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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che il giudice di merito può legittimamente negare il beneficio basandosi anche su un solo elemento negativo, come i precedenti penali desumibili dal casellario giudiziale, qualora lo ritenga prevalente e sufficiente a giustificare la decisione, senza dover analizzare tutti gli altri parametri previsti dalla legge.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: basta il casellario giudiziale per negarle?

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno dei momenti più delicati del giudizio penale, in cui il giudice esercita un’ampia discrezionalità per adeguare la pena al caso concreto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi che governano questa materia, chiarendo quando il diniego di tale beneficio sia da considerarsi legittimo. La pronuncia in esame offre spunti fondamentali per comprendere come la personalità dell’imputato, e in particolare i suoi precedenti penali, possa influenzare la decisione del giudice.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011. La sentenza della Corte d’Appello aveva confermato integralmente la condanna a otto mesi di reclusione, emessa a seguito di un giudizio abbreviato. L’unico motivo di doglianza sollevato dall’imputato dinanzi alla Corte di Cassazione riguardava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte d’Appello e il ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello aveva motivato il diniego delle attenuanti generiche facendo leva su due elementi principali: le risultanze del certificato del casellario giudiziale, da cui emergeva una “apprezzabile proclività a delinquere” dell’imputato, e l’assenza di elementi positivi che potessero giustificare una riduzione della pena. Il ricorrente, nel suo appello, aveva contestato tale valutazione, ma secondo la Cassazione, si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni senza confutare specificamente il ragionamento persuasivo dei giudici di secondo grado.

Le Motivazioni della Cassazione sul diniego delle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha svolto una disamina chiara e precisa dei poteri del giudice di merito in tema di attenuanti generiche. Richiamando consolidata giurisprudenza, ha affermato che la valutazione sulla concessione o esclusione di tali circostanze costituisce un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica, non contraddittoria e coerente.

Il punto centrale della decisione risiede nel principio secondo cui, ai fini della valutazione ex art. 62-bis c.p., il giudice può limitarsi a considerare anche un solo elemento tra quelli indicati nell’art. 133 c.p., qualora lo ritenga prevalente e decisivo. Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha correttamente identificato nei precedenti penali dell’imputato l’elemento preponderante, sufficiente di per sé a escludere il beneficio. La “proclività a delinquere” desunta dal casellario giudiziale è stata ritenuta un indicatore della personalità del colpevole talmente significativo da rendere superflua l’analisi di altri potenziali fattori positivi, peraltro non emersi nel corso del processo.

Conclusioni

L’ordinanza riafferma un principio di cruciale importanza pratica: il giudice non è tenuto a compiere un’analisi analitica di tutti i parametri dell’art. 133 c.p. per giustificare il diniego delle attenuanti generiche. È sufficiente che la sua motivazione si concentri sull’elemento ritenuto decisivo, sia esso attinente alla gravità del reato o alla personalità del colpevole. Questa pronuncia conferma che la presenza di precedenti penali può legittimamente costituire l’unico fondamento per una decisione negativa, a condizione che il ragionamento del giudice sia esente da vizi logici e adeguatamente esplicitato. Di conseguenza, un ricorso in Cassazione che si limiti a riproporre genericamente la richiesta di attenuanti, senza attaccare la coerenza logica della motivazione del giudice di merito, è destinato all’inammissibilità.

È necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi dell’art. 133 c.p. per negare le attenuanti generiche?
No, secondo la Corte di Cassazione, il giudice può limitarsi a prendere in esame, tra gli elementi indicati nell’art. 133 c.p., quello che ritiene prevalente ed atto a determinare o meno il riconoscimento del beneficio.

Un precedente penale è sufficiente per negare le attenuanti generiche?
Sì, la Corte ha stabilito che anche un solo elemento, come le risultanze del casellario giudiziale che indicano una ‘proclività a delinquere’, può essere considerato sufficiente per giustificare il diniego delle attenuanti generiche, se ritenuto prevalente dal giudice.

È possibile contestare in Cassazione il diniego delle attenuanti generiche?
Sì, ma solo se si evidenzia un vizio di motivazione, come la sua contraddittorietà o illogicità. Non è sufficiente riproporre le stesse censure già presentate in appello, ma è necessario confutare specificamente le argomentazioni della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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