LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che, per ottenere tale beneficio, non basta una semplice richiesta, ma è necessario indicare specifici elementi positivi che giustifichino un trattamento sanzionatorio più mite. In assenza di tali elementi, la motivazione del giudice che si limita a constatare tale mancanza è da considerarsi pienamente legittima.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle senza una motivazione complessa?

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale nel diritto penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica situazione personale dell’imputato. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13876/2024) offre un’importante lezione pratica: una richiesta generica, non supportata da elementi concreti, può essere legittimamente respinta dal giudice con una motivazione sintetica. Analizziamo il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da una persona condannata in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia), verosimilmente per false dichiarazioni relative all’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. La difesa lamentava, davanti alla Corte di Cassazione, una violazione di legge e un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello, la quale aveva negato il riconoscimento delle attenuanti generiche e confermato un trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivo.

La Decisione della Corte di Cassazione e le attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo gli Ermellini, i motivi presentati dalla difesa erano generici, non si confrontavano adeguatamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e si ponevano in contrasto con i consolidati principi della giurisprudenza di legittimità. La Corte ha sottolineato come la decisione della Corte d’Appello fosse, al contrario, sorretta da una motivazione logica e coerente.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità. La Corte di Cassazione ha ribadito due principi giuridici fondamentali.

1. Onere di specificazione della richiesta: La concessione delle attenuanti generiche deve basarsi sull’accertamento di situazioni concrete che giustifichino un trattamento di particolare benevolenza verso l’imputato. Non è sufficiente una mera richiesta formale. Se la difesa non specifica quali elementi e circostanze positive dovrebbero portare a una riduzione di pena, l’onere motivazionale del giudice che nega il beneficio è pienamente soddisfatto con il semplice richiamo all’assenza, agli atti, di elementi positivi meritevoli di valutazione. In altre parole, il giudice non è tenuto a cercare d’ufficio ragioni per diminuire la pena se la parte interessata non le indica.

2. Insindacabilità della congruità della pena in Cassazione: Un secondo punto cruciale riguarda i limiti del giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione sulla congruità della pena (cioè sulla sua adeguatezza) decisa dai giudici di merito. Tale valutazione è preclusa, a meno che la motivazione della sentenza impugnata non sia frutto di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico. Nel caso di specie, la pena era stata fissata vicino al minimo edittale e la decisione era supportata da una motivazione coerente, rendendo la censura inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un monito chiaro: per sperare di ottenere le attenuanti generiche, è indispensabile che la difesa articoli una richiesta dettagliata, indicando specifici elementi di fatto (come il comportamento processuale, la situazione personale, l’eventuale risarcimento del danno) che possano convincere il giudice della fondatezza della richiesta. Un ricorso basato su lamentele generiche non solo è destinato al fallimento, ma espone il ricorrente alla condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al versamento di tremila euro alla Cassa delle ammende.

È sufficiente chiedere le attenuanti generiche per ottenerle?
No. Secondo la Corte, la richiesta deve essere fondata sull’accertamento di situazioni idonee a giustificare un trattamento di speciale benevolenza. Una richiesta che non specifica gli elementi e le circostanze a suo supporto è considerata generica e può essere legittimamente respinta.

Come deve motivare il giudice il diniego delle attenuanti generiche se la richiesta è generica?
L’onere di motivazione del giudice è soddisfatto con il solo richiamo alla ritenuta assenza, dagli atti processuali, di elementi positivi su cui fondare il riconoscimento del beneficio. Non è necessaria una motivazione complessa o analitica.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che è inammissibile la censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena, a meno che la determinazione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati