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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

Un imputato, condannato per associazione di tipo mafioso e riciclaggio, ha presentato ricorso in Cassazione contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: per negare le attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione basandosi sulla gravità del reato e sulla mancanza di elementi positivi a favore dell’imputato, senza dover analizzare ogni singolo aspetto sollevato dalla difesa.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice e i Limiti del Ricorso

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più delicati e discrezionali del processo penale. Con la sentenza n. 7141 del 2024, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini di questa discrezionalità, chiarendo quali motivazioni sono sufficienti a giustificare il diniego di tale beneficio. Il caso analizzato offre spunti cruciali per comprendere come la gravità del fatto e l’assenza di elementi positivi possano prevalere sulle argomentazioni difensive, anche quando queste appaiono pertinenti.

Il Caso in Esame

Un soggetto veniva condannato dalla Corte di Appello per reati di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.) e riciclaggio (art. 648-bis c.p.), con una pena di 3 anni, 3 mesi e 10 giorni di reclusione, oltre a una multa. È importante notare che, nel corso del giudizio di merito, era già stata esclusa un’aggravante specifica legata al metodo mafioso. Nonostante ciò, la Corte d’Appello aveva negato la concessione delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

I Motivi del Ricorso: La Difesa Contesta il Diniego delle Attenuanti Generiche

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione lamentando la violazione dell’art. 62-bis c.p. e l’omessa motivazione da parte della Corte territoriale. Secondo la difesa, i giudici di appello si erano limitati a considerare la gravità del fatto e il danno all’Erario, trascurando elementi favorevoli quali:

* L’effettiva capacità criminale dell’imputato.
* Il comportamento corretto tenuto durante la detenzione cautelare.
* La ridotta gravità degli episodi (una decina in due mesi).
* La presunta inconsapevolezza sull’entità delle somme riciclate.

Inoltre, la difesa sottolineava come l’esclusione dell’aggravante mafiosa dimostrasse l’assenza di legami con sodalizi criminali, un elemento che avrebbe dovuto giocare a favore della concessione delle attenuanti.

La Decisione della Cassazione e le Motivazioni sul Diniego delle Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo aspecifico e non in grado di scalfire la logicità della decisione impugnata. La sentenza si fonda su principi giurisprudenziali consolidati in materia di attenuanti generiche.

Le Motivazioni

Il Collegio ha innanzitutto ribadito che, nel motivare il diniego delle attenuanti, il giudice di merito non è tenuto a prendere in esame ogni singolo elemento, favorevole o sfavorevole, emerso dagli atti. È sufficiente che la sua motivazione si concentri sugli aspetti ritenuti decisivi per la valutazione complessiva.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato due elementi chiave: la gravità intrinseca dei fatti e del danno causato, e la mancanza di elementi di segno positivo tali da giustificare una mitigazione della pena. Questa motivazione, secondo la Cassazione, è coerente, logica e non contraddittoria.

La Suprema Corte ha inoltre ricordato che, a seguito della riforma dell’art. 62-bis c.p., il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è più sufficiente per ottenere il beneficio. A maggior ragione, per negarlo, basta un congruo riferimento alla gravità dei fatti e all’assenza di altri fattori positivi. Il ricorso, non offrendo una valida confutazione di questi argomenti, ma limitandosi a riproporre una diversa lettura degli elementi, è stato giudicato incapace di disarticolare il costrutto argomentativo della sentenza d’appello.

Conclusioni

La sentenza n. 7141/2024 consolida un indirizzo chiaro: la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche è ampiamente discrezionale e, se la motivazione del giudice di merito è logica e adeguata, non è sindacabile in sede di legittimità. La gravità del reato e la mancanza di prove concrete di un percorso di resipiscenza o di altri elementi favorevoli sono ragioni sufficienti per giustificare un diniego. Per la difesa, ciò significa che non basta elencare elementi potenzialmente favorevoli, ma è necessario dimostrare come questi siano così rilevanti da rendere illogica o contraddittoria la decisione del giudice di negare il beneficio.

È sufficiente la gravità del fatto per negare le attenuanti generiche?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, un congruo riferimento alla gravità dei fatti e all’assenza di elementi di segno positivo è sufficiente per motivare il diniego della concessione delle attenuanti generiche.

Il giudice deve considerare tutti gli elementi a favore dell’imputato quando nega le attenuanti generiche?
No. La sentenza chiarisce che il giudice di merito non è obbligato a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma può limitarsi a motivare la sua decisione facendo riferimento a quelli che ritiene decisivi o comunque rilevanti.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione viene giudicato ‘aspecifico’?
Se il ricorso è ritenuto aspecifico, viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta che la Corte non esamina il merito della questione e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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