerare tutti gli elementi a favore e a sfavore dell’imputato per concedere le attenuanti generiche?
No, secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, non è necessario che il giudice prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi o comunque rilevanti per la sua decisione, come in questo caso i precedenti penali, che sono stati considerati sufficienti per escludere il beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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