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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle?

Un individuo condannato per furto aggravato ricorre in Cassazione per il mancato riconoscimento delle attenuanti. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo in presenza di precedenti penali e assenza di pentimento. Viene inoltre chiarito che la valutazione del danno lieve deve considerare tutti gli effetti del reato, incluso il danneggiamento, e non solo il valore della refurtiva.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione chiarisce i limiti alla discrezionalità del giudice

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale nel diritto penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica situazione personale dell’imputato e alle modalità del fatto. Tuttavia, la loro concessione non è un diritto automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri che giustificano il loro diniego, chiarendo il peso dei precedenti penali, dell’assenza di pentimento e la corretta valutazione del danno.

I Fatti del Caso: Furto con Scasso e Ricorso in Cassazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un giovane condannato in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato in concorso. L’imputato, dopo aver infranto il finestrino di un’autovettura, aveva sottratto alcune bottiglie presenti all’interno. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni di legge:

1. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, nonostante il silenzio serbato dall’imputato durante l’interrogatorio.
2. Il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità, previsto dall’art. 62 n. 4 del codice penale.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti su entrambi i punti.

Le Motivazioni della Corte: Analisi della Decisione

La decisione della Corte si articola su due fronti, respingendo con nettezza le argomentazioni difensive e confermando l’operato dei giudici di merito.

Diniego delle attenuanti generiche: non un diritto automatico

Il primo motivo di ricorso criticava la decisione della Corte d’Appello di negare le attenuanti generiche basandosi, tra le altre cose, sul silenzio dell’imputato. La Cassazione chiarisce un punto cruciale: non è il silenzio in sé ad essere sanzionato, ma la diversa e autonoma circostanza che l’imputato non abbia mostrato alcun segno di pentimento o volontà riparatoria.

La Corte ribadisce che le attenuanti generiche servono a mitigare la pena in presenza di situazioni non codificate che incidono positivamente sulla valutazione del reato e della capacità a delinquere dell’autore. La loro concessione non è mai presunta o scontata.

Nel caso specifico, i giudici hanno correttamente esercitato la loro discrezionalità, valorizzando elementi ostativi come i precedenti penali dell’imputato. Questi elementi, uniti all’assenza di segnali di ravvedimento, sono stati ritenuti sufficienti a giustificare il diniego del beneficio.

L’Attenuante del Danno di Speciale Tenuità: Una Valutazione Complessiva

Anche la seconda doglianza, relativa al danno di lieve entità, è stata respinta. La Corte ha innanzitutto qualificato il motivo come inammissibile perché mera ripetizione di argomenti già esaminati e disattesi in appello.

Nel merito, la Cassazione sottolinea un principio fondamentale: per concedere l’attenuante del danno di speciale tenuità, il pregiudizio deve essere complessivamente irrisorio. La valutazione non può limitarsi al solo valore della cosa sottratta (le bottiglie), ma deve includere anche “gli ulteriori effetti pregiudizievoli” subiti dalla vittima. Nel caso di specie, il danno includeva anche il costo per la riparazione del finestrino infranto, un elemento che il ricorso non aveva adeguatamente considerato.

La Corte cita precedenti secondo cui questa attenuante non è configurabile neanche per un furto di merce del valore di 82 euro, se si considerano tutte le circostanze. La capacità economica della vittima, inoltre, è del tutto irrilevante ai fini di questa valutazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre spunti pratici di grande rilevanza. In primo luogo, conferma che le attenuanti generiche non possono essere invocate come un diritto, ma dipendono da una valutazione discrezionale del giudice basata su elementi concreti, come la condotta processuale e post-delittuosa dell’imputato e i suoi precedenti. Il silenzio non è una colpa, ma l’assenza di pentimento può essere un valido motivo per negare il beneficio.

In secondo luogo, viene ribadito che la valutazione del danno, ai fini dell’applicazione dell’attenuante specifica, deve essere globale. In caso di furto con scasso, il valore della refurtiva è solo una parte del danno complessivo, che deve necessariamente includere anche i costi derivanti dal danneggiamento compiuto per commettere il reato.

Il silenzio dell’imputato può essere un motivo per negare le attenuanti generiche?
No, la Corte chiarisce che non viene sanzionato il silenzio in sé, ma la circostanza che l’imputato non abbia fatto dichiarazioni di pentimento o manifestato volontà riparatoria. La valutazione negativa si basa sull’assenza di elementi positivi, non sulla scelta di non parlare.

Come si valuta il danno di speciale tenuità in un furto con scasso?
La valutazione deve essere complessiva e non limitarsi al valore della merce sottratta. Deve includere tutti gli effetti pregiudizievoli subiti dalla vittima, come, nel caso specifico, il costo per la riparazione del finestrino dell’auto infranto per commettere il furto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi erano in parte generici e in parte si limitavano a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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