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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 38036/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che il giudice di merito può legittimamente negare il beneficio sulla base di una valutazione negativa della personalità dell’imputato e l’assenza di elementi positivi, anche in presenza di un solo precedente. Tale valutazione costituisce un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la discrezionalità del Giudice secondo la Cassazione

Il riconoscimento delle attenuanti generiche rappresenta un momento cruciale nel processo penale, poiché consente al giudice di adeguare la pena alla specifica situazione personale dell’imputato. Tuttavia, la loro concessione non è un atto dovuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 38036/2024, ha chiarito i limiti del sindacato di legittimità sulla decisione del giudice di merito di negare tale beneficio, ribadendo l’ampia discrezionalità di cui gode quest’ultimo.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato condannato per un reato in materia di stupefacenti (art. 73, commi 1 e 4, d.P.R. 309/90). L’unica doglianza sollevata dinanzi alla Corte di Cassazione riguardava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche da parte della Corte d’Appello. Il ricorrente contestava la decisione, ritenendola ingiusta, ma senza articolare specifiche censure sulla logicità o coerenza della motivazione del giudice di secondo grado.

La Decisione della Corte: il Ricorso Generico è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per la sua intrinseca aspecificità. I giudici hanno sottolineato che una critica generica all’operato della corte territoriale non è sufficiente per attivare un controllo di legittimità. Il ricorso si limitava a lamentare la mancata concessione delle attenuanti, senza individuare vizi logici o giuridici nella motivazione della sentenza impugnata. La conseguenza, prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: il potere discrezionale del giudice sulle attenuanti generiche

Il cuore della decisione risiede nei principi giuridici che la Corte ha richiamato per giustificare l’inammissibilità. La Cassazione ha ricordato che, soprattutto dopo la riforma dell’articolo 62-bis del codice penale (operata nel 2008), il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche può essere legittimamente motivato anche solo con l’assenza di elementi o circostanze di segno positivo. Non è più sufficiente, ad esempio, il solo stato di incensuratezza dell’imputato per ottenere la diminuzione di pena.

Il giudizio sulla concessione o esclusione delle attenuanti è un giudizio di fatto, la cui motivazione è insindacabile in sede di legittimità, a condizione che sia:
1. Non contraddittoria: le ragioni addotte non devono essere in conflitto tra loro.
2. Completa: deve dare conto degli elementi considerati preponderanti ai fini della decisione, tra quelli indicati nell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere, etc.).

La Corte ha specificato che il giudice di merito può limitarsi a prendere in esame anche un solo elemento, ritenuto prevalente, per fondare la sua decisione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva negato le attenuanti sulla base di una valutazione negativa della personalità dell’imputato, desunta dai suoi precedenti, e sulla carenza di altri elementi positivi. Questa motivazione, seppur sintetica, è stata ritenuta sufficiente, logica e, pertanto, non censurabile in Cassazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato: la valutazione sulle attenuanti generiche è espressione di un’ampia discrezionalità del giudice di merito. Per contestare efficacemente un diniego, non basta una generica lamentela. È necessario, invece, che il ricorso per cassazione individui specifici vizi logici o contraddizioni palesi nella motivazione della sentenza. In assenza di tali vizi, la decisione del giudice di merito, basata su elementi concreti come la personalità del reo o le modalità del fatto, rimane insindacabile. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi specifici e ben argomentati, evidenziando elementi positivi concreti che possano giustificare una riduzione della pena.

Il giudice può negare le attenuanti generiche se l’imputato non ha precedenti penali?
Sì. Secondo la normativa vigente (art. 62-bis cod. pen. post riforma 2008), il solo stato di incensuratezza non è più un elemento sufficiente per obbligare il giudice a concedere le attenuanti generiche. È necessaria la presenza di elementi di segno positivo.

Per quale motivo un ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è ‘aspecifico’, cioè se si limita a una critica generica della decisione senza individuare precisi vizi logici o contraddizioni nella motivazione della sentenza del giudice di merito.

Quali elementi può considerare il giudice per negare le attenuanti generiche?
Il giudice può basare la sua decisione sugli elementi indicati nell’art. 133 del codice penale. Secondo la sentenza, è sufficiente anche un solo elemento ritenuto prevalente, come una valutazione negativa sulla personalità del colpevole desunta dai suoi precedenti o l’assenza totale di elementi positivi a suo favore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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