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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha confermato che un giudice può legittimamente negare il beneficio basandosi sulla personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali e dalla gravità del reato, senza dover analizzare ogni singolo argomento difensivo. La decisione ribadisce che i precedenti penali sono sufficienti per formulare un giudizio di disvalore sulla personalità che giustifica il mancato riconoscimento delle attenuanti.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Cassazione Conferma il Diniego Basato sui Precedenti Penali

Il tema delle attenuanti generiche, disciplinate dall’art. 62-bis del codice penale, è centrale nel diritto penale, poiché consente al giudice di adeguare la pena alla specifica situazione personale dell’imputato. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i solidi principi che giustificano il loro diniego, chiarendo come la valutazione della personalità dell’imputato, basata su elementi oggettivi come i precedenti penali, sia un fattore decisivo.

I Fatti del Caso: Il Ricorso contro il Diniego

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, condannato per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90). L’imputato lamentava, tramite il suo difensore, l’erronea applicazione dell’art. 62-bis c.p., sostenendo di avere diritto alla concessione delle attenuanti generiche negate dalla Corte d’Appello. Il ricorso mirava a ottenere una riconsiderazione della sua posizione e, di conseguenza, una pena più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici di legittimità hanno ritenuto che i motivi del ricorso fossero generici, non si confrontassero adeguatamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e si ponessero in contrasto con la consolidata giurisprudenza.

La Valutazione della Personalità dell’Imputato

Il punto cruciale della decisione risiede nella motivazione offerta dalla Corte di merito, ritenuta congrua e logicamente corretta dalla Cassazione. La Corte d’Appello aveva negato le attenuanti mettendo in evidenza tre elementi chiave:

1. La personalità negativa dell’imputato: desunta dai suoi numerosi precedenti penali, alcuni dei quali specifici per la stessa tipologia di reato.
2. La gravità del fatto: un elemento oggettivo che il giudice deve sempre considerare.
3. L’assenza di elementi positivi: la difesa non aveva fornito prove di un cambiamento di vita o altri fattori meritevoli di una valutazione favorevole.

I Limiti del Giudizio di Cassazione

La Corte ha inoltre ricordato che il giudizio di cassazione non è una terza istanza di merito. È inammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena, a meno che la determinazione del giudice precedente non sia frutto di un mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. In questo caso, la decisione della Corte d’Appello era ben motivata e ancorata a criteri legali e giurisprudenziali.

Le Motivazioni della Decisione: Precedenti Penali e Genericità del Ricorso

Le motivazioni dell’ordinanza si fondano su due pilastri. In primo luogo, la Corte richiama un proprio precedente (Sez. 2, n. 3896 del 2016), secondo cui il giudice di merito, nel negare le attenuanti generiche, non è obbligato a esaminare e confutare ogni singola argomentazione difensiva. È sufficiente che indichi gli elementi di preponderante rilevanza che ostacolano la concessione del beneficio. In tale contesto, anche i soli precedenti penali possono bastare, poiché attraverso di essi il giudice formula, seppur implicitamente, un giudizio di disvalore sulla personalità dell’imputato. In secondo luogo, il ricorso è stato giudicato generico perché non ha mosso una critica specifica e puntuale alle ragioni esposte nella sentenza d’appello, limitandosi a riproporre le proprie istanze in modo astratto.

Le Conclusioni: Criteri per il Diniego delle Attenuanti Generiche

Questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui il diniego delle attenuanti generiche è legittimo quando fondato su una valutazione complessiva della personalità dell’imputato e delle circostanze del reato. Non è necessaria una motivazione analitica su ogni aspetto, ma è sufficiente un’argomentazione logica che evidenzi gli elementi negativi prevalenti, come i precedenti penali. Per la difesa, ciò significa che per sperare di ottenere il beneficio è fondamentale presentare elementi positivi concreti e specifici, capaci di controbilanciare gli aspetti negativi e di dimostrare un percorso di ravvedimento.

Un giudice può negare le attenuanti generiche basandosi solo sui precedenti penali dell’imputato?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito che le attenuanti generiche possono essere negate anche solo sulla base dei precedenti penali, poiché questi elementi sono sufficienti a formulare un giudizio di disvalore sulla personalità dell’imputato.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve confutare ogni argomento della difesa?
No, non è necessario. La giurisprudenza ritiene sufficiente l’indicazione degli elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi alla concessione delle attenuanti, senza che il giudice debba esprimere una valutazione su ogni singola deduzione difensiva.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare la congruità della pena decisa dal giudice di merito?
No, nel giudizio di cassazione è inammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena, a meno che la decisione del giudice di merito non sia il risultato di un mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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