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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione, confermando il diniego delle attenuanti generiche. La decisione si fonda sulla reiterata violazione di una misura cautelare e sulla personalità dell’imputato, elementi che superano la circostanza della tossicodipendenza. La sentenza ribadisce che le attenuanti non sono un diritto e richiedono una motivazione basata su elementi positivi.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Non un Diritto, ma una Conquista

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali del processo penale. Non si tratta di un automatismo, ma di una valutazione che il giudice compie caso per caso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di questa discrezionalità, spiegando perché una personalità incline a violare le regole e la recidiva nel reato possano giustificare il diniego di questo beneficio, anche in presenza di problematiche personali come la tossicodipendenza.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello, lamentando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.). A suo avviso, la corte territoriale non aveva adeguatamente considerato la sua condizione di tossicodipendente come elemento meritevole di una mitigazione della pena.

La difesa sosteneva che tale condizione personale dovesse essere valutata positivamente ai fini della concessione del beneficio, ma la Corte d’Appello aveva respinto questa tesi, decisione ora posta al vaglio dei giudici di legittimità.

La Decisione della Corte sulle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo aspecifico e manifestamente infondato. I giudici hanno confermato la legittimità della decisione della Corte d’Appello, che aveva negato le attenuanti generiche sulla base di una motivazione logica e coerente con i principi di diritto.

La Suprema Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, ponendo fine al percorso giudiziario del caso.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui i giudici hanno giustificato il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha sottolineato due elementi fondamentali:

1. Comportamento dell’imputato: L’imputato aveva posto in essere una “reiterata violazione della misura cautelare” che gli era stata applicata solo due settimane prima. Questo comportamento è stato considerato “significativo di una personalità particolarmente poco propensa al rispetto delle regole”.
2. Irrilevanza della tossicodipendenza: Di fronte a una tale condotta, la circostanza che l’imputato facesse uso assiduo di sostanze stupefacenti è stata ritenuta irrilevante. La Corte ha implicitamente affermato che i problemi personali non possono fungere da scusante automatica quando coesistono con una chiara tendenza a delinquere.

La Cassazione ha inoltre richiamato due principi giurisprudenziali consolidati. In primo luogo, le attenuanti generiche non possono mai essere date per presunte. La loro concessione richiede una “apposita motivazione dalla quale emergano, in positivo, gli elementi che sono stati ritenuti atti a giustificare la mitigazione del trattamento sanzionatorio”. In secondo luogo, la valutazione del giudice di merito sulla concessione o esclusione delle attenuanti è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità, a condizione che sia motivato in modo non contraddittorio e tenga conto degli elementi indicati nell’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo).

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante insegnamento: le attenuanti generiche non sono un diritto dell’imputato, ma un beneficio che deve essere ‘meritato’ attraverso elementi positivi. Una condotta che dimostra disprezzo per le regole e le decisioni dell’autorità giudiziaria, come la ripetuta violazione di una misura cautelare, costituisce un fattore preponderante che giustifica ampiamente il diniego del beneficio. Le condizioni personali, come la tossicodipendenza, pur meritevoli di attenzione in altri contesti, non possono prevalere su una manifesta e persistente inclinazione a violare la legge.

Le attenuanti generiche sono un diritto dell’imputato?
No, la loro concessione non è un diritto ma una facoltà discrezionale del giudice, il quale deve motivare la decisione basandosi su elementi positivi che giustifichino una riduzione della pena.

La tossicodipendenza può giustificare automaticamente la concessione delle attenuanti generiche?
No. In questo caso, la Corte ha ritenuto la circostanza della tossicodipendenza irrilevante di fronte a un comportamento di reiterata violazione delle regole, che dimostrava una personalità poco incline al loro rispetto.

Cosa deve fare l’imputato per ottenere le attenuanti generiche?
L’imputato, o la sua difesa, deve evidenziare elementi positivi e specifici, relativi al fatto o alla sua persona, che dimostrino la meritevolezza di un trattamento sanzionatorio più mite. La meritevolezza non può mai essere presunta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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