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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità, confermando la decisione del giudice di merito di negare le attenuanti generiche. La Suprema Corte ribadisce che, ai fini della concessione del beneficio, non è sufficiente l’assenza di precedenti penali, ma è necessaria la presenza di elementi di segno positivo. La decisione del giudice si basa su una valutazione complessiva degli elementi indicati nell’art. 133 c.p., e anche un solo fattore negativo può essere sufficiente a giustificare il diniego.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Sola Assenza di Precedenti Non Basta

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più importanti a disposizione del giudice per adeguare la pena alla specifica situazione del reo e del fatto commesso. Tuttavia, quali sono i limiti di questa discrezionalità? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che l’assenza di precedenti penali, da sola, non è sufficiente a giustificare la concessione del beneficio. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in un’ipotesi considerata di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). L’imputato era stato trovato in possesso di due bustine di droga, destinate secondo l’accusa alla vendita.

Contro la sentenza di condanna, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione basato su tre motivi principali:
1. La richiesta di derubricare il reato da consumato a tentato.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato su tutti i fronti, dichiarandolo inammissibile.

La Valutazione delle attenuanti generiche secondo la Cassazione

Il punto centrale della pronuncia riguarda proprio il diniego delle attenuanti generiche. La difesa sosteneva che queste dovessero essere concesse, ma i giudici hanno ribadito un orientamento ormai consolidato.

La Corte ha ricordato che, a seguito della riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è più un elemento sufficiente per ottenere la diminuzione di pena. Il giudice di merito, per concedere o negare le attenuanti, deve compiere una valutazione di fatto, basata sugli elementi indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del colpevole).

Il Potere Discrezionale del Giudice

Il giudizio del giudice di merito sulla concessione delle attenuanti è insindacabile in sede di legittimità, a condizione che la motivazione sia logica, non contraddittoria e che dia conto degli elementi considerati preponderanti. Il giudice non è tenuto ad analizzare tutti gli elementi dell’art. 133 c.p., ma può limitarsi a prendere in esame quello o quelli che ritiene prevalenti e decisivi per la sua scelta. Pertanto, anche un solo elemento negativo, relativo alla personalità del colpevole o alla gravità del reato, può essere sufficiente a giustificare il diniego del beneficio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione chiara e lineare.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha specificato che il reato era stato correttamente contestato come detenzione finalizzata alla cessione, un reato che si consuma con la sola detenzione, rendendo infondata la richiesta di derubricazione a tentativo.

Sul secondo punto, relativo all’art. 131-bis c.p., i giudici hanno confermato la decisione della Corte territoriale, che aveva escluso la particolare tenuità del fatto basandosi sulla gravità dell’offesa al bene giuridico tutelato (la salute pubblica) e sulla non occasionalità della condotta, desunta anche dai precedenti dell’imputato.

Infine, e con particolare enfasi, la Corte ha respinto il motivo sulle attenuanti generiche. Ha affermato che il diniego può essere legittimamente motivato con la semplice assenza di elementi o circostanze di segno positivo. Nel caso di specie, il giudice di merito aveva implicitamente ma logicamente valutato negativamente la condotta e la personalità dell’imputato, rendendo la sua decisione incensurabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: le attenuanti generiche non sono un diritto automatico, né una conseguenza della sola assenza di precedenti penali. La loro concessione è frutto di un giudizio discrezionale del giudice, che deve essere motivato sulla base di elementi concreti e positivi che giustifichino una mitigazione della pena. Questa pronuncia serve da monito: per sperare in una riduzione di pena, non basta non avere precedenti, ma è necessario dimostrare l’esistenza di circostanze favorevoli che meritino di essere valorizzate.

Quando il possesso di droga ai fini di spaccio è reato consumato e non tentato?
Secondo la Corte, il reato di detenzione di sostanze stupefacenti finalizzata alla cessione è un reato che si perfeziona con la semplice detenzione della sostanza, a prescindere dal fatto che la vendita sia effettivamente avvenuta. Pertanto, essere colti in possesso della droga destinata allo smercio costituisce il reato consumato.

Perché può essere negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La non punibilità può essere esclusa quando, nonostante la quantità di sostanza possa essere modesta, il giudice valuta negativamente altri indici, come la gravità dell’offesa al bene giuridico protetto, le concrete modalità del fatto e la non occasionalità della condotta, che può essere desunta anche da precedenti penali.

L’assenza di precedenti penali è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, specialmente dopo la riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per il riconoscimento delle attenuanti generiche. Il giudice deve individuare elementi di segno positivo e può negare il beneficio anche sulla base di un singolo elemento negativo ritenuto prevalente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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