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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che, per negare tali circostanze, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione facendo riferimento agli elementi ritenuti decisivi, senza dover analizzare ogni singolo aspetto favorevole o sfavorevole.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Motivazione Sintetica del Giudice è Sufficiente?

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno dei poteri più discrezionali del giudice penale. Questa facoltà permette di adeguare la pena alla specifica situazione personale dell’imputato e alle circostanze del reato. Ma cosa succede quando il giudice nega questo beneficio? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sull’onere di motivazione richiesto, confermando un principio consolidato: non è necessaria un’analisi enciclopedica di tutti gli elementi, ma è sufficiente una motivazione mirata. Analizziamo il caso e le sue implicazioni.

Il Contesto del Caso Giudiziario

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90). La Corte di Appello di Firenze, pur escludendo la recidiva, aveva confermato la decisione del Tribunale di non concedere le attenuanti generiche, rideterminando la pena in 8 mesi di reclusione e 733 euro di multa.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando proprio questo aspetto. Il motivo unico del ricorso si basava sulla presunta violazione di legge e sul vizio di motivazione relativo al diniego delle attenuanti. In sostanza, la difesa riteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente spiegato le ragioni del suo rifiuto.

La Decisione della Cassazione sulle attenuanti generiche

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: uno di carattere procedurale e uno di merito, strettamente connesso all’obbligo di motivazione.

La Ripetitività del Motivo come Causa di Inammissibilità

In primo luogo, la Corte ha osservato che il ricorso era meramente riproduttivo di censure già esaminate e respinte dai giudici di secondo grado. Secondo la giurisprudenza consolidata, il ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni, ma deve contenere una critica specifica e puntuale al ragionamento della sentenza impugnata. In assenza di tale critica, il motivo viene considerato generico e, quindi, inammissibile.

La Sufficienza della Motivazione sul Trattamento Punitivo

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato che la motivazione della Corte d’Appello sul diniego delle attenuanti generiche era sufficiente, logica e non contraddittoria. Questo ci porta al cuore del principio giuridico ribadito dalla Corte.

Le motivazioni: i principi sulle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un importante principio di diritto riguardo all’obbligo di motivazione del giudice quando nega le attenuanti generiche. Questo principio si basa sull’idea di economia processuale e sulla focalizzazione degli elementi realmente rilevanti.

Il Dovere di Motivazione del Giudice

Quando un giudice decide sulla concessione o meno delle attenuanti, deve motivare la sua scelta. Tuttavia, l’ampiezza di questa motivazione non è illimitata. La Cassazione ha chiarito che il giudice non è tenuto a prendere in considerazione e a confutare analiticamente ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole dedotto dalle parti o emergente dagli atti processuali.

La Valutazione degli Elementi Decisivi

È sufficiente che il giudice indichi quali elementi ha ritenuto decisivi per formare il suo convincimento. Facendo riferimento a questi fattori (siano essi positivi o negativi), il giudice implicitamente dimostra di aver valutato e superato tutti gli altri elementi non menzionati. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano fornito una spiegazione adeguata per il loro diniego, allineandosi a questo costante dictum della Suprema Corte.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre due importanti spunti di riflessione. Dal punto di vista processuale, ribadisce la necessità di formulare ricorsi per cassazione che non siano una semplice fotocopia dei motivi d’appello, ma che si confrontino criticamente con la decisione impugnata. Dal punto di vista sostanziale, conferma che, in tema di attenuanti generiche, la discrezionalità del giudice di merito è ampia, ma deve essere sempre supportata da una motivazione che, sebbene possa essere sintetica, deve essere logica e incentrata sugli aspetti ritenuti cruciali per la decisione. Per la difesa, ciò significa concentrare le proprie argomentazioni su elementi di tale rilevanza da non poter essere ignorati o implicitamente superati dal giudice.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare ogni singolo elemento a favore e a sfavore dell’imputato?
No, non è necessario. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o comunque rilevanti per la sua decisione, rimanendo tutti gli altri disattesi o superati da tale valutazione.

È possibile presentare in Cassazione un ricorso che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello?
No, un ricorso così formulato è inammissibile. Il ricorso per cassazione deve contenere una critica specifica e puntuale delle argomentazioni della sentenza impugnata e non può essere una mera riproduzione di censure già esaminate e disattese dal giudice di merito.

Cosa rende inammissibile un motivo di ricorso che contesta il trattamento punitivo?
Un motivo di ricorso sul trattamento punitivo (come il diniego delle attenuanti) è inammissibile se la decisione del giudice di merito è sorretta da una motivazione sufficiente e non illogica, e se ha adeguatamente esaminato le deduzioni difensive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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