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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha confermato che la mancanza di elementi positivi di valutazione è una motivazione sufficiente per il giudice di merito per non concedere tale beneficio, sottolineando che la sola assenza di precedenti penali non è più un fattore decisivo.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Sola Assenza di Precedenti Non Basta

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali nel processo penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica situazione dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per negare questo beneficio, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione sulla base della semplice assenza di elementi positivi di valutazione, senza la necessità di individuare elementi negativi. Approfondiamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello, presentava ricorso in Cassazione lamentando un unico motivo: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. A suo avviso, la corte territoriale aveva errato nel non concedergli la riduzione di pena prevista dall’art. 62-bis del codice penale. Il ricorrente sosteneva che la propria condotta e situazione personale meritassero una valutazione più favorevole.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno chiarito che la decisione del giudice di merito di non concedere le attenuanti generiche era stata giustificata con una motivazione logica e priva di vizi: la totale assenza di elementi positivi da poter valorizzare ai fini di una riduzione di pena. Secondo la Cassazione, questa motivazione ‘in negativo’ è pienamente legittima e non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 62-bis del codice penale, soprattutto alla luce della riforma del 2008. Prima di tale modifica, lo stato di incensuratezza (ovvero l’assenza di precedenti penali) era spesso considerato un fattore quasi automatico per la concessione del beneficio. La riforma ha cambiato radicalmente questa prospettiva.

La Corte ha ribadito un orientamento ormai consolidato: ai fini della concessione delle attenuanti, non è più sufficiente il solo stato di incensuratezza dell’imputato. Il giudice deve ricercare “elementi o circostanze di segno positivo” che possano giustificare una mitigazione della sanzione. In assenza di tali elementi, il diniego è legittimamente motivato. Non è necessario, quindi, che il giudice individui elementi negativi (come la particolare gravità del fatto o la personalità negativa dell’imputato); è sufficiente constatare che non vi sono elementi positivi meritevoli di considerazione.

Questa impostazione rafforza la discrezionalità del giudice di merito, il quale è l’unico a poter valutare nel complesso la personalità dell’imputato e le modalità del reato. La valutazione della Cassazione si limita a un controllo sulla logicità e coerenza della motivazione, senza entrare nel merito della scelta effettuata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio cruciale in materia di commisurazione della pena. La concessione delle attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà discrezionale del giudice, che deve essere esercitata sulla base di concreti elementi positivi. La decisione chiarisce che una motivazione basata sull’assenza di tali elementi è corretta e sufficiente a giustificare il diniego del beneficio. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la difesa deve concentrarsi non solo sull’assenza di elementi negativi, ma soprattutto sulla dimostrazione attiva di aspetti positivi legati alla condotta processuale, alla personalità dell’imputato o a circostanze post-reato che possano meritare una valutazione favorevole da parte del giudice.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato e riproduttivo di censure già correttamente respinte dal giudice di merito. La motivazione della Corte d’Appello sul diniego delle attenuanti è stata giudicata logica e non sindacabile in sede di legittimità.

È sufficiente non avere precedenti penali per ottenere le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, a seguito della riforma dell’art. 62-bis del codice penale, il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è più sufficiente per la concessione della diminuente. È necessaria la presenza di elementi o circostanze di segno positivo.

Come può un giudice giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Un giudice può legittimamente motivare il diniego delle attenuanti generiche con la semplice assenza di elementi o circostanze di segno positivo da valutare in favore dell’imputato. Non è necessario che il giudice individui e specifichi elementi negativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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