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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche è legittimo se basato su elementi negativi come la quantità di droga, la personalità pericolosa e i precedenti specifici, come spiegato dalla Corte.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Valutazione del Giudice tra Fatti e Precedenti

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno dei punti più delicati e discrezionali del processo penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti cruciali per comprendere i criteri che guidano il giudice nel concedere o negare questo beneficio, specialmente in contesti di reati legati agli stupefacenti. Il caso analizzato riguarda un uomo condannato per detenzione e trasporto di cocaina, il cui ricorso si incentrava proprio sulla richiesta di una valutazione più favorevole delle attenuanti.

I Fatti di Causa

L’imputato è stato condannato in primo e secondo grado per aver trasportato e detenuto circa 19 grammi di cocaina, suddivisi in 19 involucri termosaldati. Le analisi di laboratorio hanno rivelato che da tale quantitativo era possibile ricavare oltre 90 dosi medie singole. La Corte di Appello di Perugia aveva confermato la sentenza di condanna, respingendo la richiesta della difesa di considerare le attenuanti generiche come prevalenti sulle aggravanti contestate, limitandosi a un giudizio di equivalenza.

Il Ricorso e il Ruolo delle Circostanze Attenuanti Generiche

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Il punto centrale era il mancato riconoscimento della prevalenza delle circostanze attenuanti generiche. Secondo il ricorrente, la Corte territoriale non aveva adeguatamente ponderato gli elementi a suo favore. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione delle censure già avanzate in appello, senza un effettivo confronto con le argomentazioni della sentenza impugnata.

La Valutazione della Corte Territoriale

I giudici di merito avevano fondato la loro decisione su due pilastri principali:
1. La quantità della sostanza: La detenzione di un quantitativo di droga da cui era possibile ricavare oltre 90 dosi non è stata considerata ‘esigua’. Questo dato oggettivo ha pesato negativamente nella valutazione complessiva.
2. La personalità dell’imputato: È emersa una ‘non minima pericolosità’. L’imputato stesso aveva ammesso di svolgere regolarmente attività di spaccio come fonte di sostentamento. Inoltre, un precedente penale specifico per reati simili commessi negli anni precedenti ha confermato una certa dedizione all’attività illecita.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribadito principi consolidati in materia di circostanze attenuanti generiche. La valutazione del giudice di merito su questo punto costituisce un ‘giudizio di fatto’, che non può essere messo in discussione in sede di legittimità se la motivazione è logica, coerente e non contraddittoria. Il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo elemento, ma può limitarsi a indicare quelli ritenuti decisivi per la concessione o l’esclusione del beneficio. In questo caso, la Corte di Appello ha correttamente evidenziato gli elementi negativi preponderanti.

Un aspetto fondamentale sottolineato dalla Corte è che il diniego delle attenuanti generiche può essere legittimamente motivato anche solo con l’assenza di elementi o circostanze di segno positivo. Non è necessario che sussistano specifici elementi negativi; è sufficiente che non emergano motivi validi per mitigare il trattamento sanzionatorio. Nel caso di specie, la Corte di Appello ha ritenuto che non vi fossero elementi positivi tali da giustificare una riduzione della pena, applicando correttamente i principi di diritto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la concessione delle circostanze attenuanti generiche non è un diritto automatico dell’imputato, ma il risultato di una valutazione discrezionale e approfondita del giudice. Elementi come la gravità del fatto (es. la quantità di stupefacente), la personalità dell’imputato e i suoi precedenti penali sono decisivi. Per ottenere un esito favorevole, non basta l’assenza di elementi particolarmente negativi, ma è necessario che emergano circostanze positive concrete che possano giustificare una mitigazione della pena. La decisione della Cassazione rafforza l’idea che un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere critiche specifiche e puntuali alla motivazione della sentenza d’appello, e non limitarsi a ripetere le argomentazioni già respinte.

Quando un giudice può negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche?
Un giudice può negare le attenuanti generiche quando la sua decisione è basata su una motivazione logica e non contraddittoria, fondata su elementi di valutazione come quelli indicati nell’art. 133 del codice penale. È sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi (come la gravità del fatto o la personalità dell’imputato) o anche solo sull’assenza di elementi positivi che giustifichino una mitigazione della pena.

La quantità di sostanza stupefacente è rilevante per la concessione delle attenuanti?
Sì, la quantità della sostanza è un elemento rilevante. Nel caso specifico, il fatto che dalla droga sequestrata si potessero ricavare oltre 90 dosi singole è stato considerato un fattore ostativo al riconoscimento di un trattamento sanzionatorio più mite, poiché la quantità non è stata ritenuta esigua.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi di appello in Cassazione?
No, non è sufficiente. Un ricorso per cassazione è inammissibile se si limita a riproporre le stesse censure già dedotte in appello, senza un confronto critico e specifico con la motivazione della sentenza impugnata. Il ricorso deve evidenziare vizi di legittimità (violazione di legge o vizio di motivazione) presenti nella decisione di secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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