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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti. L’imputato lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che la decisione del giudice di merito era correttamente motivata sulla base della gravità della condotta e della personalità negativa dell’imputato, confermando che non è necessaria una confutazione analitica di ogni argomentazione difensiva per negare il beneficio.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: i Limiti al Potere Discrezionale del Giudice

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più delicati e discrezionali del processo penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 35068/2024) torna sul tema, chiarendo i criteri che legittimano il diniego del beneficio e i limiti del sindacato di legittimità. Il caso analizzato riguarda un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, il quale si era visto negare le attenuanti in appello.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

L’imputato, ritenuto responsabile per le violazioni degli articoli 186 e 187 del Codice della Strada, aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila. Il motivo principale del ricorso era un presunto vizio di motivazione. In particolare, la difesa sosteneva che i giudici di secondo grado non avessero adeguatamente giustificato la decisione di non concedere le attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale, né la quantificazione della pena irrogata secondo i criteri dell’art. 133 c.p.

La Valutazione delle Attenuanti Generiche secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello pienamente adeguata e conforme ai principi consolidati della giurisprudenza. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la decisione di negare il beneficio fosse stata fondata su elementi concreti e pertinenti: l’assenza di elementi positivi di valutazione, la gravità della condotta e la personalità negativa dell’imputato.

La Corte ha ribadito un orientamento giurisprudenziale cruciale: in tema di concessione delle attenuanti generiche, il giudice di merito non è obbligato a prendere in esame e a confutare ogni singola argomentazione difensiva. È invece sufficiente che indichi gli elementi di preponderante rilevanza che ha considerato ostativi alla concessione del beneficio. Questo approccio evita di trasformare la motivazione in un’inutile elencazione, concentrandosi sugli aspetti davvero decisivi per la valutazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni dell’ordinanza si fondano su due pilastri fondamentali.

Il primo riguarda la discrezionalità del giudice di merito. Citando un precedente (Cass. n. 3896/2016), la Corte ha affermato che la motivazione è adeguata quando evidenzia gli elementi principali che impediscono il riconoscimento delle attenuanti. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente posto l’accento sulla gravità del comportamento e sulla personalità dell’imputato, elementi sufficienti a giustificare il diniego.

Il secondo pilastro attiene ai limiti del giudizio di cassazione. La Corte, richiamando un’altra sentenza (Cass. n. 5582/2014), ha ricordato che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La valutazione sulla congruità della pena è riservata al giudice di merito e può essere censurata in sede di legittimità solo se frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso in esame, il ricorso mirava proprio a una nuova valutazione di merito, un’operazione preclusa alla Suprema Corte.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento conferma che il potere del giudice di merito nella concessione o nel diniego delle attenuanti generiche è ampiamente discrezionale. Tale discrezionalità, tuttavia, non deve sconfinare nell’arbitrio. La decisione deve essere ancorata a una motivazione logica e coerente, basata sugli elementi previsti dall’art. 133 c.p., come la gravità del reato e la personalità del reo. Per la difesa, ciò significa che non basta semplicemente richiedere le attenuanti, ma è necessario fornire al giudice elementi concreti e positivi su cui fondare una valutazione favorevole. Per gli imputati, la decisione ribadisce che il ricorso in Cassazione non è la sede per ridiscutere l’entità della pena, a meno che la sua determinazione non sia viziata da palese irragionevolezza.

Il giudice è obbligato a concedere le attenuanti generiche se la difesa le richiede?
No. La concessione delle attenuanti generiche è un potere discrezionale del giudice di merito. La Corte ha chiarito che il giudice non è tenuto a concederle e può negarle basandosi su elementi come la gravità della condotta e la personalità negativa dell’imputato.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve rispondere a ogni singolo argomento della difesa?
No. Secondo l’ordinanza, è sufficiente che il giudice indichi gli elementi di preponderante rilevanza che ha ritenuto ostativi alla concessione delle attenuanti, senza dover esprimere una valutazione su ogni singola deduzione difensiva.

È possibile contestare in Cassazione l’entità della pena decisa dal giudice di merito?
È possibile solo se la determinazione della pena è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. L’ordinanza specifica che è inammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena, poiché il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità e non di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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