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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputate condannate per tentato furto. La sentenza conferma che il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi sulla gravità del dolo e sulla pericolosità sociale, senza che sia necessaria la presenza di precedenti penali. Inoltre, la richiesta di sospensione condizionale della pena non può essere avanzata per la prima volta in sede di legittimità se non è stata formulata nei motivi di appello.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Discrezionalità del Giudice e i Limiti del Ricorso

Introduzione: Il Caso in Esame

Le attenuanti generiche, previste dall’articolo 62-bis del Codice Penale, rappresentano uno strumento fondamentale a disposizione del giudice per adeguare la pena alla specificità del caso concreto. Tuttavia, la loro concessione non è un atto dovuto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini della discrezionalità del giudice nel negare tale beneficio, chiarendo come la valutazione sulla personalità dell’imputato e sulle modalità del reato possa essere decisiva. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i principi applicati.

I Fatti di Causa: Tentativo di Furto e la Conferma della Condanna

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di due donne per il reato di tentato furto con destrezza. La pena stabilita era di un anno di reclusione e una multa. Le imputate, non soddisfatte della decisione, hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione su due punti cruciali: il diniego delle attenuanti generiche e la mancata concessione della sospensione condizionale della pena.

I Motivi del Ricorso e le Attenuanti Generiche

Le ricorrenti sostenevano che la Corte d’Appello avesse negato le attenuanti generiche utilizzando motivazioni stereotipate e apparenti, senza un’effettiva analisi del caso. Inoltre, contestavano la mancata concessione della sospensione condizionale della pena, evidenziando come i giudici di merito non avessero considerato gli elementi previsti dall’art. 133 c.p. per formulare un giudizio prognostico favorevole.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso inammissibili, fornendo importanti chiarimenti sulla valutazione delle attenuanti generiche e sui requisiti procedurali per la richiesta di benefici.

La Negazione delle Attenuanti Generiche: Una Valutazione di Merito

Il primo punto affrontato riguarda la discrezionalità del giudice di merito. La Cassazione ha ricordato che la valutazione sulla concessione o esclusione delle attenuanti generiche costituisce un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente basato il proprio diniego su elementi concreti:

* Intensità del dolo: Le modalità dell’azione, descritte come ‘disinvolte’, rivelavano uno schema esecutivo collaudato e una notevole capacità a delinquere.
* Mancanza di reale resipiscenza: La restituzione del portafogli sottratto era avvenuta solo a seguito delle insistenti richieste degli operatori di polizia, dimostrando l’assenza di un sincero pentimento.

La Corte ha sottolineato un principio consolidato: per negare le attenuanti, non è necessaria la presenza di elementi negativi specifici, ma è sufficiente l’assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione. La personalità dell’imputato e le modalità di esecuzione del reato sono fattori sufficienti a giustificare una decisione negativa.

L’Inammissibilità della Richiesta di Sospensione Condizionale della Pena

Sul secondo motivo, la Corte ha rilevato un vizio procedurale decisivo. Le ricorrenti non avevano mai richiesto la sospensione condizionale della pena nei motivi di appello. I loro motivi si concentravano su altre questioni, come l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e l’eccessività della sanzione.

La Cassazione ha richiamato l’orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui l’imputato non può dolersi in sede di legittimità della mancata applicazione di un beneficio se non lo ha espressamente richiesto nel giudizio di appello. Inoltre, la Corte ha aggiunto che, in ogni caso, le ragioni addotte per negare le attenuanti generiche (in particolare i profili di pericolosità del comportamento) possono implicitamente sostenere anche il diniego della sospensione condizionale della pena, poiché entrambi i giudizi si basano sulla valutazione degli elementi indicati nell’art. 133 c.p.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni. In primo luogo, ribadisce l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche: l’assenza di elementi positivi e la presenza di indicatori di pericolosità sociale sono sufficienti a giustificarne il diniego, anche in assenza di precedenti penali. In secondo luogo, evidenzia un principio processuale fondamentale: i benefici, come la sospensione condizionale, devono essere richiesti nelle sedi opportune. La loro omissione nel giudizio di appello preclude la possibilità di sollevare la questione per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

Può il giudice negare le attenuanti generiche basandosi solo su elementi negativi dell’imputato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il giudice può legittimamente negare le attenuanti generiche basandosi sull’assenza di elementi positivi e valorizzando elementi negativi come l’intensità del dolo, le modalità dell’azione che rivelano uno schema collaudato e la mancanza di un sincero pentimento.

La motivazione che nega le attenuanti generiche può giustificare anche il diniego della sospensione condizionale della pena?
Sì. Secondo la Corte, le ragioni che portano a negare le attenuanti generiche, specialmente quelle legate ai profili di pericolosità dell’imputato desunti dall’art. 133 c.p., possono ritenersi implicitamente sufficienti a motivare anche la mancata concessione della sospensione condizionale della pena.

È possibile chiedere la sospensione condizionale della pena per la prima volta con un ricorso in Cassazione?
No. La sentenza chiarisce che l’imputato non può lamentare in Cassazione la mancata concessione di tale beneficio se non lo ha specificamente richiesto tra i motivi del giudizio di appello. La richiesta deve essere formulata nelle fasi di merito del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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