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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle?

Un ricorso contro una condanna per stupefacenti è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. Il ricorrente lamentava una motivazione carente sulla quantificazione della pena e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che la valutazione dei fatti spetta ai giudici di merito e che la negazione delle attenuanti era ben motivata dalla gravità del reato e dall’assenza di elementi positivi, ribadendo che la sola incensuratezza non è sufficiente.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Sola Incensuratezza Non Basta

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli ambiti di maggiore discrezionalità per il giudice penale. Tuttavia, questa discrezionalità non è illimitata e deve essere esercitata attraverso una motivazione logica e coerente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire i criteri che guidano questa delicata valutazione, specialmente in relazione a reati di particolare gravità come lo spaccio di stupefacenti.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata in primo e secondo grado, per due episodi di violazione della legge sugli stupefacenti, unificati dal vincolo della continuazione. L’imputato, ritenuto responsabile, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha articolato il proprio ricorso su due punti fondamentali:

1. Vizio di motivazione sulla responsabilità penale: si contestava il percorso logico-giuridico seguito dai giudici di merito nell’affermare la colpevolezza dell’imputato.
2. Vizio di motivazione sulla pena: si criticava la quantificazione della sanzione, l’aumento per la continuazione e, soprattutto, la mancata concessione delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

La Valutazione della Corte: il Ruolo della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti essenziali sul proprio ruolo e sui limiti del giudizio di legittimità. In primo luogo, ha ribadito che le censure relative alla ricostruzione dei fatti e alla valutazione del materiale probatorio non possono trovare spazio in sede di Cassazione. Questo compito spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), il cui giudizio è insindacabile se supportato da una motivazione congrua, adeguata e priva di vizi logici, come avvenuto nel caso di specie.

Attenuanti Generiche e Discrezionalità del Giudice

Il cuore della pronuncia riguarda il secondo motivo di ricorso. La Cassazione ha ritenuto pienamente legittima e correttamente motivata la decisione della Corte d’Appello di negare le attenuanti generiche. I giudici di merito avevano infatti evidenziato la gravità dei fatti, desumibile dalle modalità della condotta, dal significativo quantitativo di stupefacente sequestrato e dall’intensità del dolo. A fronte di questi elementi negativi, non erano emersi elementi positivi idonei a giustificare una riduzione della pena.

Le motivazioni

La Corte ha sottolineato un principio consolidato, rafforzato dalla riforma dell’art. 62-bis del codice penale avvenuta nel 2008: il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è più sufficiente per ottenere il beneficio. Il giudice, per concedere le attenuanti, deve individuare elementi o circostanze di segno positivo. In loro assenza, la negazione del beneficio è legittima e non richiede una motivazione particolarmente analitica. La decisione impugnata era, secondo la Cassazione, ben argomentata, avendo considerato la pena base congrua rispetto alla gravità del reato principale (la detenzione del quantitativo più rilevante di droga) e l’aumento per la continuazione giustificato dalla natura del secondo episodio criminoso, che denotava un’attività svolta con organizzazione di mezzi e investimento di risorse economiche.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la valutazione sulla congruità della pena e sulla concessione delle attenuanti generiche è un potere discrezionale del giudice di merito, che la Cassazione può sindacare solo in caso di motivazione manifestamente illogica o assente. Per l’imputato che aspira a una riduzione di pena, non basta essere incensurato; è necessario che dal processo emergano elementi positivi concreti che possano giustificare un trattamento sanzionatorio più mite. In assenza di tali elementi, e di fronte a un reato grave, il giudice può legittimamente negare il beneficio, basando la sua decisione sulla gravità oggettiva e soggettiva del fatto.

È sufficiente non avere precedenti penali per ottenere le attenuanti generiche?
No, secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, specialmente dopo la riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza non è più un elemento sufficiente per la concessione automatica delle attenuanti generiche. Il giudice deve riscontrare la presenza di elementi di segno positivo.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Come giustifica il giudice la decisione di negare le attenuanti generiche?
Il giudice può legittimamente negare le attenuanti generiche motivando la sua decisione con l’assenza di elementi positivi e la presenza di elementi negativi, quali la particolare gravità del fatto, le modalità della condotta, l’intensità dell’intenzione criminale (dolo) e l’organizzazione dimostrata nel commettere il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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