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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ribadisce che il giudice può negare tale beneficio basandosi sui precedenti penali dell’imputato, poiché essi riflettono un giudizio di disvalore sulla sua personalità, rendendo sufficiente anche una motivazione implicita.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Cassazione conferma, i precedenti penali contano

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali del processo penale, un punto in cui il giudice valuta la personalità dell’imputato al di là del fatto-reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi consolidati su quando e perché questo beneficio possa essere negato, anche solo sulla base dei precedenti penali.

Il Caso in Esame

Un imputato, condannato in primo e secondo grado per un delitto previsto dall’art. 73 del D.Lgs. 74/2000, ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo principale della sua doglianza era il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche da parte della Corte d’Appello, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. La difesa sosteneva che la Corte territoriale non avesse adeguatamente considerato gli elementi a favore dell’imputato, limitandosi a confermare la decisione del primo giudice.

La Decisione sulle Attenuanti Generiche e la Discrezionalità del Giudice

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per riaffermare alcuni punti cardine sulla concessione delle attenuanti generiche.

Il Peso dei Precedenti Penali

Il Collegio ha sottolineato che la ratio dell’art. 62-bis del codice penale non obbliga il giudice a esaminare ogni singola deduzione difensiva. È sufficiente indicare gli elementi di preponderante rilevanza che ostacolano la concessione del beneficio. In questo contesto, i precedenti penali dell’imputato possono essere, da soli, un elemento sufficiente per negare le attenuanti. Questo perché, secondo la Corte, attraverso la valutazione dei precedenti si formula un giudizio di disvalore sulla personalità del reo, che è incompatibile con una prognosi favorevole.

La Motivazione Implicita ma Adeguata

Un altro aspetto cruciale evidenziato dalla Corte è che la motivazione del diniego può essere anche implicita. Quando il giudice, nel determinare la pena, fa riferimento a elementi (come quelli previsti dall’art. 133 c.p.) che sono logicamente incompatibili con la concessione delle attenuanti, la richiesta si intende respinta. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva richiamato la motivazione del Tribunale, che aveva considerato la gravità del fatto e i precedenti penali per giustificare la pena inflitta. Questa valutazione, incentrata su un giudizio negativo della personalità dell’imputato, è stata ritenuta sufficiente e logicamente coerente per escludere anche le attenuanti generiche.

le motivazioni

Le motivazioni della Cassazione si fondano su un orientamento giurisprudenziale consolidato. La Corte ha chiarito che il ricorso non può trasformarsi in un’istanza per una terza valutazione del merito. La valutazione della personalità dell’imputato, della gravità del reato e dell’adeguatezza della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, e il suo giudizio, se logicamente motivato, non è sindacabile in sede di legittimità. Il ricorso è stato quindi considerato un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, piuttosto che una denuncia di una reale violazione di legge. La valutazione negativa della personalità, basata su elementi concreti come i precedenti, è stata ritenuta un ostacolo insuperabile a un giudizio prognostico favorevole, giustificando pienamente il diniego delle attenuanti.

le conclusioni

In conclusione, questa ordinanza rafforza il principio secondo cui la concessione delle attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà discrezionale del giudice. Una storia criminale pregressa può legittimamente fondare, da sola, una decisione negativa, in quanto indice di una personalità non meritevole del trattamento sanzionatorio più mite. Per la difesa, ciò significa che non basta appellarsi genericamente alla clemenza, ma è necessario fornire elementi specifici e concreti in grado di superare il giudizio negativo derivante dai precedenti penali.

È sufficiente il riferimento ai precedenti penali per negare le attenuanti generiche?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, le attenuanti generiche possono essere negate anche soltanto in base ai precedenti penali dell’imputato, perché attraverso di essi il giudice formula, sia pure implicitamente, un giudizio di disvalore sulla sua personalità.

Il giudice di merito è obbligato a rispondere a ogni singola argomentazione difensiva sulla concessione delle attenuanti?
No, la legge non impone al giudice di merito di esprimere una valutazione su ogni singola deduzione difensiva. È sufficiente l’indicazione degli elementi di preponderante rilevanza che si ritengono ostativi alla concessione delle attenuanti.

Cosa succede se il ricorso in Cassazione si limita a chiedere una nuova valutazione dei fatti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un giudice di legittimità che valuta solo la corretta applicazione della legge. Un ricorso che propone censure finalizzate a una riconsiderazione dei fatti viene ritenuto inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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