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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche. La decisione si fonda sulla valutazione del comportamento processuale dell’imputato, ritenuto contraddittorio e poco credibile, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel motivare tale diniego basandosi sugli elementi ritenuti decisivi.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice e il Comportamento dell’Imputato

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta un momento cruciale nel processo penale, in cui il giudice valuta la personalità dell’imputato e le circostanze del reato per calibrare la pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi che governano questa valutazione, sottolineando come il comportamento processuale dell’imputato possa essere un fattore decisivo. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

Il Caso in Esame: Ricorso contro il Diniego delle Attenuanti Generiche

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello. I motivi del ricorso erano principalmente tre:

1. La mancata applicazione delle attenuanti generiche, ritenuta immotivata.
2. La violazione di legge per la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. L’eccessività della pena inflitta.

L’imputato sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente considerato gli elementi a suo favore per la concessione delle attenuanti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La Corte ha esaminato ciascun motivo, ritenendoli manifestamente infondati o eccessivamente generici.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche e la Discrezionalità del Giudice

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo. La Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte di Appello pienamente logica e coerente. I giudici di merito avevano negato le attenuanti basandosi su due elementi chiave: le modalità del fatto e, soprattutto, il comportamento processuale dell’imputato. Quest’ultimo aveva fornito una ricostruzione dei fatti ritenuta contraddittoria e poco credibile.

La Corte ha richiamato il suo consolidato orientamento giurisprudenziale, secondo cui il giudice, nel motivare il diniego delle attenuanti generiche, non è obbligato a prendere in esame ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole dedotto dalle parti. È sufficiente che faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi, poiché tutti gli altri si considerano implicitamente superati da tale valutazione.

La Genericità degli Altri Motivi di Ricorso

Per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Corte l’ha liquidata come assolutamente generica, priva di una specifica e correlata argomentazione. Anche il motivo sull’eccessività della pena è stato giudicato infondato, poiché la graduazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che nel caso di specie aveva esercitato tale potere in aderenza ai principi degli artt. 132 e 133 del codice penale, fornendo una motivazione adeguata.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda sul principio della discrezionalità del giudice di merito e sull’autosufficienza della sua motivazione, purché esente da vizi logici evidenti. La Corte non riesamina i fatti, ma si limita a controllare la correttezza giuridica e la coerenza logica della decisione impugnata. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente individuato nel comportamento processuale dell’imputato un elemento ostativo alla concessione delle attenuanti. Una ricostruzione dei fatti contraddittoria e non credibile mina l’affidabilità dell’imputato e può essere legittimamente interpretata dal giudice come un indicatore negativo ai fini della valutazione complessiva della sua personalità e del suo atteggiamento rispetto al reato commesso.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che il comportamento dell’imputato durante il processo è un fattore di fondamentale importanza che può legittimamente influenzare la decisione del giudice sulla concessione delle attenuanti generiche. Una difesa non credibile può avere conseguenze dirette sulla determinazione della pena. In secondo luogo, evidenzia la necessità di formulare ricorsi per cassazione con motivi specifici, dettagliati e ben argomentati. Motivi generici o assertivi vengono sistematicamente dichiarati inammissibili, precludendo un esame nel merito da parte della Suprema Corte e rendendo definitiva la condanna.

Può un giudice negare le attenuanti generiche basandosi solo sul comportamento processuale dell’imputato?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il giudice di merito può legittimamente negare le attenuanti generiche qualora ritenga che il comportamento processuale dell’imputato, come fornire una ricostruzione dei fatti contraddittoria e poco credibile, costituisca un elemento ostativo alla loro concessione.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare tutti gli elementi a favore e a sfavore dell’imputato?
No, secondo l’orientamento consolidato citato nell’ordinanza, non è necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi dedotti dalle parti. È sufficiente che motivi la sua decisione facendo riferimento a quelli ritenuti decisivi, poiché tutti gli altri elementi si intendono implicitamente superati da tale valutazione.

Cosa succede se un motivo di ricorso è formulato in modo troppo generico?
Se un motivo di ricorso, come quello relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. nel caso di specie, è formulato in modo generico e privo di una specifica argomentazione, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile senza entrare nel merito della questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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