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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche e la determinazione della pena, ribadendo l’ampia discrezionalità del giudice di merito. La Corte ha chiarito che non è necessaria una motivazione analitica su ogni singolo elemento, essendo sufficiente indicare le ragioni decisive per la decisione.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice e i Limiti del Ricorso in Cassazione

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice è chiamato a personalizzare la sanzione in base alle specificità del caso e della persona. Con la recente Ordinanza n. 43582/2024, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini della discrezionalità del giudice di merito e i requisiti di ammissibilità del ricorso su questo punto, offrendo chiarimenti cruciali per la pratica legale.

Il Fatto in Breve

Un imputato, dopo la condanna in secondo grado da parte della Corte d’Appello di Roma, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e un’errata valutazione nella quantificazione della pena (cosiddetta dosimetria della pena). Secondo il ricorrente, la Corte territoriale non aveva adeguatamente motivato le sue decisioni su questi punti cruciali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e carenza di specificità. La decisione si fonda su principi consolidati in giurisprudenza riguardo l’ampio potere discrezionale del giudice di merito nella valutazione delle circostanze e nella commisurazione della pena, un potere che può essere sindacato in sede di legittimità solo in caso di vizi logici evidenti o di motivazione assente.

Le Motivazioni: La Valutazione delle Attenuanti Generiche

La Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per negare le attenuanti generiche, il giudice non è obbligato a prendere in esame e a confutare analiticamente ogni singolo elemento favorevole all’imputato. È sufficiente che la sua motivazione si concentri sugli elementi negativi ritenuti decisivi o, in alternativa, sull’assenza di elementi positivi di rilievo.

Una volta che il giudice ha fornito un congruo riferimento a tali elementi, tutte le altre circostanze (favorevoli o sfavorevoli) devono considerarsi implicitamente superate e disattese dalla sua valutazione complessiva. Il ricorso che si limita a contrapporre una diversa lettura degli stessi elementi, senza evidenziare un’illogicità manifesta nel ragionamento del giudice, è destinato all’inammissibilità.

Le Motivazioni: La Dosimetria della Pena

Anche per quanto riguarda la determinazione della pena, la Corte conferma che l’onere motivazionale del giudice è meno stringente di quanto si possa pensare, specialmente quando la sanzione irrogata è inferiore alla media edittale. L’utilizzo di espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa” può essere ritenuto sufficiente a giustificare la decisione.

La graduazione della pena, infatti, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, che la esercita sulla base dei criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale. Un ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, volto a ottenere una nuova e più favorevole valutazione della congruità della pena. Ciò è possibile solo se la decisione impugnata è frutto di puro arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e non è sorretta da una motivazione sufficiente.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida la posizione della giurisprudenza di legittimità nel proteggere l’ampia discrezionalità del giudice di merito in materia di attenuanti generiche e dosimetria della pena. Per gli operatori del diritto, emerge con chiarezza che un ricorso per cassazione su questi temi ha possibilità di successo solo se è in grado di dimostrare un vizio grave e manifesto nella motivazione, come un’assoluta arbitrarietà o un’incoerenza logica palese. Non è sufficiente proporre una diversa interpretazione degli atti processuali, sperando in una rivalutazione che la Suprema Corte non può e non deve compiere.

Il giudice deve motivare in dettaglio perché non concede le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, non è necessario che il giudice prenda in considerazione e analizzi tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente un congruo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi o all’assenza di elementi positivi per giustificare il diniego.

È sufficiente che il giudice definisca una pena “congrua” per motivare la sua decisione?
Sì. La Corte di Cassazione ritiene che l’onere di motivazione sulla dosimetria della pena possa essere assolto con espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa”, soprattutto quando la pena irrogata è inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
È possibile solo in casi limitati. La contestazione non può mirare a ottenere una nuova valutazione nel merito sulla congruità della pena. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che la decisione del giudice è frutto di mero arbitrio, di un ragionamento palesemente illogico o è priva di una motivazione sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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