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Attenuanti Generiche: Quando il Giudice Può Negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto. La Corte ha stabilito che la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche e sulla misura della pena spetta al giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se la decisione è logica e ben motivata, come nel caso di specie, dove sono stati considerati i numerosi precedenti penali e l’assenza di pentimento dell’imputato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice e i Limiti del Ricorso in Cassazione

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più delicati e discrezionali del processo penale. Con la recente ordinanza n. 12924 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire i confini entro cui tale discrezionalità può essere esercitata e i limiti di un ricorso basato su una mera rivalutazione della pena. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere come la personalità dell’imputato e i suoi precedenti penali possano influenzare in modo decisivo la decisione del giudice.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di tentato furto aggravato, commesso in Toscana nel luglio del 2018. L’imputato, già condannato in primo grado, vedeva la sua pena confermata anche dalla Corte di Appello di Firenze. Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, articolando un unico motivo di doglianza: la presunta erronea graduazione della pena e, soprattutto, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su principi consolidati nella giurisprudenza di legittimità, che la Corte ha puntualmente richiamato. In sostanza, il ricorso non presentava elementi di novità rispetto a quanto già discusso e respinto in appello e si limitava a sollecitare una nuova valutazione del merito, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni: la Discrezionalità del Giudice sulle Attenuanti Generiche

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha respinto le censure dell’imputato. La Corte ha chiarito due punti fondamentali:

1. La Graduazione della Pena: La determinazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Un ricorso in Cassazione non può mirare a ottenere una nuova valutazione della sua congruità, a meno che la decisione non sia palesemente arbitraria o basata su un ragionamento illogico, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

2. Il Diniego delle Attenuanti Generiche: Anche la concessione o il diniego delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) è una scelta discrezionale. Per motivare un diniego, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi che ritiene decisivi. Nel caso esaminato, la Corte territoriale aveva ampiamente giustificato la sua scelta valorizzando elementi specifici e negativi:
* L’assenza di resipiscenza: Non era emerso alcun segnale concreto di pentimento o di consapevolezza del disvalore penale e sociale della condotta da parte dell’imputato.
* La personalità negativa: La decisione era supportata dalla personalità dell’imputato, desunta dalle numerose condanne irrevocabili riportate, di cui ben quindici per reati della stessa specie. Questo dato è stato ritenuto un indicatore significativo della sua inclinazione a delinquere.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che il giudizio della Corte di Cassazione non è una terza istanza di merito. Le valutazioni relative alla severità della pena e alla concessione dei benefici, come le attenuanti generiche, sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Affinché un ricorso su questi punti possa essere accolto, è necessario dimostrare un vizio logico manifesto o una violazione di legge nella motivazione della sentenza impugnata. Un semplice disaccordo sulla valutazione del giudice non è sufficiente. La decisione sottolinea, inoltre, come la storia criminale di un imputato e la sua condotta post-reato, in particolare la mancanza di pentimento, siano elementi legittimamente utilizzabili dal giudice per negare una riduzione di pena.

Un imputato può ricorrere in Cassazione solo perché ritiene la sua pena troppo alta?
No, la graduazione della pena è una valutazione discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare la sua congruità, a meno che la decisione non sia il risultato di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

Quali elementi può considerare il giudice per negare le attenuanti generiche?
Il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi su elementi ritenuti decisivi, come l’assenza di qualsiasi segnale di pentimento (resipiscenza) da parte dell’imputato e la sua personalità negativa, desunta ad esempio da numerosi precedenti penali specifici.

È sufficiente riproporre in Cassazione gli stessi motivi già respinti in Appello?
No, il ricorso in Cassazione deve contenere elementi di novità o evidenziare vizi di legittimità (violazione di legge o vizio di motivazione) e non può limitarsi a replicare le stesse argomentazioni già correttamente e congruamente disattese dal giudice di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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