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Attenuanti generiche: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che un appello non può limitarsi a contestazioni generiche e assertive, ma deve individuare vizi logici specifici nella decisione del giudice di merito, il cui potere discrezionale è ampio se esercitato in modo coerente e logico.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Il Ricorso è Inammissibile se Generico e Assertivo

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla concessione delle attenuanti generiche e sui requisiti di ammissibilità del ricorso. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per contestare efficacemente il diniego di tali circostanze, non basta una generica doglianza, ma è necessario dimostrare un vizio logico manifesto nella motivazione del giudice. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le ragioni di questa decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla condanna di un imputato, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bari, per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 6 settembre 2011. La pena inflitta era di un anno, un mese e dieci giorni di reclusione, calcolata tenendo conto dell’aumento per la recidiva reiterata e specifica e della diminuzione per la scelta del rito abbreviato.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la manifesta illogicità della motivazione della sentenza d’appello. La critica si concentrava specificamente sul trattamento sanzionatorio e, in particolare, sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici di legittimità, le argomentazioni della difesa erano “fortemente generiche e meramente assertive”. In sostanza, il ricorso non andava oltre una semplice insistenza sulla necessità di concedere le attenuanti, senza però evidenziare specifiche contraddizioni o illogicità nel ragionamento della Corte d’Appello.

Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nella natura del potere discrezionale del giudice di merito e nei limiti del sindacato della Corte di Cassazione. Le motivazioni dell’ordinanza si possono riassumere nei seguenti punti chiave:

1. Genericità del Ricorso: La Corte ha sottolineato che la difesa si è limitata a insistere, con “deduzioni aspecifiche e apodittiche”, sulla necessità di riconoscere le attenuanti generiche. La sentenza impugnata, al contrario, aveva chiarito l’assenza di elementi positivi meritevoli di valutazione a tal fine, con un’argomentazione coerente e priva di vizi logici.

2. Potere Discrezionale del Giudice di Merito: La valutazione degli elementi per la concessione delle attenuanti rientra nel potere discrezionale del giudice. La Cassazione ha ribadito che, se tale potere è esercitato in modo congruo, logico e coerente con i principi di diritto, la sua decisione non è censurabile in sede di legittimità. Un ricorso che mira a una “rivalutazione in fatto” di elementi già considerati o alla valorizzazione di dati trascurati è destinato all’inammissibilità.

3. Onere Motivazionale sull’Art. 133 c.p.: Un aspetto cruciale è che l’onere motivazionale del giudice nel negare le attenuanti non richiede necessariamente l’esame analitico di tutti i parametri indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole). È sufficiente una motivazione che dia conto delle ragioni del diniego in modo logicamente sostenibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato e offre importanti spunti pratici. Chi intende impugnare una sentenza per il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche non può limitarsi a esprimere un dissenso sulla valutazione del giudice. È indispensabile, invece, strutturare il ricorso in modo specifico, individuando e argomentando in maniera puntuale i vizi logici, le contraddizioni o le palesi omissioni motivazionali che inficiano la decisione. Tentare di ottenere dalla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti è una strategia processuale destinata al fallimento, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le motivazioni addotte dalla difesa erano considerate fortemente generiche e meramente assertive, limitandosi a insistere sulla necessità del riconoscimento delle attenuanti senza individuare vizi logici specifici nella sentenza impugnata.

È obbligatorio per un giudice analizzare tutti i criteri dell’art. 133 c.p. per negare le attenuanti generiche?
No, la Corte ha specificato che l’onere motivazionale per negare le attenuanti generiche non richiede necessariamente l’esame di tutti i parametri fissati dall’art. 133 del codice penale. È sufficiente che la motivazione sia congrua e logicamente coerente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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