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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche e dell’attenuante del danno di speciale tenuità per un furto del valore di 190 euro. La Corte conferma che la valutazione negativa della personalità dell’imputato, basata su precedenti penali gravi, è un elemento sufficiente a giustificare il diniego delle attenuanti generiche, e che un danno di tale entità non è considerato ‘pressoché irrisorio’.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Personalità del Reo Prevale sul Danno Lieve

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno dei momenti di maggiore discrezionalità per il giudice penale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (n. 3278/2024) offre un’importante lezione su quali elementi possono legittimamente portare al diniego di questo beneficio, anche a fronte di un danno patrimoniale contenuto. Il caso analizzato riguarda un furto per un valore di circa 190 euro, ma la decisione si fonda su un’analisi molto più ampia che va oltre il mero dato economico.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato per furto, presentava ricorso in Cassazione lamentando il mancato riconoscimento da parte della Corte d’Appello di due importanti circostanze attenuanti: quella del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) e le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). L’imputato sosteneva che il valore dei beni sottratti, circa 190 euro, fosse di lieve entità e che la sua giovane età, unita a disagiate condizioni socio-economiche, avrebbe dovuto indurre i giudici a una valutazione più mite.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto tali richieste, motivando la sua decisione sulla base della non trascurabile offensività della condotta e, soprattutto, del profilo criminale dell’imputato, gravato da precedenti penali per reati molto gravi.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. Gli ermellini hanno ribadito che le argomentazioni del ricorrente miravano a una rivalutazione dei fatti, un’operazione preclusa in sede di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata logica, coerente e giuridicamente corretta, e pertanto non censurabile.

Le Motivazioni della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi principali che meritano un’analisi approfondita.

L’entità del danno e la speciale tenuità

In primo luogo, la Corte ha affrontato la questione del danno patrimoniale. Sebbene 190 euro possano sembrare una cifra modesta, i giudici hanno stabilito che non può essere qualificata come “pressoché irrisoria”, requisito indispensabile per l’applicazione dell’attenuante di cui all’art. 62, n. 4 c.p. La giurisprudenza costante, infatti, interpreta questa norma in modo restrittivo, richiedendo un pregiudizio economico veramente minimo. Inoltre, la Corte ha sottolineato che non si deve guardare solo al valore in sé, ma anche alla “complessiva offensività della condotta”, che nel caso di specie denotava un “non minimale coefficiente di callidità criminale”. In quest’ottica, anche l’immediata restituzione della merce al proprietario è stata ritenuta irrilevante.

La personalità del colpevole come elemento decisivo per le attenuanti generiche

Il punto cruciale della decisione riguarda il diniego delle attenuanti generiche. La Cassazione ha validato la scelta della Corte d’Appello di dare peso preponderante al vissuto criminale dell’imputato. Quest’ultimo, infatti, aveva condanne definitive per reati di notevole gravità, quali rapina, tentato omicidio e lesioni, oltre ad aver violato le misure cautelari nel procedimento in corso.

Richiamando consolidati principi giurisprudenziali, la Corte ha ricordato che, ai fini della concessione o esclusione delle attenuanti generiche, il giudice può legittimamente basare la sua decisione anche su un solo elemento tra quelli indicati dall’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere del colpevole). Se questo singolo elemento è ritenuto prevalente e sufficiente a motivare la decisione, non è necessario prendere in esame tutti gli altri. In questo caso, la personalità negativa del reo, desunta dai suoi precedenti, è stata considerata un fattore assorbente e decisivo, tale da superare ogni altra considerazione favorevole come la giovane età o le presunte difficoltà economiche.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio complesso che non si esaurisce nella sola analisi del fatto-reato. La storia criminale e la personalità dell’imputato assumono un ruolo centrale e possono legittimamente condurre al diniego del beneficio, anche quando il danno economico è contenuto. La decisione sottolinea l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel bilanciare i vari elementi a disposizione, purché la sua scelta sia supportata da una motivazione logica e coerente. Per gli operatori del diritto e i cittadini, ciò significa che non esistono automatismi: ogni caso viene valutato nella sua specificità, e il passato di un imputato può avere un peso determinante sul suo futuro processuale.

Un danno patrimoniale di 190 euro è considerato di ‘speciale tenuità’ ai fini dell’applicazione di un’attenuante?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che un valore di circa 190 euro, unito alla complessiva offensività della condotta, non è ritenuto ‘pressoché irrisorio’ e quindi non è sufficiente per integrare la circostanza attenuante del danno di speciale tenuità prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale.

Perché sono state negate le attenuanti generiche nonostante la giovane età dell’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate perché il giudice ha considerato prevalente la personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi gravi precedenti penali, che includevano condanne per rapina, tentato omicidio e lesioni. Questo elemento è stato ritenuto sufficiente a superare altre considerazioni potenzialmente favorevoli.

Il giudice può basare la sua decisione sulle attenuanti generiche su un solo elemento?
Sì, secondo la giurisprudenza costante richiamata nell’ordinanza, il giudice può legittimamente concedere o negare le attenuanti generiche basandosi anche su un solo elemento tra quelli previsti dall’art. 133 del codice penale (come la personalità del colpevole), qualora lo ritenga prevalente e decisivo per la sua valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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