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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20173/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per tentata rapina e lesioni. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non concedere le attenuanti generiche, sottolineando l’ampia discrezionalità del giudice nella valutazione della pena e la necessità di elementi positivi per la loro concessione, assenti nel caso di specie. È stata esclusa anche l’attenuante del danno di lieve entità, dato il valore non esiguo della merce sottratta.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice e il Diniego in Cassazione

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più delicati e discrezionali del processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20173 del 2024, offre un’importante occasione per approfondire i criteri che guidano questa decisione e per comprendere quando il loro diniego sia legittimo. Il caso analizzato riguarda una condanna per tentata rapina impropria e lesioni aggravate, in cui la difesa aveva impugnato la mancata concessione di una riduzione di pena.

I Fatti del Processo

Il procedimento ha origine dalla condanna di una donna per i reati di tentata rapina impropria e lesioni aggravate, confermata dalla Corte di Appello di Firenze. La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, lamentando due principali violazioni di legge: il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale) e, soprattutto, il diniego delle attenuanti generiche.

Secondo la tesi difensiva, la condotta era di lieve entità rispetto ai beni giuridici tutelati e sussistevano elementi sufficienti per giustificare una mitigazione della pena. Il fatto specifico riguardava la sottrazione di ventitré bottiglie di collutorio.

La Valutazione delle attenuanti generiche in Appello

La Corte di Appello aveva confermato la decisione di primo grado, motivando il rigetto della richiesta di applicazione delle circostanze attenuanti. In particolare, i giudici di merito avevano escluso l’attenuante del danno di lieve entità, poiché il valore complessivo dei beni sottratti (le ventitré bottiglie) non era stato ritenuto “esiguo”. Inoltre, avevano sottolineato che il collutorio non può essere considerato un bene di prima necessità, il che confermava la finalità puramente predatoria della condotta. Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte territoriale aveva rilevato l’assenza di elementi positivi idonei a giustificarne la concessione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti fondamentali sulla discrezionalità del giudice nella quantificazione della pena e sui presupposti per l’applicazione delle attenuanti.

In primo luogo, i giudici supremi hanno ribadito che la determinazione della pena rientra in un ampio margine di discrezionalità del giudice di merito. Per adempiere all’obbligo di motivazione, è sufficiente che il giudice dia conto dei criteri seguiti (art. 133 c.p.), anche con espressioni sintetiche come “pena congrua”, a meno che la sanzione non sia sproporzionata e ben superiore alla media edittale. In tal caso, è richiesta una spiegazione più dettagliata.

In secondo luogo, e questo è il punto centrale, la Cassazione ha precisato che l’applicazione delle attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato che scaturisce automaticamente dall’assenza di elementi negativi. Al contrario, essa richiede la presenza di “elementi di segno positivo”, che il giudice deve individuare e valutare. L’assenza di tali elementi giustifica pienamente il diniego del beneficio.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto incensurabile la motivazione della sentenza d’appello. I giudici di merito avevano correttamente escluso che il valore della merce fosse esiguo e che si trattasse di beni di prima necessità, elementi che, insieme all’assenza di altri fattori positivi, legittimavano il diniego sia dell’attenuante specifica che di quelle generiche.

Le conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale del diritto penale: la concessione delle circostanze attenuanti generiche non è un atto dovuto, ma una valutazione discrezionale che il giudice compie sulla base di elementi concreti e positivi che depongano a favore dell’imputato. L’assenza di precedenti penali o la semplice incensuratezza non sono, di per sé, sufficienti a giustificare una riduzione di pena. È necessario che emergano dal processo circostanze specifiche che rendano la sanzione standard ingiustamente afflittiva. Questa pronuncia serve da monito: la discrezionalità del giudice, se correttamente motivata entro i binari tracciati dalla legge, è insindacabile in sede di legittimità.

La concessione delle attenuanti generiche è un diritto dell’imputato?
No, la sentenza chiarisce che l’applicazione delle attenuanti generiche non è un diritto conseguente all’assenza di elementi negativi, ma richiede la presenza di elementi di segno positivo che il giudice deve valutare discrezionalmente.

Quando il giudice deve fornire una motivazione dettagliata sulla quantità della pena?
Una motivazione specifica e dettagliata è necessaria solo quando la pena inflitta sia di gran lunga superiore alla misura media di quella prevista dalla legge per quel reato. Negli altri casi, sono sufficienti espressioni come “pena congrua” o il richiamo alla gravità del fatto.

Il furto di beni di valore non esiguo può beneficiare di attenuanti?
No, la Corte ha stabilito che l’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62, n. 4 c.p.) non può essere concessa se il valore complessivo dei beni non è esiguo. Inoltre, se i beni non sono di prima necessità, ciò rafforza la finalità predatoria della condotta, rendendo più difficile la concessione di benefici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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