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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti, a cui erano state negate le attenuanti generiche. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo che la presenza di numerosi precedenti penali e carichi pendenti fosse una motivazione sufficiente e logica per escludere il beneficio, in quanto indicatori di una personalità non incline al rispetto della legge.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Conferma il Diniego in Presenza di Precedenti Penali

Le attenuanti generiche, previste dall’articolo 62-bis del codice penale, rappresentano uno strumento fondamentale a disposizione del giudice per adeguare la pena alla specifica situazione del reo. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza i criteri che possono legittimamente portare al loro diniego, sottolineando il peso dei precedenti penali nella valutazione complessiva della personalità dell’imputato.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo a quattro anni e due mesi di reclusione, oltre a una multa di 20.000 euro, per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, commi 1 e 4, D.P.R. 309/1990). La sentenza, emessa in primo grado e confermata dalla Corte d’Appello, veniva impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’imputato, tramite il suo difensore, presentava un unico motivo di ricorso: la violazione dell’art. 62-bis del codice penale, lamentando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. A suo avviso, i giudici di merito avevano errato nel non concedere la riduzione di pena prevista da tale istituto.

La Decisione della Suprema Corte e le Attenuanti Generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo il motivo proposto non consentito dalla legge. I giudici supremi hanno evidenziato come il ricorso non si confrontasse realmente con la motivazione logica e congrua della Corte d’Appello, ma si limitasse a riproporre le stesse critiche già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio.

Questa decisione riafferma un principio cardine del processo penale: il ricorso in Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Non serve a riesaminare i fatti, ma a controllare la corretta applicazione della legge. Quando un motivo di ricorso si limita a reiterare argomentazioni già vagliate, senza individuare vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata, esso è destinato all’inammissibilità.

Le Motivazioni: Il Peso dei Precedenti Penali nella Valutazione del Giudice

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che hanno portato al diniego delle attenuanti generiche. La Corte di Cassazione ha avallato pienamente il ragionamento della Corte d’Appello, la quale aveva basato la sua decisione su elementi concreti e negativi.

In particolare, i giudici di merito avevano evidenziato:
1. L’assenza di elementi di segno positivo a favore dell’imputato.
2. La presenza di numerosi precedenti penali per reati di varia natura e di carichi pendenti.

Questi fattori, nel loro insieme, sono stati considerati rivelatori di una “personalità non incline all’osservanza della legge”. La Suprema Corte ha ricordato che la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche costituisce un “giudizio di fatto”, la cui motivazione è insindacabile in sede di legittimità, a patto che non sia contraddittoria e che dia conto degli elementi considerati preponderanti ai sensi dell’art. 133 c.p.

Citando un proprio precedente (Sez. 5, n. 43952 del 2017), la Corte ha ribadito che il richiamo in sentenza ai numerosi precedenti penali dell’imputato è una ragione sufficiente per escludere il beneficio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la concessione delle attenuanti generiche è una scelta discrezionale del giudice di merito, che deve essere adeguatamente motivata. Un passato criminale significativo, caratterizzato da precedenti e carichi pendenti, può legittimamente essere considerato un elemento ostativo alla concessione del beneficio, in quanto indice di una pericolosità sociale e di una mancata revisione critica del proprio comportamento. Per la difesa, ciò significa che la semplice richiesta di concessione delle attenuanti non è sufficiente; è necessario fornire al giudice elementi positivi concreti e specifici sulla personalità e sulla condotta dell’imputato che possano controbilanciare un eventuale quadro negativo derivante dai suoi precedenti.

I precedenti penali possono da soli giustificare il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche?
Sì. Secondo la Corte, il richiamo in sentenza ai numerosi precedenti penali dell’imputato è considerato una motivazione sufficiente e corretta per escludere la concessione delle attenuanti generiche, in quanto elemento rivelatore di una personalità non incline al rispetto della legge.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo proposto era ‘non consentito’. In pratica, l’imputato non ha sollevato un vizio di legittimità (un errore di diritto), ma si è limitato a riproporre le stesse critiche già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi con la logica della sua motivazione.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel valutare le attenuanti generiche?
La Corte di Cassazione non riesamina nel merito la decisione di concedere o negare le attenuanti generiche, poiché questa è una valutazione di fatto riservata ai giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è solo controllare che la motivazione della decisione sia logica, non contraddittoria e basata sui criteri di legge, come quelli indicati nell’art. 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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