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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8486/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare sia l’attenuante per danno di speciale tenuità che le attenuanti generiche, sottolineando come la valutazione della personalità negativa dell’imputato e i suoi precedenti penali specifici giustifichino ampiamente tale diniego e la congruità della pena inflitta.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione ribadisce i limiti alla loro concessione

L’ordinanza n. 8486 del 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul ruolo e i limiti delle attenuanti generiche nel processo penale. Con questa decisione, la Suprema Corte ha respinto il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti, confermando che la presenza di precedenti penali e una personalità negativa possono legittimamente portare al diniego di qualsiasi sconto di pena. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I fatti del caso

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità. Nonostante la qualificazione del reato come ‘minore’, i giudici di merito avevano negato all’imputato la concessione sia dell’attenuante specifica del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.) sia delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi nella sentenza d’appello.

I motivi del ricorso

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su quattro punti principali:
1. Errata negazione dell’attenuante del danno lieve: Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe valutato correttamente le circostanze concrete del fatto per applicare l’attenuante legata al danno patrimoniale di speciale tenuità.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si contestava la decisione di non riconoscere le attenuanti generiche, sostenendo che il giudice non avesse considerato l’atteggiamento collaborativo dell’imputato.
3. Violazione in tema di recidiva: La difesa riteneva che la Corte non avesse adeguatamente motivato l’aumento di pena legato alla recidiva, non accertando un’effettiva maggiore pericolosità sociale.
4. Pena sproporzionata: Infine, si lamentava un trattamento sanzionatorio eccessivo e immotivato.

Le motivazioni della Corte: il diniego delle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della Corte d’Appello logiche, coerenti e giuridicamente corrette.

Per quanto riguarda l’attenuante del danno di speciale tenuità, i giudici hanno chiarito che essa presuppone un lucro conseguito o perseguito ‘lievissimo’, quasi irrilevante. Nel caso di specie, l’imputato era stato trovato con una somma di denaro non trascurabile (€ 280), aveva ammesso di vivere grazie allo spaccio e deteneva 13 dosi di cocaina, elementi che escludevano la lieve entità del profitto.

Il punto centrale, tuttavia, riguarda le attenuanti generiche. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per negarle, il giudice non è tenuto a confutare ogni singolo argomento difensivo. È sufficiente che indichi gli elementi preponderanti di segno negativo che giustificano la decisione. Nel caso in esame, la ‘personalità negativa’ dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali specifici, e l’assenza di elementi positivi sono state considerate ragioni più che sufficienti per il diniego. La Corte ha citato precedenti giurisprudenziali secondo cui anche i soli precedenti penali possono bastare a formulare un giudizio di disvalore sulla personalità, giustificando la mancata concessione del beneficio.

Le motivazioni su recidiva e pena

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati respinti. La Corte ha ritenuto che la maggiore pericolosità sociale, necessaria per applicare l’aumento per la recidiva, fosse chiaramente desumibile dai plurimi precedenti specifici e dalle stesse ammissioni dell’imputato di trarre sostentamento dalla vendita di stupefacenti.

Infine, è stato ribadito che la determinazione della pena è una valutazione di merito che non può essere sindacata in Cassazione, a meno che non sia palesemente illogica o arbitraria, cosa che in questo caso è stata esclusa.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida l’orientamento secondo cui il giudizio sulla concessione delle attenuanti generiche è ampiamente discrezionale e strettamente legato a una valutazione complessiva della personalità dell’imputato. La presenza di un passato criminale, specialmente se specifico per il tipo di reato commesso, rappresenta un ostacolo quasi insormontabile all’ottenimento di sconti di pena. Questa decisione sottolinea come il ricorso in Cassazione non possa trasformarsi in un terzo grado di giudizio per rivalutare i fatti, ma debba limitarsi a verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata.

Quando può essere negata l’attenuante del danno di speciale tenuità nello spaccio?
L’attenuante può essere negata quando il lucro perseguito o conseguito non è ‘lievissimo’, ossia di valore economico quasi irrilevante. Nel caso specifico, il possesso di 280 euro e 13 dosi di cocaina è stato ritenuto un’utilità economica di ‘certo rilievo’, sufficiente a escludere l’applicazione del beneficio.

Il giudice è obbligato a concedere le attenuanti generiche se l’imputato ha un atteggiamento collaborativo?
No. La decisione sulla concessione delle attenuanti generiche si basa su una valutazione complessiva della personalità dell’imputato. Anche in presenza di un atteggiamento collaborativo, il giudice può negarle se prevalgono elementi negativi, come i precedenti penali specifici, che delineano un giudizio di disvalore sulla sua personalità.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice d’appello?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. Tale valutazione rientra nel merito del giudizio e può essere contestata solo se la motivazione del giudice è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, cosa che la Corte ha escluso nel caso esaminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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