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Attenuanti generiche: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la sentenza di condanna. Il ricorso lamentava una pena eccessiva e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che i motivi erano troppo generici, non criticavano specificamente la motivazione della corte d’appello, la quale aveva correttamente basato la sua decisione sulla personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche e ricorso generico: la Cassazione fa chiarezza

Quando un ricorso in Cassazione rischia di essere dichiarato inammissibile? Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito l’importanza di formulare motivi specifici e critici, soprattutto in materia di determinazione della pena e di concessione delle attenuanti generiche. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i requisiti di ammissibilità di un ricorso e i criteri di valutazione del giudice di merito.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato nei primi due gradi di giudizio, ha proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello. Le doglianze del ricorrente si concentravano essenzialmente su due aspetti: l’erronea applicazione della legge penale nella determinazione della pena (art. 133 c.p.) e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). In sostanza, l’imputato riteneva la pena inflitta sproporzionata e ingiustificato il diniego delle circostanze che avrebbero potuto ridurla.

La Decisione della Corte e le Attenuanti Generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando i motivi proposti come manifestamente infondati e generici. Secondo gli Ermellini, il ricorrente non aveva mosso una critica puntuale e argomentata contro la decisione della Corte d’Appello. Al contrario, si era limitato a riproporre le stesse lamentele, senza confrontarsi con le ragioni esposte nella sentenza impugnata.

La decisione sottolinea un principio cardine del processo di legittimità: il ricorso non può essere una semplice lamentela, ma deve individuare con precisione l’errore di diritto commesso dal giudice precedente e spiegarne le ragioni. In assenza di questo confronto critico, il ricorso perde la sua funzione e viene respinto.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha articolato la sua decisione su due pilastri fondamentali, strettamente connessi tra loro.

Il primo riguarda la motivazione sulla quantificazione della pena. La Cassazione ha ricordato che il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nel determinare la sanzione. Per adempiere all’obbligo di motivazione, è sufficiente che il giudice dia conto dell’impiego dei criteri dell’art. 133 c.p. anche con espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa”, facendo riferimento alla gravità del reato o alla capacità a delinquere dell’imputato. Una spiegazione dettagliata è necessaria solo quando la pena si discosta notevolmente dalla media edittale, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

Il secondo pilastro concerne il diniego delle attenuanti generiche. Anche in questo caso, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta adeguata. Il giudice aveva evidenziato la personalità negativa dell’imputato, basandosi sui suoi numerosi e specifici precedenti penali. La Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato: per negare il beneficio, il giudice può valorizzare anche un solo elemento negativo ritenuto prevalente, senza dover passare in rassegna tutti i possibili fattori favorevoli. La presenza di una storia criminale significativa può, da sola, essere sufficiente a giustificare il mancato riconoscimento delle attenuanti.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante sulla necessità di specificità e concretezza nei ricorsi per Cassazione. Le censure generiche sulla determinazione della pena o sul diniego delle attenuanti generiche sono destinate all’inammissibilità se non si confrontano analiticamente con la motivazione del giudice di merito. La decisione conferma che una motivazione adeguata, anche se sintetica, è sufficiente a sostenere le valutazioni discrezionali del giudice, specialmente quando si fonda su elementi oggettivi come i precedenti penali dell’imputato. Di conseguenza, il ricorrente non solo ha visto respingere il proprio ricorso, ma è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende.

Per quali motivi un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi proposti sono manifestamente infondati, generici, non si confrontano criticamente con la decisione impugnata e sono in contrasto con la giurisprudenza consolidata.

Come deve motivare il giudice la determinazione della pena?
Il giudice, nell’esercizio della sua discrezionalità, può motivare la pena in modo sintetico, usando espressioni come “pena congrua” o richiamando la gravità del reato. Una motivazione specifica e dettagliata è richiesta solo se la pena è di gran lunga superiore alla media edittale.

È necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi per negare le attenuanti generiche?
No, non è necessario. Per escludere le attenuanti generiche, il giudice può limitarsi a prendere in esame anche un solo elemento negativo che ritiene prevalente, come la personalità del colpevole o la gravità del reato, senza dover analizzare tutti gli altri elementi potenzialmente a favore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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